Napoli, quei cunicoli da scrigno di misteri a “carta sporca”

di ​Gigi Di Fiore
Martedì 27 Febbraio 2024, 00:00 - Ultimo agg. 06:00
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Camminiamo su enormi montagne di rifiuti. Le analisi del sottosuolo napoletano confermano che le grotte di tufo su cui è stata costruita nei secoli la nostra città sono intasate da materiale di risulta, elettrodomestici di varie annate e produzioni, carcasse di motorini, sacchi di siringhe e residui di alimenti putrefatti, in qualche caso anche resti di corpi di poveri animali morti da chissà quanto tempo. Un ammasso putrefatto calcolato in mezzo milione di tonnellate di peso che, in altezza, riuscirebbe a raggiungere la dimensione di una montagna da record mondiale. 

Ci provano da anni alcuni geologi, come Gianluca Minin, a elaborare una mappa del nostro sottosuolo che non è agevole, né semplice. In questo lavoro, si rischia sempre di alterare precari equilibri statici di detriti che, spostati, potrebbero causare dissesti in superficie. Ma fa davvero specie dover prendere ancora atto, attraverso le periodiche informazioni in possesso dei geologi, che il nostro sottosuolo, rete intricata di cave e pozzi di tufo, è da tempo un ricettacolo di rifiuti. 

Una enorme e nascosta discarica abusiva, che sorregge la vita frenetica attiva in superficie. Viviamo, ci muoviamo, agiamo sopra un mare di monnezza. Difficile smaltire quell'ammasso di materia putrida che piccole imprese edili, privati, ditte di vario tipo scarica periodicamente in buche da loro conosciute, senza farsene alcuna preoccupazione. Via facile, in una realtà sommersa che nella nostra storia ha avuto vita autonoma e utilizzi diversi come si racconta anche nei tour turistici della Napoli sotterranea gestiti dalla Galleria borbonica. Cave per acquedotti in epoca angioina e aragonese, passaggi di sicurezza per usi militari realizzati dai Borbone, rifugi anti aerei in epoche recenti, antri e depositi di commerci illegali e contrabbando, ma anche depositi per sequestri e addirittura parcheggi: il sottosuolo come risorsa e strumento nella storia di Napoli. Una risorsa oggi anche turistica, per felice intuizione proprio del gruppo della Galleria borbonica. Un sottosuolo che, per la sua composizione geologica, ha fornito anche materiale per le costruzioni napoletane di più epoche.

Ma quello stesso sottosuolo, su cui una mappa aggiornata e dettagliata diventa irrinunciabile, può anche trasformarsi da risorsa a pericolo quotidiano. I tanti crolli e dissesti, le voragini improvvise legate a interventi a volte irregolari fanno capire che è indispensabile conoscere meglio e di più quello che c'è sotto i nostri piedi.

Il Comune deve attrezzarsi meglio con una reale mappa del sottosuolo da aggiornare di continuo, per localizzare le maggiori criticità legate alle montagne di rifiuti che potrebbero prendere fuoco o danneggiare tubature di servizi urbani.

A macchia di leopardo, i geologi che vi lavorano da anni con l'aiuto di esperti speleologi hanno definito l'area diventata principale ricettacolo di rifiuti ammassati in decenni: via Toledo, via Chiaia, i Quartieri, il centro storico. Sotto questo esteso perimetro, si è creata una discarica non autorizzata di proporzioni gigantesche. Incredibile pensare che il nostro annoso problema di smaltimento dei rifiuti sia stato risolto da così tanta gente, privati ma anche piccole imprese, in modo così sbrigativo e immediato. Tanto chi lo vede questo materiale gettato nel sottosuolo, chi se ne accorge. Ci preoccupiamo dei problemi ecologici e ambientali in superficie, ma sotto i nostri piedi ne abbiamo creato altri. Non sarà facile smaltire tutta quella roba, almeno che non vi si investi tempo e denaro. Purtroppo, noi napoletani sappiamo sempre come farci male da soli e, in questo caso, non solo negli ultimi anni perché la quantità di rifiuti depositata nel sottosuolo è figlia di decenni di incuria, irresponsabilità, menefreghismo. A cosa servono queste grotte?

Possono anche inghiottire frigoriferi, lavatrici, televisori vecchi di cui mi costa fatica liberarmi diversamente. Pigrizia, indolenza, incuria, quando da anni è attivo un encomiabile servizio di raccolta materiali elettronici ingombranti dell'Asia che, ogni settimana, è presente in più aree cittadine. Ma anni e anni, diciamolo pure, di ignoranza irresponsabile hanno creato questo ulteriore guasto nel nostro territorio. 

Un guasto che non si vede, perché sommerso, sottoterra, ma ugualmente pericoloso. Molto possono fare gruppi di privati specializzati nella rimozione rifiuti in zone di difficile accesso, attivati dal Comune e altre istituzioni per cercare di svuotare almeno le cave con le situazioni più a rischio per la superficie. Naturalmente, ci vuole volontà, ci vogliono progetti e quindi soldi, ci vuole una conoscenza puntuale di quel mistero insozzato dai rifiuti che è il nostro sottosuolo. 

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