Morto in gita, il papà della vittima: «Vogliamo la verità su nostro figlio»

Morto in gita, il papà della vittima: «Vogliamo la verità su nostro figlio»
di Lino Lava
Sabato 16 Maggio 2015, 22:36 - Ultimo agg. 17 Maggio, 00:25
4 Minuti di Lettura
PADOVA - Antonia e Bruno sono nel loro soggiorno. Domenico non c’è, potrebbe essere sotto in taverna con le cuffie. Se i genitori lo sentivano ridere, voleva dire che stava guardando un documentario in inglese, o qualche trasmissione angloamericana in rete. Se non sentivano niente, Domenico ascoltava musica. Antonia sorride.

«Quando era pronta la cena dovevo mandargli un messaggio su Facebook per fargli togliere le cuffie». La musica, la grande passione di Domenico. È stato il padre Bruno a trasmettergliela. Padre e figlio andavano assieme ai concerti. «L’ho iniziato io. Amavo il metal e il jazz e lui ha completato la mia formazione musicale. Gli ho fatto conoscere i Led Zeppelin e lui mi ricambiava con gli ultimi gruppi. La nostra passione musicale andava a 360 gradi», dice Bruno. Domenico aveva iniziato con una chitarra acustica. Poi gli era stata regalata una chitarra elettrica e recentemente si era comprato un basso elettrico da un amico. Antonia non ricorda la marca della chitarra elettrica. Sorride e va giù di corsa a guardarla.



LE PASSIONI

Mentre la moglie non c’è Bruno Maurantonio, funzionario di banca, china il capo. La professoressa Antonia Comin, insegnante al liceo scientifico Fermi, entra in soggiorno e rivela la marca della chitarra elettrica del figlio, il diciannovenne precipitato nella notte tra sabato e domenica mentre era in gita scolastica a Milano. Bruno rialza lo sguardo e sorride a fatica. «Mio figlio era appassionato di sport, ma non ha mai praticato nessuna disciplina. Mi sarebbe piaciuto che avesse giocato a basket, ma lui voleva andare a sciare con sua madre». «Fin da piccolo veniva a sciare con me», sorride Antonia. Il ragazzo stava ancora decidendo cosa avrebbe fatto dopo la maturità scientifica, ma il padre è convinto che lui avesse già scelto. «L’avevo consigliato di fare Economia aziendale in inglese a Ca’ Foscari. Ma sono sicuro che lui aveva scelto di fare Mediazione linguistica a Padova». «Probabilmente avrebbe scelto di fare inglese e russo», assicura la madre. «Sì, sono sicuro che Domenico non avrebbe ascoltato il mio consiglio di fare Economia aziendale. Non era un ragazzo che andava controcorrente, ma cercava l’originalità. Aveva una grande capacità di autoregolazione in ogni cosa», dice il padre.

Antonia e Bruno hanno visto per l'ultima volta Domenico vivo sabato scorso. Si è svegliato alla stessa ora della madrE. «Io volevo preparargli il panino, ma se l’è fatto da solo», ricorda Antonia. Poi il padre l’ha accompagnato in Piazzale San Giovanni, dove gli studenti della V E del liceo Nievo avevano l’appuntamento con il pullman.



GLI SMS

«Sabato sera ci ha mandato due sms per dirci che l’Expo era molto bella e che era in un albergo a 4 stelle. Domenica mattina gli ho inviato due sms per dirgli che chiamasse la madre. Era la festa della mamma e gli ricordavo che doveva farle gli auguri. Nel secondo sms gli dicevo che avevo comprato dei fiori. Domenico non mi ha risposto, ma io ho creduto che stesse ancora dormendo», ricorda Bruno. «Erano le 11,30 ed ero al telefono con mio papà che - riprende Antonia - quando è suonato il campanello e ho visto che era la Polizia. Ho detto a mio padre: “C’è la Polizia ti chiamo dopo”». Bruno era a casa della madre anziana e la moglie gli ha telefonato. «Antonia mi ha detto: “Domenico è caduto dal quinto piano. Domenico non c'è più”». Antonia e Bruno abbassano il capo e nella stanza c’è un gelido silenzio. «Parliamo di Domenico. Aveva preso la patente», dice il padre sorridendo. «Sì, la patente. Era il 13 gennaio», sorride Antonia. Bruno gli faceva scuola guida con la sua auto: «Volevo che imparasse a usare la frizione».



I RICORDI

«Ci vorrebbero 19 anni per raccontare Domenico - dice il padre - non so se avrò 19 secondi di forza per farlo. Domenico era mio figlio. Ma Domenico è, assieme a mia moglie Antonia, la cosa più importante della mia vita. Era il mio amico, era il mio eroe, anzi il nostro, mio e di mia moglie. Domenico non se n’è andato, Domenico ci ha lasciato, ci ha passato qualcosa di importante. Io che, come diceva Domenico, quando ci prendevamo in giro, sono vecchio, potrò solo trovare da questo pensiero la forza di andare avanti. I giovani che hanno conosciuto Domenico dovranno invece cercare di fare le cose piccole e grandi come le faceva Domenico, con spirito libero e coscienza pulita. Noi tutti abbiamo il dovere di verità e di coscienza verso Domenico», sono le parole che Bruno Maurantonio ha rivolto a suo figlio il giorno del funerale. «Gli abbiamo dato tutto quello che si poteva dargli», dice il padre. «Ci hanno privato del nostro bene. Ce lo hanno tolto con sconsideratezza e ignoranza», conclude la madre.
© RIPRODUZIONE RISERVATA