Giornata piena e intensa quella di ieri a Palazzo Partanna per il presidente degli industriali napoletani Maurizio Manfellotto chiusasi con l'assemblea straordinaria dove il presidente - molto vicino ad Antonio D'Amato - ha fatto un bilancio di questo 2021 evidenziando alcuni exploit dell'Unione. E quello di cui va più orgoglioso è l'allargamento e l'espansione dell'Unione: «Nel 2021 l'Unione Industriali Napoli ha segnato un record di nuove iscrizioni: ben 131. Si tratta di un numero di iscrizioni superiore del 155% a quello medio di nuove associate nell'arco di tempo 2012-2020, che non supera le 51 unità». Manfellotto non perde di vista l'attualità più stringente. Non era - infatti - all'ordine del giorno il caso dell'associazione Est(ra)Moenia fondata da Ambrogio Prezioso che sta facendo sussultare il mondo dell'Unione industriale napoletana spaccata come mai è successo prima. Ma il presidente, pur non entrando nel dettaglio dei provvedimenti disciplinari inviati attraverso i probiviri a chi ha aderito all'associazione di Prezioso, spiega il perché di questa scelta così radicale: i progetti presentati da Prezioso sono un doppione di quelli già varati da Naplest. Il presidente è Marilù Faraone Mennella, moglie di D'Amato. Manfellotto parte da lontano: «Nella prospettiva del Pnrr - racconta - l'Unione si è adoperata per mettere in campo una progettualità di qualità, mirata ed efficace, e soprattutto con una robusta visione sistemica, in raccordo con due fondamentali organismi: la Fondazione Mezzogiorno e il Campania Digital Innovation Hub».
Ci avviciniamo all'area orientale della città e Manfellotto è molto più circostanziato: «La Fondazione Mezzogiorno, con l'adesione e il sostegno dell'Unione Industriali che ne è socio fondatore, sulla base di un ampio lavoro di alcuni anni dell'Associazione Naplest et Pompei, condiviso con le amministrazioni locali e rielaborato in ottica Pnrr, ha presentato e promosso, congiuntamente con quest'ultima, presso il Governo il Progetto di Sistema e di Comunità denominato Green del valore complessivo di circa 8,5 miliardi, per il territorio da Napoli Est a Castellammare.
Manfellotto ritiene che le nuove adesioni diano la misura «della ritrovata capacità di attrazione esercitata dall'Unione» e traccia un quadro che riguarda gli ultimi 10 anni: «Alla fine del 2010 le aziende iscritte all'Unione Industriali Napoli erano oltre mille». Quando a fine ottobre 2020 è iniziato il mandato di «Manfellotto si erano ridotte a circa 600, di cui un 25% cessate di fatto o storicamente morose. Ora l'Unione Industriali può contare su circa 700 imprese, la quasi totalità delle quali in regola con i dettami statutari». Insomma, Manfellotto è soddisfatto di questo suo percorso e sottolinea quale è stata la sua strategia: «Al di là della forte ripresa delle iscrizioni, l'Unione Industriali ha puntato fortemente sul consolidamento ed efficientamento dei servizi agli associati, varando una nuova mappa dei servizi e sull'innovazione». Il secondo step è stato «la ricerca di una maggiore efficienza gestionale e valorizzazione del patrimonio immobiliare». Manfellotto rivendica una Unione «più aperta» verso l'esterno e anche qui fa parlare i numeri: «I riscontri positivi sono stati evidenti e segnalati tra l'altro, a ogni passaggio elettivo, da un forte aumento di partecipazione degli iscritti. Da un quorum di appena il 33% raggiunto per l'Assemblea elettiva del 2018 si è passati al 57% di quella del giugno 2021 e al 67% di quella del Gruppo Piccola Industria, svoltasi a luglio».