Napoli, la triste estate senza le sue bellezze

di ​Maurizio de Giovanni
Sabato 25 Luglio 2015, 23:22 - Ultimo agg. 23:54
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Chiunque abbia a che fare con l’arte, lo spettacolo e la cultura sa che d’estate gli impegni si intensificano. Ogni paesino ha la sua rassegna, il suo festival o la sua sagra e tra porchette, funghi e melanzane alla parmigiana allestisce un palco in piazza e trova il modo di invitare un paio di personaggi che, più o meno bene, fanno il loro spettacolino per allietare un numero variabile di turisti e naturalmente quelli che abitano nel posto.



Chi scrive ha la fortuna di ricevere inviti di questo tipo e gira parecchio, su e giù per la penisola, rilevando quanto sia bello e identitario per la popolazione di un centro avere il modo di ritrovarsi a conoscere e incontrare il proprio musicista, attore, cantante o scrittore preferito a casa sua; e quanto sia alla fine redditizio per il luogo attrarre un po’ di gente che venga a cogliere l’occasione per mangiare qualcosa di tipico, a volte pernottare in un hotel e magari fare la conoscenza di un posto nuovo e divertirsi a vederne le bellezze artistiche, archeologiche o naturali. È l’Italia, questa: un luogo magnifico.



Insieme al piacere di partecipare a questi incontri, in giro per la penisola, c’è però anche una punta di dispiacere e di malinconia per la nostra città. D’accordo, abbiamo un sacco di problemi. Basterebbe andare a guardare nelle altre pagine di questo giornale per prenderne di nuovo dolorosamente coscienza, se non avessimo già ben presenti tutti i mali endemici e acuti di una metropoli che racchiude in sé ogni contraddizione e sofferenza di un meridione disperato e abbandonato a se stesso di cui è sintesi ed esempio. D’accordo, siamo consapevoli dell’abitudine e dell’attitudine a mortificarci, e dell’autocritica e della capacità di distruggere o almeno trascurare ogni cosa che abbiamo. Ma siamo anche condannati a sopportare la bellezza, che ci accusa muta a ogni angolo di strada sconnessa, da ogni muretto sporco, da ogni portone chiuso, da ogni cancellata soffocata da piante selvatiche che nessuno estirpa. Napoli che non ha un festival letterario di respiro nazionale, come Mantova, Pordenone, Torino, Taormina. Napoli che non ha una kermesse musicale ricorrente, come Sanremo, Perugia, Spoleto. Napoli che non ha incontri cinematografici o teatrali, come Roma, Milano, Venezia. Napoli che di queste città non è da meno quanto a bellezza di locations, panorami, castelli, e in compenso avrebbe rispetto a queste città molto più bisogno di mostrarsi e di far vedere al mondo che non è tutta degrado, gomorra e munnezza.



Il lungomare è diventato il simbolo della città di questi anni come il Plebiscito lo era stato degli anni di Bassolino, ed entrambi sono pieni di vuoto in quest’estate di silenzio. Di chi è la colpa? Siamo tristemente consapevoli di quanto le istituzioni preposte alla cura della cultura, in città, lavorino in mezzo a mille difficoltà destreggiandosi tra tagli di fondi e riduzioni delle risorse, e sappiamo perciò che sarebbe ottuso, pressappochista e generico prendersela con chi prova strenuamente e a tratti eroicamente a organizzare comunque qualcosa e a inventarsi nuove formule per mantenere un vessillo nel vento; ma siamo altresì convinti che una città che trasuda arte da ogni poro, piena com’è di grandi musicisti di ogni genere, di attori e registi premi Oscar e grondanti David di Donatello, di ballerini, di rapper e scrittori tradotti in tutto il mondo non può rassegnarsi al silenzio. Questa città ha diritto a offrire uno spettacolo grande e costante, e ha il dovere di riempirsi di gente festante e attonita di fronte alla sua Grande Bellezza. Alle istituzioni spetta il compito di organizzare tutto questo, non di spendere soldi che non hanno. Come? Chiamando a raccolta chi da questa città ha preso suoni, storie e scenari per alimentare l’arte di cui vive, a restituire un po’ di quello che ha preso.



Siamo testimoni di quanto la città abbia voglia di cultura, di quanto sia disponibile anche a spendere, pur di godere di incontri e spettacoli raffinati, originali e intelligenti. Si riempiono piazze e cortili, teatri improvvisati e palcoscenici arrangiati; ogni volta che si fa qualcosa, il pubblico risponde con entusiasmo. La platea c’è sempre: sarebbe ora di riempire quel bellissimo teatro che Napoli, quando vuole, non manca mai di essere.