Insigne, il vero capitano che non ha paura

di Francesco De Luca
Giovedì 28 Ottobre 2021, 23:59 - Ultimo agg. 29 Ottobre, 06:00
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Spalletti si è compiaciuto osservando il Napoli dal punto più alto dello stadio Maradona, costretto a non poterlo seguire dalla panchina perché squalificato. Squadra matura, lucida, dotata di forza fisica e buona organizzazione, in grado di colpire due volte nel primo tempo e agganciare il Milan al primo posto. Prima di salire in tribuna e affidare la guida della squadra al vice Domenichini, il tecnico aveva fatto una correzione alla formazione, togliendo lo spento Zielinski e inserendo il vivace Elmas, efficace alle spalle di Osimhen. Vedremo nelle prossime settimane se Spalletti ritiene il macedone il più adatto per il 4-2-3-1 o se aspetterà il recupero fisico del polacco. Di sicuro, lui cambia se c’è la necessità nell’esclusivo interesse della squadra.

Il Bologna è uscito quasi subito dalla partita e non poteva essere diversamente, considerando la qualità del Napoli e le difficoltà dei rossoblù, privi di Soriano e Arnautovic. A mezz’ora dalla fine, sul 3-0, era tutto deciso. Il fattore qualità è stato ancora una volta decisivo in favore degli azzurri. Ad una squadra di questo livello non si possono concedere opportunità perché sa essere spietata. Svanberg ha sbagliato un rinvio, Lozano ha recuperato palla e poi, su servizio di Elmas, Fabian ha segnato un gol straordinario da fuori area. Poi Osimhen, sempre più in crescita, si è procurato due rigori, spingendo prima Medel al tocco con la mano (segnalato dal Var Mariani, proprio l’arbitro che era stato imbeccato dalla “regia” al Meazza in Inter-Juve e aveva concesso il penalty a Dybala) e poi subendo un fallo da Mbaye. Entrambi li ha trasformati Insigne, che ne aveva sbagliati 3 su 5. Stavolta due perfette esecuzioni, con Lorenzo che non ha avuto la minima perplessità e ha sistemato il pallone sul dischetto per ribadire che avrebbe tirato lui, come aveva anticipato Spalletti e come voleva la squadra. Non è un caso che i compagni abbiano stretto Insigne in un forte abbraccio dopo il gol, Rrahmani lo ha indicato al pubblico come per dire: “è lui il nostro leader”. E tutto lo stadio - mezzo vuoto, un peccato in uno dei momenti storicamente più belli della squadra - ha cantato “Un capitano, c’è solo un capitano”.

Nessuno può avere dubbi sul sentimento verso il capitano, con l’auspicio che rappresenti anche il futuro del Napoli. Dipenderà dalla trattativa che dovrebbe presto entrare nel vivo tra De Laurentiis e l’agente di Insigne, che intanto conferma di essere maturo e forte caratterialmente: non ha avuto mai paura di sbagliare un calcio di rigore.

Debole il Bologna del giovane nonno Mihajlovic per impensierire questa squadra che ha confermato di essere solidissima in difesa (quarta partita di fila senza subire gol) e ha risposto al temporaneo allungo dal Milan con una nuova prova di forza. Anni fa, giocare nel posticipo avrebbe frenato psicologicamente gli azzurri. In questa stagione no, perché le vittorie hanno aiutato a far crescere il gruppo anche sotto l’aspetto mentale e il Napoli era stato molto bravo a fronteggiare la Roma nel suo stadio. Tra due giorni c’è il derby a Salerno, giocato per l’ultima volta in serie B nel 2004, pochi mesi prima che la società venisse dichiarata fallita e sbarcasse De Laurentiis. Nell’Arechi vi sarà un’onda granata che tenterà di spingere la squadra di Colantuono verso l’impresa. Ribery ha sfidato il Napoli in Champions, quando indossava la maglia del Bayern, ma questa è un’altra storia. Franck ha scelto Salerno perché conquistato dalla passione della tifoseria, pur sapendo che avrebbe giocato in una squadra debole, candidata a lottare fino alla fine per strappare la salvezza. La classe resta intatta, a dispetto dell’età, e il suo contributo in campo è altissimo. Al derby non potranno accedere i tifosi del Napoli, vi è stato un nuovo divieto del Viminale dopo quello per la partita all’Olimpico. Le ultime sfide a Salerno, quelle giocate all’inizio del Duemila, erano state segnate da gravi episodi di violenza e questo ha spinto verso questa decisione, penalizzante per i napoletani che vorrebbero vivere da vicino questa stagione entusiasmante. All’idea del calcio come festa per tutti vogliamo continuare a credere.

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