Perché ora serve una cura-choc per l'economia

di Bruno Vespa
Sabato 29 Febbraio 2020, 00:00 - Ultimo agg. 08:04
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Quando il Coronavirus inginocchiò la Cina, dissi ai miei colleghi: speriamo che non arrivi qui, altrimenti sarà il caos. Fummo gli ultimi a mangiare insalata dopo Chernobyl. Gli ultimi a toccare una bistecca dopo la “mucca pazza”, gli ultimi a masticare carne di pollo dopo l’emergenza Aviaria.

Siamo un popolo strano: forti e solidali davanti a una guerra e a un terremoto, ci consegniamo al panico ben oltre il necessario in altre situazioni. È infetto lo 0.05 del territorio nazionale, lo 0.5 della Lombardia, lo 0.2 del Veneto. Le persone in quarantena sono lo 0.089 della popolazione italiana. Eppure l’Italia si è fermata come non è mai avvenuto nell’era moderna. Treni e ristoranti così vuoti non s’erano visti nemmeno durante la guerra. Gli stranieri ci guardano e dicono: se non si fidano loro… Avremo perciò ricadute economiche più spaventose della peggiore crisi finanziaria. 

Da lunedì misureremo la capacità di reazione delle regioni colpite. Milano e la Lombardia ripartiranno più lentamente, il Veneto ha fretta di normalità immediata. Per il governo si annuncia in ogni caso il momento della verità. Affrontare un’emergenza del genere è un compito tremendo. Il presidente Conte è stato accusato di atteggiamenti ondeggianti: prima poco prudenti, poi troppo. 

Ma i veri problemi debbono ancora arrivare. Quale politica economica d’emergenza sarà adottata dinanzi alla crisi peggiore che abbiamo mai incontrato? L’ultimo trimestre del 2019 è stato negativo e anche senza il Covid 19 ci si chiedeva quali provvedimenti choc sarebbe stato in grado di prendere il governo. Adesso tutto è moltiplicato. Nel novembre del 2011 Mario Monti fece ingoiare ai partiti e ai sindacati cose impensabili, come la riforma delle pensioni per decreto legge. Adesso il gabinetto Conte non potrà cavarsela con il rinvio delle scadenze fiscali per le zone colpite. Ci servono provvedimenti straordinari di immediata attuazione, a cominciare dall’esecuzione di opere pubbliche di ogni genere già finanziate prescindendo dal codice degli appalti. Occorrerà un gigantesco taglio fiscale alle imprese del settore turistico che sono le più colpite, un grande sostegno all’esportazione, una spettacolare campagna d’informazione all’estero. 

Saprà il governo superare le sue croniche divisioni interne e metter mano a questo, anche con il contributo dell’opposizione? Un governo d’emergenza allo stato è difficile. Ma se il gabinetto Conte non avesse anticorpi potenti per resistere alla rivolta del mondo produttivo del Nord difficilmente avrebbe vita lunga.
 
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