Le Universiadi di De Luca: «Sfida vinta senza aiuti da Coni e governo, ora a testa alta davanti agli occhi del mondo»

Le Universiadi di De Luca: «Sfida vinta senza aiuti da Coni e governo, ora a testa alta davanti agli occhi del mondo»
di Pino Taormina
Lunedì 1 Luglio 2019, 07:00 - Ultimo agg. 14:19
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Inviato a Ravello

«È l'occasione che può trasmettere di Napoli e della Campania un'altra immagine nel mondo. Ed è un'occasione che noi non perderemo». Il governatore Vincenzo De Luca ha gli occhi che brillano: tra due giorni partono le Universiadi e lui qui da Ravello, alla prima del Festival 2019, fa il punto a poche ore dalla cerimonia inaugurale.

Possiamo definire le Universiadi una grande scommessa organizzativa già vinta?
«Sotto il profilo amministrativo e quello dell'impiantistica il nostro è stato un miracolo. I bilanci li farò dopo l'ultimo minuto dell'ultimo gara. Ma il nostro atto di follia ha prodotto risultati entusiasmanti tenendo conto che siamo partiti con due anni di ritardo, dopo la rinuncia del Brasile. 70 impianti in tutta la Regione sono stati al centro di interventi. Non solo a Napoli, ovunque c'è stato un fermento che riempe d'orgoglio tutti coloro che hanno lavorato per questo evento».
 
Perché il Coni, ma anche il governo, vi hanno lasciati da soli?
«Perché nessuno fa mai regali quando c'è da investire risorse, e questo in modo particolare al Sud. Ma c'è pure un altro unicum: questa è l'unica Universiade retta solo da risorse pubbliche, in questo caso la Regione. In altre edizioni, i canali finanziari sono stati molteplici. Ma sono geneticamente refrattario alla lamentazione, sono abituato a contare solo sulle mie forze quindi sono soddisfatto. La sfida è stata rischiosa, ma ci presentiamo a testa alta agli occhi del mondo».

Eppure quando c'è stato da sostenere con forza la candidatura olimpica prima per Milano-Cortina c'è stata una maxi-mobilitazione.
«La chiusura del Coni nei nostri confronti è stata totale: questo è un evento di sport puro, amatoriale vero. Le Olimpiadi hanno una forte connotazione imprenditoriale che l'Universiade non ha. Forse per questo c'è stata un'attenzione differente. Noi abbiamo gestito in maniera autonoma anche i servizi. Coni Servizi probabilmente di non poter reggere la sfida».

È un evento che mobilita migliaia di persone.
«C'è una partecipazione emozionante: ragazzi delle Università, delle federazioni sportive, delle associazioni, della protezione Civile, associazioni canine: l'entusiasmo cresce giorno dopo giorno. La complessità dell'evento è assurda: i tempi dei lavori, dei collaudi, della sicurezza, delle forniture. Gli impianti sono presidiati da giorni, ottomila atleti in arrivo che rappresentano 128 Paesi: è tutto straordinario».

Giorno dopo giorno lei ha visitato gli impianti, ristrutturati. Quali l'hanno colpita per bellezza?
«Il San Paolo, che ha cambiato volto, darà un effetto scenografico sensazionale. Ma una sfida grande è stata il PalaVesuvio. Ma anche il Collana ora è uno spettacolo. C'è stato un salto nella qualità urbana con questi interventi, grazie a questa Universiade siamo diventati un territorio di livello superiore. Noi siamo fieri di tutto questo».

Cosa succederà dopo a questi gioielli dopo le Universiadi?
«È la mia grande preoccupazione. Investire 150 milioni e immaginare che tutto possa tornare nel degrado mi fa star male. Molti comuni possono garantire la manutenzione. Ma gli altri? La cura e la manutenzione degli impianti è il nodo perché se restano inutilizzati per tre o quattro mesi salta tutto».

Quindi?
«Serve un incontro con tutte le amministrazioni e fare un discorso di verità. Le strade sono tre: gestione diretta e garantita del pubblico. La seconda via è quella di un bando pubblico per una gestione pubblica/privata e poi la terza opzione, l'extrema ratio, ovvero pensare a un ragionamento con il mondo dello sport e impegnare l'Aru, renderla una struttura di servizi per la manutenzione e la gestione degli impianti. Potremmo immagine una Aru Servizi ma è solo una scelta della disperazione».

Di cosa va più fiero?
«È stata una scelta coraggiosa, superiore alle nostre forze. Ma era troppo importante. Perché un grande evento internazionale è occasione di pace e di dialogo tra giovani di Paesi talvolta in guerra tra di loro. Ma è anche occasione turistica unica per Napoli e per tutta la Regione: è tutto pieno negli alberghi con il 40 per cento degli occupanti che ha comunicato che resterà pure quando le gara saranno finite. Ma ora bisogna creare un grande movimento sportivo-giovanile che sta già muovendo i primi passi. Senza dimenticare che abbiamo finanziato le parrocchie, gli oratori, le strutture di incontro per i ragazzi. Questi giochi sono una rivoluzione per il mondo giovanile. Non c'è nessuna regione che ha fatto quello che abbiamo fatto noi in Campania. È una rivoluzione».

Chi erano i suoi idoli sportivi?
«Berruti a Roma nel 1960 è stato come un lampo. Ma negli occhi ho anche il record di Mennea alle Universiadi del 1979. Ma anche Benvenuti mi ha incantato. E poi i grandi del calcio: non solo Pelé e Maradona, ma essendo un trapattoniano incallito, io sono per i muri e non per il bel gioco, ho adorato calciatori come Benetti e Gentile: la marcatura su Maradona a Spagna 82 è un'immagine indimenticabile. Come fare un gol al 91', in contropiede, dopo aver fatto solo il catenaccio. Cosa c'è di più bello?»

Che Universiadi saranno?
«I giochi di tutti, un momento straordinario per attirare altri investimenti. Se daremo prova di efficienza siamo pronti a nuovi grandi eventi. Se saremo bravi sarà grande occasione di promozione turistica ed economica».
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