Molinari, 60 storie per capire la terza repbblica a Napoli città libro

Molinari, 60 storie per capire la terza repbblica a Napoli città libro
Venerdì 25 Maggio 2018, 15:02
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Un viaggio in Italia lungo 60 giorni significativi, dal 4 gennaio al 4 marzo, nell'avvicinamento alle elezioni politiche per «provare a fare un ritratto del Paese semplice con i volti di cittadini che messi insieme sperano in qualcosa che non succede. Sono storie di successi e insuccessi, di rabbia e di passione, di odio e amore. È l'Italia che il 4 marzo marzo ha scelto di svoltare». Così Gianni Molinari, capo cronista del quotidiano Il Mattino, presenta il suo libro «Italia 2018, 60 storie per capire la terza repbblica» (Guida Editore, 10 euro), nell'ambito del salone Napoli Città Libro. Un volume nato dalle storie che lo stesso Molinri ha raccontato giorno per giorno su www.Italia2018.com, costruito come «un racconto - spiega l'autore - fatto ad altezza uomo con le storie che descrivono un Paese che ha fatto reset e da cui emerge un'Italia che va per i fatti suoi, un'Italia di passione ma anche disistima che la rendono lontano dalla sua rappresentazione politica. Racconti fatti sul marciapiede perché bisogna riconoscere il Paese reale dalle piccole cose e si comincia dai marciapiedi».

Tante le storie narrate, da un ex detenuto che fa la spola tra i centri di prima accoglienza nelle Marche e non ha soldi per i biglietti dei treni, fino all'operaio che fisicamente ha spento l'altoforno 4 di Piombino.
Un percorso scandito da una campagna elettorale che, ricorda Molinari «dal 1994 si trasforma puntalmente in un
«ok corral», diventando 'la peggiore della storià. Il voto sembra diventato una grande resa dei conti tra aree geografiche del paese, tra classi sociali, tra categorie economiche e, naturalmente, tra capibanda». Ne viene fuori un racconto realissimo di un'Italia che «pare - conclude il giornalista - irriformabile, immutabile, sembra vivere in un compiaciuto guardare se stessa. Perché culturalmente è rimasta agli anni della Guerra Fredda, quando l'appartenenza a un blocco e l'adesione alle ideologie assicurava dividendi per tutti senza badare a efficienza e risultati. Nonostante ciò resta la seconda potenza industriale del vecchio Continente, è l'unico Paese che è passato dal deficit al surplus commerciale, è stata capace di affrontare in splendida solitudine il flusso delle imponenti migrazioni dall'Africa». 
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