Antonio vittima di un agguato nel Napoletano, l'ipotesi: non doveva essere ucciso

Antonio vittima di un agguato nel Napoletano, l'ipotesi: non doveva essere ucciso
di Dario Sautto
Giovedì 12 Marzo 2020, 00:00 - Ultimo agg. 07:40
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Tre colpi di pistola nel cuore della notte, la folle corsa in ospedale e il decesso poco dopo il ricovero, ma chi ha sparato probabilmente non voleva uccidere. I familiari hanno anche aggredito alcuni medici del pronto soccorso. È morto così Antonio Rivieccio, 30 anni, pregiudicato di Torre del Greco, arrivato in condizioni disperate al pronto soccorso dell’ospedale di Boscotrecase accompagnato da due donne. 

La sparatoria è avvenuta intorno alle 2 della scorsa notte, all’isolato 10 del Piano Napoli di via Settetermini, una delle piazze di spaccio di droga di Boscoreale. Un agguato, probabilmente, ma con la dinamica e i contorni ancora tutti da chiarire, perché l’unica testimone – la fidanzata, residente a Boscoreale e imparentata con alcuni pregiudicati della zona – è sotto choc e non è riuscita ancora a fornire dettagli utili alle indagini. Per i carabinieri della compagnia di Torre Annunziata e della stazione di Boscoreale, che indagano sull’accaduto, non è possibile escludere alcuna ipotesi, anche se la pista che porta ad un agguato di camorra sembra la più remota. 

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L’inchiesta resta per ora incardinata alla Procura di Torre Annunziata, con il fascicolo per omicidio aperto dal sostituto procuratore Alessandra Riccio, che ha disposto il sequestro della salma per predisporre l’autopsia. Sul luogo della sparatoria, gli esperti del nucleo investigativo hanno recuperato tre bossoli calibro 7,65, segno che Rivieccio è stato bersaglio di una raffica di colpi. Un unico proiettile l’ha raggiunto tra l’inguine e la coscia, e gli ha reciso l’aorta femorale, dissanguando in poco tempo la vittima. A causare la morte è stata un’emorragia incontrollabile, che probabilmente ha portato all’arresto cardiocircolatorio fatale. Il decesso è stato certificato intorno alle 4 della scorsa notte dai medici che stavano provando a salvargli la vita, con un quadro clinico ritenuto ormai già compromesso. A quel punto è scattata la violenza dei familiari, che hanno spintonato il personale sanitario e provato ad aggredire medici e infermieri presenti. 

Pregiudicato per tentata estorsione e rapina, il 30enne era finito in manette l’ultima volta due anni fa, per una scorribanda insieme ad un altro giovane di Torre del Greco. Ritenuto lontano dagli ambienti della camorra di Torre del Greco, Rivieccio non risulta legato neanche al clan Gallo-Limelli-Vangone o ai Tasseri, che esercitano il loro predominio criminale in quel quartiere di Boscoreale. Eppure la scorsa notte era in uno dei rioni più «pericolosi» del Vesuviano, il Piano Napoli di via Settetermini, nell’isolato 10 che gli investigatori ritengono più implicato nelle vicende dello spaccio di stupefacenti, dove diverse famiglie di camorra si sono avvicendate nella gestione del traffico di droga e della vendita di dosi al dettaglio. 

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Cosa facesse lì e chi abbia incontrato a parte la fidanzata è ancora impossibile dirlo. Di sicuro c’è che Rivieccio abbia violato il provvedimento anti-contagio varato dal Governo per limitare l’emergenza da coronavirusa Covid-19, visto che nel cuore della notte era nel territorio di un Comune in cui non risiedeva e senza una giustificazione valida. Probabilmente, solo per incontrare la fidanzata. Sulle piste investigative al momento c’è stretto riserbo da parte degli inquirenti, che stanno vagliando tutte le ipotesi. 

Le due donne che hanno accompagnato Rivieccio in ospedale sono state sotto torchio per tutta la mattinata e le loro versioni sono al vaglio degli investigatori. Difficile che il 30enne sia rimasto vittima di un agguato di camorra, è più probabile che possa trattarsi di una lite sfociata nel sangue, o di un avvertimento per motivi di natura personale, debiti di droga o questioni economiche di altro genere. In ogni caso – è la prima certezza degli investigatori – si trattava di un tentativo di gambizzazione: chi ha sparato non voleva uccidere Rivieccio, ma avvertirlo ferendolo alle gambe. Quell’unico proiettile andato a segno, però, ha raggiunto mortalmente il 30enne. 

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Anche la dinamica dell’accaduto è ancora al vaglio dei carabinieri. Sul posto non ci sono telecamere di videosorveglianza: gli ultimi occhi elettronici sono distanti centinaia di metri dal luogo della sparatoria. Inoltre, a quell’ora in strada erano presenti soltanto i protagonisti della vicenda, anche se normalmente quella zona del Piano Napoli riesce a chiudersi nella più totale omertà. Negli scorsi anni quello stesso rione è stato protagonista di diverse sparatorie. L’ultimo agguato di camorra ha visto come vittima il giovane pusher Mauro Buonvolere, ucciso nei pressi di una sala scommesse nel febbraio 2015. Qualche mese dopo, si verificò un conflitto a fuoco tra due famiglie legate allo spaccio di droga, culminato con la stesa contro l’abitazione di due donne.
 

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