De Laurentiis, Spalletti e quell’ombra sulla festa più bella

di ​Francesco De Luca
Lunedì 29 Maggio 2023, 00:00 - Ultimo agg. 06:00
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C’è una strana atmosfera intorno al Napoli che si prepara per l’ultima festa, quella di domenica 4 giugno, con la consegna della Coppa per lo scudetto. La decisione di Spalletti di interrompere il sodalizio con De Laurentiis, che il presidente riteneva di aver confermato inviando a inizio aprile una Pec all’allenatore dopo aver dichiarato in pubblico che sarebbe rimasto in panchina (24 marzo, Maschio Angioino), è un’ombra su questa festa che il patron, il tecnico, gli azzurri e soprattutto la città hanno meritato di vivere. Non è la decisione in sé (Spalletti non è il primo che vince e lascia: da Mourinho 2010 a Conte 2021 gli esempi sono tanti) quanto la modalità. Ed è auspicabile che presto l’allenatore del terzo scudetto spieghi le ragioni che lo hanno spinto a chiudere un rapporto che non è stato facile tra due uomini dal carattere forte e spigoloso, ma in grado con le loro capacità di guidare la società e la squadra verso un trionfo atteso da 33 anni.

Quando sei anni fa lasciò la Roma, Spalletti spiegò che la ragione era da ricercare nell’ostilità dell’ambiente, ovviamente non per i risultati (secondo posto davanti al Napoli di Sarri) ma per lo scontro con Totti che si era trasformato da questione calcistica in battaglia tra gladiatori. A Napoli, invece, Luciano è stato benissimo e anche ieri dagli spogliatoi di Bologna ha ammiccato alla tifoseria: «Il sentimento della città per il calcio è ciò che dà la qualità e fa la differenza». E ha sottolineato che si prepara a completare i festeggiamenti con «il popolo e i miei calciatori», dunque non con De Laurentiis. C’è un solco profondo tra i due. E, non conoscendo al momento le ragioni della decisione dell’allenatore, è un peccato. Ma il Napoli ha un presidente che ha saputo dare risposte forti e positive, dopo l’addio di un allenatore o di un campione. Aveva individuato in Spalletti l’uomo per la rifondazione del Napoli quando in panchina c’era Gattuso che lottava per un posto in Champions. Non si è smarrito davanti alle partenze di Insigne & co.

e ha condiviso e sostenuto il progetto del ds Giuntoli, anch’egli al passo d’addio dopo aver toccato la vetta. Aspettiamo non soltanto le parole di Spalletti ma anche le mosse di De Laurentiis per proseguire in un ciclo vincente che dovrà portare il Napoli - è l’obiettivo del presidente - alla finale Champions 2024.

La nota felice della penultima e insignificante partita a Bologna, oltre alla dolcezza del portiere Gollini che ha portato in campo un neonato in maglietta azzurra prima dell’inizio, è stata la doppietta di Osimhen che ha blindato la classifica cannonieri e si prepara a festeggiare anche questo titolo al Maradona, davanti ai suoi tifosi. Dice Spalletti: «Victor avrà un futuro importante in qualsiasi squadra giocherà». Perché il dubbio che uno dei migliori attaccanti al mondo vada via, dietro adeguata contropartita economica, esiste. A Bologna, dopo un gol fortuito e un colpo di bravura del bomber, poi sono emersi i difetti della scorsa stagione: gol sbagliati e distrazioni difensivi. E così è sfumata la chance di superare il record dei 91 punti firmato da Sarri cinque anni fa. Domenica l’ultimo atto di una stagione strepitosa e di una festa in cui non è stata prevista la sfilata del pullman del Napoli nelle strade di Napoli per far sentire gli azzurri più vicini ai loro tifosi. Una “cerimonia” dovunque organizzata, e con successo, dopo un trionfo calcistico. Peccato. E poi comincerà il futuro, che non riguarda soltanto l’erede di Spalletti e il mercato della prima squadra. È il momento di chiedersi, ad esempio, quanto conti il settore giovanile per il club campione d’Italia, dopo la retrocessione della Primavera. «Bisogna essere strutturati a certi livelli», ha dichiarato il tecnico degli azzurrini Frustalupi. Di giocatori apprezzabili se ne sono visti davvero pochi: Gaetano - apprezzato da Spalletti anche se poco utilizzato - e Ambrosino, che si sta facendo valere al Mondiale under 20. In questo territorio il vivaio non è soltanto un serbatoio tecnico ma può essere anche un’occasione di riscatto sociale, da non far perdere ai ragazzi napoletani. 

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