Napoli, tutti in fila per l'open day a Capodimonte: «Con il Green pass una vita normale»

Napoli, tutti in fila per l'open day a Capodimonte: «Con il Green pass una vita normale»
di Nunzia Marciano
Venerdì 20 Agosto 2021, 00:00 - Ultimo agg. 21 Agosto, 10:50
4 Minuti di Lettura

Dal Green pass, passepartout per una vita normale, al ritorno, invece, a scuola; dalla paura della terapia intensiva al dovere civico che chiama: nella lunga fila sotto il solleone d’agosto al Bosco di Capodimonte, le motivazioni all’open day vaccinale sono diverse. A mettere tutti d’accordo sono però i disagi: prenotazioni con tanto di messaggio che indicava l’orario, per poi ritrovarsi ad aspettare anche 3 ore. In pochi però hanno rinunciato. Tantissimi i giovani, pochi gli over 60 e qualche 40enne, tra accompagnatori e vaccinandi. 

Tra questi Daniele Esposito, 17 anni fresco di Pfizer, con papà Maurizio già vaccinato: «Ho fatto il vaccino per la scuola, ma anche per esigenza.

Ho avuto anche il Covid e dovrebbe bastarmi una sola dose». Under 18 anche Valeria Bidello, accompagnata dalla mamma: in famiglia sono già tutti vaccinati ma la più perplessa è proprio lei: «Lo faccio per la scuola, ma se fosse stato per me, non so se l’avrei fatto». Diverse le motivazioni per il 24enne Lorenzo Miceli, che ammette di farlo sì per il Green pass ma «Spero che comunque serva, visto che lo stanno facendo tutti». C’è poi chi all’Open day ci arriva in formato famiglia, come i Mattera: papà Massimo, mamma Giusy, i gemelli 14enni Valerio e Vittoria, la sorella Caterina, 16 anni con il fidanzato, Mattia Caruso, 17 anni. Già immunizzati i genitori, accompagnano i ragazzi: «Lo facciamo per il Green pass e anche per il ritorno a scuola, anche se non abbiamo ancora capito cosa succederà a settembre». Diversa l’idea degli adulti: «Abbiamo avuto il Covid e per noi è stata una bruttissima esperienza. Perciò il vaccino serve». Eppure anche tra gli adulti c’è chi, come Ester Mauro, 68 anni, ex insegnante, nei vaccini non ci ha mai creduto: «Ci stanno costringendo, ma serve per visitare un museo o andare a trovare un parente in ospedale».

Video

Con Ester, Michele Errichiello, 40 anni con in bella vista la spilletta “Io mi sono vaccinato”: «Sono un accompagnatore. Io credo nella responsabilità di tutti, nella scienza e nei vaccini e credo siano l’unica arma che abbiamo». A completare il trio, Isilene Fernandes, 29 anni, straniera, ma da 11 anni in Italia, vaccinanda: «Devo fare un test universitario e senza Green pass non mi fanno accedere. All’inizio avevo paura di farlo e c’è voluto un po’ per convincermi. Se non fosse stato praticamente obbligatorio, avrei aspettato, anche per capirne di più». Ad affidarsi alla scienza con qualche riserva è Valentina Matarese, 42 anni: «Ho aspettato fino ad ora sia perché ho avuto il Covid, sia perché ho dovuto prima fare degli accertamenti. Adesso sono qui ma sto cercando una gravidanza e ho un conflitto forte. Non mi interessa il Green pass, lo reputo incostituzionale ma tutto quello che si sente, e il terrore di finire in terapia intensiva mi hanno portata qui ma non sono affatto convinta: ho sempre fatto vaccini in vita mia però di questo non sappiamo quasi nulla. Non faccio però il medico e quindi mi affido a chi ne sa più di me». Di diverso avviso sua figlia, Irene Principe, 23 anni: «Sono qui all’Open day per l’università ma lo avrei fatto comunque: ho avuto il Covid in una forma pesante e ho paura delle varianti e della situazione che potrebbe tornare a livelli di contagio alto».
 

© RIPRODUZIONE RISERVATA