Elezioni comunali a Napoli, Manfredi prende tempo dopo la direzione Pd: «Decido tra due giorni»

Elezioni comunali a Napoli, Manfredi prende tempo dopo la direzione Pd: «Decido tra due giorni»
di Luigi Roano
Sabato 15 Maggio 2021, 10:00 - Ultimo agg. 16 Maggio, 09:04
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Ci si aspettava che dalla direzione nazionale del Pd Enrico Letta, il segretario nazionale, desse un segnale sul caso Napoli, sull'alleanza con il M5S e soprattutto sul candidato: Gaetano Manfredi, ex ministro dem, o Roberto Fico il presidente della Camera in quota M5S? Invece dal segretario un gelido silenzio, il segnale che c'è ancora un grosso punto interrogativo sull'unica città dove Pd e pentastellati potrebbero andare assieme alle urne e dare corpo all'alleanza giallorossa che invece a Roma, Milano e Torino è naufragata in un mare di polemiche provocando un vero terremoto. Certo è che la prossima settimana dovrebbe essere quella decisiva. Tuttavia non significa che in questo weekend ci sarà immobilismo, anzi. L'ex ministro Manfredi è vicinissimo a prendere la sua decisione in un senso o nell'altro. 

Il pressing su Manfredi è totale e anche lui ha ben chiaro che temporeggiare è giusto se non si hanno le garanzie richieste, ma non bisogna troppo tirare la corda. Ai dem ma anche ai grillini serve una botta di entusiasmo, una iniezione di fiducia per scommettere sull'alleanza. E in effetti malgrado i silenzi di Letta il partito da Francesco Boccia, il responsabile enti locali, al vice di Letta Peppe Provenzano fino a Marco Sarracino, il segretario metropolitano del Pd, e naturalmente tutta l'ala che fa capo al governatore Vincenzo De Luca, stanno lavorando ai fianchi Manfredi. E l'impressione è che per tutti sia arrivato il momento del dentro o fuori. E Manfredi che in questa settimana è stato a Roma più volte, è tornato a Napoli e ha fatto sapere che si prenderà 48 ore cioè fino a lunedì per decidere assieme alla sua famiglia se accettare o meno la candidatura. Come finirà? È difficile dirlo. Però un paio di fatti sono accaduti nella direzione auspicata dall'ex rettore. Il primo è che la questione della norma salva-Comuni sta prendendo corpo. Dal tavolo romano con tutte le forze politiche presieduto dal viceministro grillino al Mef Laura Castelli arrivano segnali concreti.

Ci sarà la norma ponte - per superare la sentenza della Corte Costituzionale che ha bocciato lo spalma-debiti a 30 anni - per approvare il bilancio di previsione entro giugno e quindi se Luigi de Magistris avrà ancora una maggioranza potrebbe portarlo a casa. Un tema non secondario perché Manfredi non intende eventualmente andare a Palazzo San Giacomo e trovare un commissario liquidatore perché l'ente è in dissesto, così sarebbe impossibile governare. Ancora più concreto il segnale che viene dal tavolo su una norma strutturale per mettere ordine nelle finanze degli enti locali, con Napoli capofila, atteso che ha un debito di 2,7 miliardi, ed è un Municipio in predissesto. In questo caso lo Stato si accollerebbe la rinegoziazione dei mutui abbattendone gli interessi e poi dovrebbe prendere quota anche una misura con soldi cash. In virtù sempre della sentenza della Corte Costituzionale che ha chiaramente affermato non solo il principio del no allo spalma-debiti, ma anche quello di garantire ai Comuni quello che serve per dare servizi sufficienti ai cittadini. Un criterio utile per il fondo in costruzione da parte del Governo che nel riparto dovrà tenere conto della situazione socio-economica delle città indebitate. E Napoli, purtroppo, è al primo posto in questa speciale classifica e all'ultimo o quasi per reddito pro capite. Potrebbe avere dunque dallo Stato molti soldi. Questa una delle garanzie richieste da Manfredi per sciogliere la riserva. Non meno importante è però l'aspetto politico. Manfredi vuole capire se la costruenda alleanza con il M5S è vera, compatta e unita. Se tutti remano dalla stessa parte. Cosa significa? Aspetta segnali dal M5S e da Fico con il quale i contatti sono frequenti e il rapporto è buono. Per far nascere l'alleanza e la candidatura di Manfredi - questa la cifra politica della situazione - ci deve essere il passo indietro di Fico. Lo farà la terza carica dello Stato? Lo faranno i grillini? Il weekend sarà molto intenso e decisivo anche in casa pentastellata dove il presidente della Camera lo danno per vincente al primo turno in caso di candidatura. 

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Se non ci fosse accordo e il Pd accettasse Fico candidato i deluchiani già hanno in mente il piano alternativo: che partirebbe probabilmente già lunedì con una riunione tra tutti quelli che hanno formato la coalizione che ha portato De Luca al bis in Regione. Che chiederebbero subito di aprire una discussione con il Pd e soprattutto la imposterebbero sulla necessità di fare le primarie. Senza Manfredi in campo sarebbe caccia aperta al candidato deluchiano e qualche idea le truppe del governatore ce l'hanno già. 

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