La lunga ricerca della verità oltre i depistaggi e le insinuazioni

di Gigi Di Fiore
Venerdì 29 Luglio 2022, 00:00 - Ultimo agg. 07:00
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A settembre saranno passati dodici anni dall’omicidio di Angelo Vassallo, il «sindaco pescatore», il primo cittadino di Pollica ucciso con la ferocia di sette colpi di pistola, nella sua auto al ritorno a casa. Dopo dodici anni, c’è un primo vero atto giudiziario su questa vicenda. Un decreto di perquisizione di venti pagine, che apre la porta a una ricostruzione credibile con sei indagati in concorso per l’omicidio e altri tre, di famiglia pollichese, accusati di spaccio di droga. Dalle chiacchiere, i sospetti, le malevoli illazioni di paese sul movente del delitto, si è passati finalmente a un concreto scenario giudiziario.

C’è voluta tutta la tenace capacità e preparazione del procuratore capo di Salerno, Giuseppe Borrelli, che ha dato impulso alle indagini lasciate al pm Marco Colamonici della Dda. Dall’arrivo di Borrelli a Salerno due anni fa, è stata avviata una rilettura approfondita di atti, con riscontri e approfondimenti ulteriori. Due anni, in cui su quel delitto si è acceso anche l’interesse della commissione parlamentare antimafia. Ora c’è la svolta. Certo è solo un decreto di perquisizione, ma stavolta contiene accuse precise, scenari, nomi. E, di sicuro, può essere definito un successo per i fratelli Dario e Massimo Vassallo, che vollero subito la Fondazione intitolata ad Angelo in cerca della verità contro ogni stallo nelle indagini. Superando insinuazioni e alcune ostilità nella loro Pollica dove tornano spesso, hanno sempre denunciato i depistaggi costruiti ad arte da alcuni carabinieri, segnalando piste investigative da sviluppare inserite nello scenario dello spaccio di droga che si sviluppava ad Acciaroli in quel 2010.

Tre procuratori della Repubblica si sono avvicendati a Salerno in dodici anni, ma Borrelli ha impresso la svolta alle indagini sul delitto Vassallo. Della pista degli spacciatori di droga originari di ambienti criminali di Secondigliano, era convinto anche Roberti, procuratore capo Salerno nei giorni dell’omicidio Vassallo, ma non riuscì a mettere insieme prove credibili. E ha spesso lamentato la scarsa collaborazione di testimoni a Pollica. Dove Roberti si è fermato, è riuscito invece Borrelli, con i carabinieri del Ros di Roma e Salerno impegnati nel delicato compito di indagare anche su tre loro ex colleghi.

Inquietanti appaiono nella ricostruzione i depistaggi sulle indagini attuati da carabinieri non delegati all’inchiesta. Depistaggi che portarono al primo indagato, quel Bruno Umberto Damiani messo in mezzo nonostante fosse estraneo all’omicidio. Tre carabinieri, tra cui un alto ufficiale in pensione, tre servitori dell’Arma che, secondo le ricostruzioni investigative, si sarebbero attivati per coprire un fiorente spaccio di droga in cui uno dei tre era invischiato. Angelo Vassallo stava per denunciare tutto, aveva appuntamento con il comandante della stazione dei carabinieri di Agropoli. Fu ucciso la sera prima. Un trafficante internazionale di droga, ora scomparso, tre suoi complici tra cui uno detenuto per altre inchieste sulle attività illegali di gruppi criminali della provincia salernitana, un piccolo imprenditore complice. La svolta ipotizza un omicidio preventivo per impedire una denuncia ed è triste leggere nel decreto l’accenno alla famosa cena, segnalata sempre da Dario Vassallo, con a tavola i carabinieri ora indagati, appena due minuti dopo l’omicidio.

Le perquisizioni, che ieri mattina hanno animato anche Acciaroli frazione di Pollica, sono solo un inizio, certo. C’è molto da lavorare nell’inchiesta, per accertare le dinamiche precise e i ruoli, con nomi e cognomi, nell’omicidio. Ma, sull’inquietante delitto, nella località cilentana che in questi anni ha sempre più aumentato la sua notorietà turistica, ora si va oltre le ipotesi e le insinuazioni. L’omicidio Vassallo ha lacerato una comunità, con Dario e Massimo Vassallo ad alzare di continuo il tiro nelle denunce su quanto di storto vedono nel loro Cilento, che considerano diverso da quello immaginato dal fratello. Di sicuro, e va evidenziato, si è arrivati a questa svolta senza l’aiuto di collaboratori di giustizia come fu invece otto anni dopo l’omicidio di Giancarlo Siani. C’è una prima ricostruzione, attraverso un lavoro investigativo vecchia maniera. Un merito della Procura di Salerno e dei carabinieri del Ros, ma anche, va detto, una soddisfazione per la tenacia, impopolare nel loro paese, dei fratelli Vassallo. 

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