Sondaggi politici, Campania spaccata: il centrosinistra tiene a Napoli

Sondaggi politici, Campania spaccata: il centrosinistra tiene a Napoli
di Generoso Picone
Venerdì 5 Agosto 2022, 07:00 - Ultimo agg. 17:25
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L'effetto Calenda. Il M5S pare intercettare lo scontento che in una fetta dell'elettorato del Pd è maturato dopo l'intesa tra il segretario Enrico Letta e il leader di Azione, Carlo Calenda, recuperando a sinistra. Certo: non si tratta di cifre particolarmente consistenti né di una sensibile inversione di tendenza, ma se a livello nazionale l'incremento nelle intenzioni di voto è dell'1 per cento, con un dato complessivo dell'11, in Campania, in Puglia e in Sicilia raggiunge un significativo 12-15. «Si tratta di consensi sottratti al Pd - spiega Antonio Noto, che con la sua Noto Sondaggi misura stabilmente le oscillazioni del voto verso l'appuntamento del 24 settembre - che vanno a collocare il movimento di Giuseppe Conte in uno spazio a sinistra dei Democrat, come riferimento per tutti coloro in disaccordo con il patto sancito con i centristi». Facendo guadagnare al M5S un ruolo comunque importante soprattutto in Campania, dove le ultime rilevazioni danno il centrosinistra in vantaggio sul totale regionale: primo nella circoscrizione Campania 1, che comprende Napoli e la provincia, mentre il centrodestra è più avanti in Campania 2, che racchiude tutto il resto del territorio. «Per poco, ma è così. La regione insomma è sostanzialmente divisa in due e la percentuale dei cinquestelle potrebbe avere un ruolo determinante». 

Sondaggi complicati in una campagna elettorale che, ancor prima di cominciare, già appare caratterizzata da toni accesi e temperatura politica alta. Anomala, insomma, e tale da rendere complicato intercettare gli orientamenti, ancora volubilmente agostani. L'ultima rilevazione di Noto Sondaggi dà in Italia il centrodestra al 49 per cento, con Fratelli d'Italia primo partito al 24: rispetto a oltre un mese fa il partito di Giorgia Meloni registra un +2, Noi con l'Italia un +0,5, e Coraggio Italia il +1, l'Udc allo 0,5 e un calo di un punto per Lega e Forza Italia, ora rispettivamente al 13 e al 7 per cento. Questa coalizione avanzerebbe deIl'1,5 per cento: la quota che perde il centrosinistra, attestato al 30,5 con un decremento dell'1,5 addebitabile soprattutto al Pd che cede un punto e si attesta al 20 per cento, Azione al 7 con un 1,5 in più, la lista Verdi-Sinistra Italiana all'1 (-1,5), Italia Viva che arretra di mezzo punto e conta il 3 per cento, Insieme per il Futuro al 2,5 con un calo dello 0,5. Se rimane ferma Italia al Centro di Giovanni Toti, all'1,5 ma con una valutazione che la porta verso il centrodestra, il terzo polo ha un 16 per cento di intenzioni di voto: l'11 al M5S (+1 per cento), 2,5 allo stazionario Italexit, un altro 2,5 al resto delle formazioni.

Insomma, i poli in campo al momento restano almeno tre non ricordando che il quarto, quello degli astenuti, continua a essere quantitativamente il maggiore e non ci sono segnali di radicalizzazione di sorta. «Se intendiamo il ricorso al cosiddetto voto utile - spiega Noto - questa scelta potrebbe iniziare a maturare soltanto dopo il 21 agosto, quando la campagna elettorale verrà aperta ufficialmente.

Oggi non raccoglie un grande convincimento. Il quadro si articola in questo modo e dalle posizioni emerse nei partiti non credo che possa mutare più di tanto. Con questo scenario mi pare improponibile una battaglia uno contro uno». 

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Insomma, il campo largo immaginato in una prima fase dal Pd è definitivamente da archiviare? «La scelta dell'intesa tra Letta e Calenda ha consegnato al M5S lo spazio a sinistra. L'eventuale eventuale accordo tra Giuseppe Conte e Nicola Fratoianni, tra cinquestelle e Sinistra italiana, non avrebbe una grande rilevanza quantitativa, ma un valore simbolico che potrebbe accentuare questa collocazione dei grillini. Dopo le elezioni si tireranno le somme e si ragionerà sull'impatto politico che le alleanze elettorali avranno prodotto. Come del resto avvenne nel 2013 e nel 2018». 

Intanto in Campania il M5S, pur subendo un fortissimo ridimensionamento rispetto allo straordinario risultato di quattro anni fa, difende un 12-15 per cento di intenzioni di voto. Nonostante, per esempio la fuoriuscita di Luigi Di Maio. «Queste elezioni, nel sistema del Rosatellum, premieranno i leader nazionali, non quelli locali. sottolinea Noto Varranno, cioè, soprattutto le figure di Giorgia Meloni, Enrico Letta o Giuseppe Conte. Né, per quanto riguarda le previsioni di voto a favore di Azione, avrà un peso determinante la presenza di Mara Carfagna al fianco di Calenda. Per ora nelle intenzioni degli elettori prevale la logica dello schieramento che riconduce alle personalità apicali a livello nazionale. Comunque, siamo appena agli inizi». 

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