Quirinale, grandi elettori Campania e timori Pd: «De Luca seguirà le strategie del partito?»

Quirinale, grandi elettori Campania e timori Pd: «De Luca seguirà le strategie del partito?»
di Dario De Martino
Venerdì 14 Gennaio 2022, 11:00 - Ultimo agg. 16:16
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L'elezione dei delegati campani per il voto al Quirinale porta con sé strascichi e polemiche. Prima del voto in Consiglio regionale era il centrodestra ad accusare la maggioranza deluchiana, e in particolare il Pd, di voler fare «l'inciucio» con il Movimento 5 Stelle per portare Valeria Ciarambino tra le grandi elettrici della Campania. Dopo il voto, con l'elezione della capogruppo di Forza Italia Annarita Patriarca, la situazione si è ribaltata. A denunciare l'accordo anomalo tra una parte della maggioranza e il centrodestra è proprio il Movimento 5 Stelle. L'affondo arriva dalla leader campana dei grillini, quella Valeria Ciarambino che, anche senza ammetterlo, un po' ci aveva sperato di poter andare a Roma per votare il presidente della Repubblica. «Trovo preoccupante che un pezzo della maggioranza deluchiana abbia votato a favore della capogruppo di Forza Italia, evidentemente scegliendo di rafforzare l'ipotesi di Berlusconi al Colle», le parole di Ciarambino a radio Crc. Insomma: l'accusa, nemmeno tanto velata, è diretta al centrosinistra che in Campania non riesce a tenere la linea dell'accordo nazionale tra Pd e M5S. Una coerenza rispetto alla linea nazionale, invece, che Ciarambino rivendica per il voto del suo gruppo che è finito al dem Gennaro Olivero, presidente del Consiglio regionale: «Abbiamo votato lui per non rischiare di mandare due berlusconiani a Roma. Sarebbe paradossale - dice ancora Ciarambino - se alla quarta votazione la candidatura di Berlusconi passasse per un solo voto, quello dato martedì dalla maggioranza di centrosinistra». 

La realtà è che il voto del Consiglio campano fotografa bene il quadro dell'assise regionale che ha dinamiche assai diverse da quelle romane. La maggioranza che ha portato alla rielezione di Vincenzo De Luca, infatti, è sì a guida Pd ma ha una componente centrista e moderata che quando si unisce su un unico fronte è capace di condizionare le scelte del governo regionale e di mettere all'angolo i dem. Ed è proprio quello che è accaduto nella riunione del Consiglio regionale di martedì scorso. I centristi hanno prima cercato di ottenere per un loro esponente un ticket per Roma al posto del dem Oliviero. Poi, verificando al tavolo delle trattative che la strada era sbarrata, hanno preferito puntare sul centrodestra anziché su un grillino come avrebbe voluto il Pd. D'altronde, l'alleanza tra dem e M5S è malvista dai centristi che finirebbero per essere schiacciati da un accordo strutturale Pd-grillini. Gli stessi dem, vista la situazione, hanno sacrificato l'ipotesi Ciarambino per non rischiare la beffa di veder sconfitto il loro esponente Oliviero. Si è arrivati così al voto su Annarita Patriarca che probabilmente non dispiace nemmeno a De Luca. Il rapporto del governatore con il Movimento 5 Stelle non è mai stato idilliaco. D'altronde se dall'ex sindaco di Salerno è arrivato un veto, questo è stato sul nome di Stefano Caldoro e non certo sul centrodestra in generale.

E poi al mondo centrista che ha preferito la capogruppo di Fi alla leader grillina, De Luca deve tanto del suo successo elettorale e i moderati hanno un peso importante nella maggioranza in Consiglio regionale.

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È proprio questo tipo di maggioranza non troppo sbilanciata sul Pd che permette al governatore di assumere così spesso posizioni lontane dalla linea nazionale dei dem. E sono proprio quelle posizioni che alimentano in casa Pd qualche timore rispetto alle scelte del governatore una volta arrivato a Roma. Gli ultimi attacchi a Draghi, in questo senso, non hanno certo aiutato a rasserenare i vertici nazionali dem nell'avere certezze. De Luca, ma anche Oliviero, seguiranno la linea nazionale del Pd per l'elezione del Colle? A sentire alcuni esponenti campani dei dem il dubbio serpeggia. E nella lotta voto su voto per il Quirinale, ogni perplessità è un rischio molto alto per gli accordi tra i partiti. 

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