Elezioni europee, l'occasione da prendere al volo

di Angelo De Mattia
Venerdì 29 Marzo 2024, 23:22 - Ultimo agg. 30 Marzo, 07:00
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Non si è così ingenui da pensare che la formazione delle liste per le elezioni europee da poco avviata dai diversi partiti avrebbe dovuto essere preceduta, come sarebbe stato fisiologico, da un dibattito e dalla preparazione delle piattaforme dei contenuti sui quali chiedere il voto. Il realismo vuole che dello stato delle cose si prenda atto, purtroppo. Ma almeno una contestualità di individuazione dei candidati e di proposizione dei differenti programmi sarebbe doverosa ed eviterebbe che su questo o quel nome proposto dall'una o dall'altra forza politica si discuta, in mancanza di una comune base programmatica, per inferirne le posizioni che con la candidatura si accoglierebbero, a partire, in un caso specifico, dalle tesi propugnate a proposito della guerra in Ucraina e nella Striscia di Gaza.

Invece, tarda diffusamente a verificarsi la presentazione di programmi. Eppure, non essendo lontana la scadenza del termine entro il quale vanno pubblicate le liste dei candidati, sarebbe ora che si cominciasse a discutere del modo in cui si vede l'evoluzione dell'Unione e delle proposte che si intende formulare e sottoporre al vaglio degli elettori nella prossima campagna elettorale. Innanzitutto, vi sono i temi che attengono all'assetto istituzionale dell'Unione. Non basta sostenere, come avviene in un sia pure circoscritto dibattito pubblico, che è necessario superare, ai fini delle decisioni comunitarie, il diritto di veto, usato spesso come ricatto da parte di alcuni Paesi - da ultimo dal governo ungherese - perchè si tratta di una delle modifiche da introdurre che però è strettamente connessa con altre innovazioni da progettare, quali l'aumento delle attribuzioni dell'Europarlamento in modo che svolga nei confronti degli organi che si potrebbero avvicinare a un "esecutivo" un ruolo similare a quello ricoperto in molti Paesi della stessa Unione e sia la fonte di legittimaziione delle altre istituzioni. Sostenere, come oggi accade in determinati scritti e in alcuni progetti politici, che bisogna istituire soltanto il Ministro unico delle finanze che faccia da polo dialettico della Bce e si superi così la "zoppìa" di una moneta e di una politica monetaria uniche a fronte di una pluralità di politiche economiche nazionali, significa additare una soluzione verticistica che sarebbe priva della necessaria legittimazione democratica. Una riforma, che miri a far compiere significativi passi avanti nell'integrazione, deve essere mirata all'obiettivo non di una mera cessione della sovranità dei partner comunitari, ma alla loro compartecipazione all'esercizio di una sovranità europea, dunque a un più alto livello, senza, però, trascurare il principio di sussidiarietà, posto alla base dell'integrazione comunitaria sin dai Trattati di Roma, in base al quale ciò che può essere fatto nei singoli Stati non va accentrato.

In questo quadro, andrebbe rivisto anche l'ordinamento della Bce per integrare la funzione della stabilità monetaria con quella, di pari importanza, del sostegno all'economia nell'area e all'occupazione.

Sono collegate all'esercizio della sovranità, in condizioni di parità, cruciali decisioni da assumere nella prossima legislatura sviluppando scelte avviate, per esempio, nei fondamentali versanti della transizione ecologica e di quella digitale, per non parlare della sicurezza e della difesa, ma anche delle iniziative per la pace. Ma non meno importanti sono le scelte che dovranno essere compiute in campo economico e finanziario - a cominciare dai temi della competitività sui quali Mario Draghi sta predisponendo un piano che certamente susciterà un ampio dibattito - così come le misure che mettano ordine nella legislazione bancaria, nonché nelle Autorità di controllo per migliorare la tutela del risparmio e l'impulso all'economia. È la governance economica, dunque lo stesso Patto di stabilità, che va riconsiderata, così come va riproposta l'esigenza dello sviluppo di forme di mutualizzazione del debito. Non si tratta di una mera ingegneria istituzionale.

Le riforme devono essere comprese dai cittadini e viste come di loro interesse, perchè, come si ripete spesso e a ragione, l'avanzamento dell'integrazione deve avvenire con le gambe dei cittadini europei, per di più in un contesto in cui l'Europa appare incerta e a volte debole nell'assumere una posizione, mentre si acutizzano problemi geopolitici, il multilateralisamo subisce attacchi nonché arretramenti e le stesse conquiste dello Stato sociale vengono ridimensionate. L'Europa rimane nana in politica estera e non sfrutta il potenziale di cui pure disporrebbe in molti campi facendo stare i singoli Paesi in una condizione in cui "non sono più e non sono ancora" . Di qui l'importanza delle prossime elezioni che non possono essere una mera quotazione del consenso domestico dei partiti.

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