Il Conservatorio imbrigliato nei ritmi lenti della burocrazia. È un tempo adagio, troppo adagio, quello legato al restauro della sede Seicentesca di San Pietro a Majella: i lavori non sono mai partiti, nonostante un progetto di lungo corso, che risale ai Poc 2014/2020 (6,8 milioni stanziati). E nonostante un finanziamento regionale riconvertito 6 mesi fa in fondi Fesr e integrato fino a 15,3 milioni. Tanti anni di progetti e documenti, ma lavori al palo.
A dare nuovo impulso all’esigenza di un restyling «interno ed esterno» dell’edificio, che lui stesso definisce «inderogabile», è stato il presidente del Conservatorio Luigi Carbone, nominato nel 2021.
Nei giorni scorsi, come riportato da Il Mattino, il maestro Riccardo Muti, lamentando l’eccesso di interesse generale verso «rapper, Maneskin o Maneskot», aveva accennato alle problematiche dell’ex convento del Seicento che oggi ospita il Conservatorio partenopeo: «La sua biblioteca che custodisce tesori di valore immenso e tutta la scuola napoletana di Seicento e Settecento è una biblioteca scolastica. Lo ripeto da anni. È un mondo che sta crollando e abbiamo il dovere di intervenire per aiutare lo sviluppo delle nuove generazioni». Si sa: la cultura rapida del pop-rok e del fast-food volano. La musica classica, i monumenti e la memoria dell’identità europea nei secoli, al contrario, arrancano. Sono le leggi del mercato social, spesso allergico ai contenuti profondi. Ma - e si sa pure questo - le criticità riguardano anche le lentezze della burocrazia. Anche il maestro Riccardo Muti, in una recente intervista a Il Mattino, aveva sollevato il problema delle condizioni del Conservatorio.
Il primo stanziamento risale alla ex amministrazione di San Pietro a Majella. Oltre 4 anni fa, nel pre-Covid, furono stanziati 6,8 milioni fondi Poc 2014-2020, spiegano dal Conservatorio. Questa cifra è stata riconvertita in fondi Fesr 2021/2027, e più che raddoppiata: «La giunta regionale con deliberazione 276 del 16 maggio 2023 ha programmato un importo di 15,3 milioni. Il precedente importo era di €6.800.000, incrementato, dopo richiesta del Conservatorio, per intervenire non solo sul tetto e sulle facciate degradate ma anche sull’interno», spiegano da San Pietro a Majella. Nel 2021, infatti, Carbone rilanciò il vecchio progetto di restauro. Da allora, la Sovrintendenza ha lavorato al progetto tecnico esecutivo, ora presentato e necessario per procedere con i lavori. In virtù del nuovo codice degli appalti, inoltre - trapela ancora dal Conservatorio - lo stesso Carbone ha chiesto alla Regione di diventare stazione appaltante dei lavori: rispetto all’istituto di San Pietro a Majella, Palazzo Santa Lucia è «il soggetto più qualificato e questa scelta risponde all’esigenza che le gare importanti siano gestite da stazioni appaltanti qualificate», è la linea del Conservatorio. La palla, a questo punto, è nel campo della Regione, che dovrebbe redigere il progetto tecnico finale, o indire un bando per l’affidamento del restauro.
«I lavori - sottolinea Carbone, che è anche presidente di sezione al Consiglio di Stato e pianista - hanno una valenza che va oltre le inderogabili esigenze di adeguamento strutturale. Con il loro completamento, e con l’illuminazione notturna della facciata, riaffermeremo simbolicamente la nostra vocazione di presidio istituzionale sul territorio, nel segno dell’arte e della musica. Lo abbiamo già sostenuto in occasione della scopertura della targa per il nostro allievo Giovanbattista Cutolo, a cui abbiamo dedicato un’aula. In secondo luogo, il restauro consentirà di fruire ancora meglio del patrimonio straordinario della Biblioteca del Conservatorio o della raccolta di strumenti antichi, in cui è presente un unicum come l’arpa Stradivari. Si restituirà, infine, alla città la bellezza degli ambienti che già oggi ospitano concerti e manifestazioni».