Coronavirus in Campania, i gestori dei lidi: «Plexiglass in spiaggia? Qui è irrealizzabile»

Coronavirus in Campania, i gestori dei lidi: «Plexiglass in spiaggia? Qui è irrealizzabile»
di Valentino Di Giacomo
Mercoledì 15 Aprile 2020, 00:00 - Ultimo agg. 13:44
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Ombrelloni a distanza di sicurezza, mascherine, sanificazione. «Noi siamo pronti, ma diteci se possiamo aprire e cosa fare per metterci in regola». I gestori dei lidi fanno appello al governo in vista dell’estate sempre più vicina. Regole certe per accogliere la clientela in spiaggia ai tempi del Coronavirus. 

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Complesso ipotizzare misure di sicurezza identiche per ogni genere di spiaggia. Solo in Campania si passa dagli enormi lidi, con grandi spazi a disposizione, a piccole insenature dove è possibile ospitare solo pochi lettini e ombrelloni. Poi c’è il problema delle scogliere senza controlli come a Marechiaro o alla Gaiola e delle spiagge libere. Sono meno preoccupati per regolamentare gli ingressi i gestori dei lidi a Nord di Napoli e del basso Casertano, che si estendono da Varcaturo fino a Mondragone, e altrettanto quelli del Cilento. Più complessa è la situazione sulle isole. Tutti sono però consapevoli che la prossima estate, se i lidi riapriranno, non sarà come quelle passate. Gli stabilimenti saranno costretti a ridurre la propria offerta dal 30 all’80. Ombrelloni e lettini dovranno essere posti a distanza di almeno due metri l’uno dall’altro e poi bisognerà predisporre tanti accorgimenti come la sanificazione continua di bagni e docce o, per bar e ristorazione, servire con materiali monouso. Per evitare calche e assembramenti si prevede di consentire l’ingresso solo su prenotazione. Un decalogo da scrivere in fretta per consentire a gestori e clienti di organizzarsi per tempo e far ripartire almeno l’indotto del turismo.

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«Noi – racconta Riccardo Scarselli, proprietario del celebre lido Bikini di Vico Equense – siamo certi che anche il presidente De Luca mostrerà attenzione a questo problema che incide così tanto sulla nostra economia». In queste ore si sta cercando di avviare una conferenza dei servizi per mettere a punto delle comuni norme di comportamento. «Magari – spiega Scarselli – una mano potrà darcela proprio il mare, le persone avranno più difficoltà a contrarre il virus o contagiare gli altri». È la stessa speranza dei gestori degli stabilimenti di Bacoli, come il Beach Brothers di Miseno, dove il proprietario Guglielmo Veca chiede che almeno venga concesso di approntare i primi interventi di manutenzione della spiaggia come consentito in Emilia-Romagna e Liguria. «Per mettere in funzione un lido – spiega Veca – serve almeno un mese». Tutti i gestori sono però concordi che l’idea di recintare lettini e ombrelloni con pannelli in plexiglass – come proposto da qualche azienda – sia irrealizzabile.

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A Capri molti lidi sono stati danneggiati dalle mareggiate dei mesi scorsi, ma non hanno ricevuto autorizzazioni per effettuare i lavori di ristrutturazione. «Abbiamo avuto danni seri – racconta Chiara Iacono della Canzone del Mare – potremmo non riaprire». Quattro dipendenti del lido caprese sono già stati messi in cassa integrazione. Fiducioso invece Mario Gargiulo del lido Fontelina. «La nostra spiaggia – spiega il gestore caprese – è divisa per terrazzamenti, potremmo essere agevolati per i distanziamenti. Dei nostri 40 dipendenti non abbiamo mandato a casa nessuno». Pronto a partire anche Nello D’Esposito del Lido del Faro: «La stagione è andata, ma possiamo recuperare qualcosa nonostante quest’anno a Capri non aspettiamo tanti turisti stranieri che di solito frequentano l’isola». Complessa la situazione sulla costa del Salernitano, 200 chilometri di mare, da Positano a Sapri. A Maiori, ad esempio, le piccole spiagge – come spiega Antonio Civale del Lido Santa Rita – dovranno fare i conti «con i costi-benefici dell’aprire oppure no se bisognerà tenere i lettini a distanza». «Una bomba ad orologeria per la nostra economia – spiega Raffaele Esposito di Confesercenti Salerno – perché se non riaprono le spiagge tanti lavoratori resteranno a casa. Abbiamo scritto diverse lettere alla Regione».
 

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