Verso Sud, la «scossa» di Sorrento: venerdì forum con Mattarella e Draghi

Verso Sud, la «scossa» di Sorrento: venerdì forum con Mattarella e Draghi
di Nando Santonastaso
Mercoledì 11 Maggio 2022, 09:00
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Il Mezzogiorno come opportunità, non più come problema. E dunque necessario non solo a sé ma a tutto il Paese. L'asse portante del meeting Verso Sud, voluto dal ministro per il Sud e la Coesione territoriale Mara Carfagna con il supporto di The European House-Ambrosetti, è questo. Non è una verità in sé nuova, tutt'altro. È piuttosto la conferma di un orientamento soprattutto politico che ha trovato conferma nel Pnrr, al di là dei dubbi normativi e procedurali ad esso legati e non ancora del tutto superati. Il Mezzogiorno che deve far ripartire l'Italia è un cardine della strategia europea per ridurre le disuguaglianze all'interno degli Stati membri e, nel nostro caso, recuperare il clamoroso, assurdo ritardo del Meridione, l'area regionale più arretrata di tutta l'Europa. Si spiega così la presenza all'evento delle massime cariche dello Stato, dal Presidente della Repubblica Sergio Mattarella al premier Mario Draghi. Stavolta, peraltro, c'è una ragione in più, tremendamente attuale, che spinge a sostenere il rilancio, la crescita e lo sviluppo del Mezzogiorno come impegno e priorità nazionali.

La guerra in Ucraina ha reso inevitabile l'apertura della nuova politica energetica italiana ai Paesi produttori di gas dell'altra sponda del Mediterraneo, Algeria in testa, rilanciando il tema della cooperazione euromediterranea senza più equivoci e tentennamenti. Ne parla da almeno 20 anni, troppo spesso inascoltato, un economista scomodo come Adrano Giannola, presidente della Svimez, spiegando che un'area come il Sud ha ben ragione di essere il ponte privilegiato addirittura dell'Europa per gli scambi commerciali con i Paesi dell'Africa mediterranea.

Se n'era accorta negli ultimi tempi anche Angela Merkel, convinta che la strada ad Est (non a caso) non sarebbe stata più percorribile come in passato e che, al contrario, i destini europei si sarebbero giocati sempre di più sul Mediterraneo, ancorché in un regime di concorrenza reso ancora più complicato dalla crescente presenza cinese. 

«Pur coprendo il Mar Mediterraneo soltanto l'1% della superficie dei mari mondiale - si legge nel Libro bianco che sarà presentato venerdì da Ambrosetti, contenente 10 idee per il Mezzogiorno - i Paesi del Mediterraneo Allargato (in tutto 45) accolgono il 15,5% della popolazione globale e il 14,5% del PIL. Il Mar Mediterraneo è, inoltre, punto d'incontro di 4 grandi aree geoeconomiche: l'African Continental Free Trade Area (AfCTA), l'Unione Europea, il North American Free Trade Agree-ment (NAFTA) e il Regional Comprehensive Economic Partnership (RCEP)». Più chiaro di così. 

I numeri, è noto, vanno sempre presi con il beneficio d'inventario e non si può dimenticare che quelli relativi al Mezzogiorno si fa spesso fatica a trovarli, almeno a livello di statistica ufficiale. Lo studio di Ambrosetti però coglie nel segno quando spiega che molti racconti, anche strumentali, sui nodi irrisolti del Sud sono in realtà forzati nella loro accezione totalmente negativa. Non è sicuramente il caso dell'occupazione, rimasta 20 punti indietro rispetto al Nord, con ben quattro regioni meridionali sullo stesso piano della lontanissima Guyana francese. Ma non sempre è il Sud quello che sta peggio, scrive il Libro bianco, spiegando che per appurarlo è stata condotta un'analisi su 20 indicatori di performance di 42 Paesi e 20 Regioni su un orizzonte di 10 anni per un totale di oltre 13.600 informazioni censite. È emerso che «il Sud Italia si posiziona nelle ultime 6 posizioni in 2 soli casi (investimenti sul PIL, tasso di crescita della popolazione al 2050), mentre è nelle prime 6 posizioni per 7 indicatori (natalità delle imprese, energia rinnovabile, produzione di gas e petrolio, import di energia elettrica, variazione dei consumi energetici, export high-tech, medici per 1.000 abitanti)». Insomma «nel complesso, la classifica restituisce un'immagine più attrattiva del Sud Italia di quella generalmente conosciuta e diffusa, proprio in virtù di un cambio di paradigma, che considera questo territorio con riferimento all'area del Mediterraneo e del Mediterraneo Allargato, anziché compararlo all'UE o considerare le singole regioni che lo compongono in un quadro nazionale». 

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È una chiave di lettura che può costruire una narrazione diversa dal passato senza però dimenticare che proprio su alcuni di questi asset strategici, come le fonti rinnovabili, il Sud ha bisogno di uno scatto: non basta possedere l'energia solare ed eolica almeno potenzialmente maggiore del Paese, bisogna tradurla in investimenti pubblici e privati, trasformarla cioè in energia fruibile da tutti. Ma, guarda caso, è proprio la voce investimenti a mantenere il divario sui livelli di sempre. Negli ultimi 15 anni il calo senza precedenti degli investimenti pubblici ha paralizzato un'area di 20 milioni di abitanti, rendendo i diritti essenziali una chimera. Ripartire da qui, e quindi dal meeting di Sorrento, è decisamente inevitabile. 

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