«Un mese senza la nostra Lidija e l'Inail nega l'indennizzo ai figli»

«Un mese senza la nostra Lidija e l'Inail nega l'indennizzo ai figli»
Angela Pederivadi Angela Pederiva
Venerdì 8 Luglio 2022, 14:15 - Ultimo agg. 19:46
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VICENZA - Un mese senza Lidija (e senza Gabriela). Era l'8 giugno quando a Vicenza la 42enne Miljkovic veniva uccisa dall'ex marito Zlatan Vasiljevic, che poco prima aveva ammazzato anche la 46enne Serrano e poco dopo si era tolto la vita: due femminicidi e un suicidio su cui è ancora aperta l'inchiesta coordinata dalla Procura, determinata a fare luce su eventuali complici dell'assassino nel reperimento delle pistole e delle bombe utilizzate nel massacro. Nel frattempo in queste quattro settimane le famiglie delle vittime hanno dovuto confrontarsi non solo con il dolore del lutto, ma anche con il gelo della burocrazia: «Nessun indennizzo dall'Inail per i figli, la mia compagna è morta mentre andava al lavoro però i delitti passionali non vengono riconosciuti come causa di infortunio in itinere», rivela Daniele Mondello, l'uomo con cui la donna di origine bosniaca e i suoi due ragazzi avevano finalmente ritrovato la serenità dopo un decennio di maltrattamenti.


L'AMAREZZA
Non c'è rabbia nella voce di Mondello: la risposta dell'Istituto nazionale per l'assicurazione contro gli infortuni sul lavoro è suffragata dai riferimenti normativi, già citati dalla Cassazione per affermare che un femminicidio è un «rischio che riguarda la vita personale», dunque non tocca la sfera professionale.

Ma le sue parole grondano amarezza. «Dopo l'iniziale periodo di incredulità confida ora comincio davvero a realizzare che Lidija non c'è più e capisco veramente quanto dura è stata per lei. Si è ritrovata tutti contro: quando presentava le denunce, non le credevano; quando faceva i colloqui con le assistenti sociali, finivano per essere messi in dubbio i suoi comportamenti; quando il suo caso veniva esaminato, i magistrati mandavano avanti la pratica senza capire quanto grave fosse la situazione. Per i reati da codice rosso servirebbe una sensibilità professionale particolare, che a mio avviso qua è tragicamente mancata. Nessuno si è reso conto di quanta paura avesse Lidija, per i suoi figli e per sé, tutte le volte in cui veniva minacciata».


L'INGIUSTIZIA
Da questo punto di vista la lettera dell'Inail viene vissuta come l'ultimo schiaffo: sarà anche la legge, ma nei familiari della vittima resta un senso di ingiustizia. Il killer è morto, lasciando in eredità solo un'abitazione per cui non pagava le rate del mutuo, tanto che ora è pendente una procedura di esecuzione immobiliare, destinata a culminare in un'asta a beneficio del credito vantato dalla banca. Assistiti dagli avvocati Stefano Peron e Ilaria Marini, ora i Miljkovic stanno valutando la richiesta di accesso al Fondo per gli orfani di crimini domestici e violenza di genere, che prevede le borse di studio, i contributi per l'inserimento al lavoro e un assegno alle famiglie affidatarie. A questo proposito, proprio oggi sarà depositata una memoria al giudice tutelare Silvia Rossaro, che il 19 luglio dovrà pronunciarsi sulla nomina del tutore dei due figli minorenni di Lidija. Verosimilmente si tratterà della nonna materna Gordana, una pensionata che vive a Schio e che era già stata indicata in via provvisoria, ma con la possibilità per Daniele di mantenere il forte legame di affetto con i ragazzi, anche per consentire loro di continuare a frequentare la scuola e gli amici a Vicenza.


LA CASA
Del resto già da due anni gli adolescenti vivevano con la mamma e il suo compagno. Una nuova famiglia che per il 30 giugno aveva fissato l'inizio di un nuovo capitolo, come ha scritto quel giorno Mondello su Facebook, rivolgendosi idealmente al suo amore: «Oggi saremmo dovuti entrare nel nuovo appartamento, ma qualcuno ha deciso di aprirti le porte di una nuova casa. Spero sia bella come la volevi tu». Il compagno e i figli parlano continuamente di lei: «Tutti i giorni i ragazzi vanno a trovarla al cimitero, dove è sepolta. E tutti i giorni io vado a parlarle in via Vigolo, dove è stata uccisa. Non so perché, ma solo lì riesco a piangere, a chiederle consigli su come fare ad andare avanti senza di lei... È tanto dura, è difficile vivere sapendo che lei non c'è più».


LO STRAZIO
Uno strazio che vivono anche le due figlie di Gabriela Serrano, la donna di origine venezuelana che abitava a Rubano e che è a sua volta incappata nella brutale violenza di Vasiljevic. Quest'ultimo figura ancora come imputato nel processo per lesioni ai danni di Lidija, di suo padre Dragan e di suo fratello Nemanja. La prima udienza è fissata per settembre, quando il procedimento sarà dichiarato estinto per morte del reo, assassino e suicida.
 

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