Pittella: socialisti pronti a far saltare tutto se Berlino continua a opporsi agli Eurobond

di Antonio Manzo
Venerdì 6 Maggio 2016, 00:39 - Ultimo agg. 00:50
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«Non capisco l’idrofobia dei tedeschi verso gli eurobond. È una delle proposte che viaggiano verso il Consiglio europeo di fine giugno. Abbiamo già detto che l’Italia non si impicca a una soluzione ma neppure possiamo accettare opposizioni palesi o mascherate». Gianni Pittella, capogruppo del Pse a Strasburgo, parla poche ore dopo la conclusione del vertice bilaterale Renzi-Merkel. Centellina le parole, lui che proprio poche settimane fa disse senza mezzi termini che «l’Europa dei muri» poteva ben considerarsi a un passo dal baratro. Cioè un fallimento storico. 

Ce l’ha con la Merkel che continua a opporsi al “migration compact”?
«Non è un problema riferibile personalmente alla cancelliera tedesca che guida una coalizione all’interno della quale ci sono sensibilità sanamente europeiste che vanno ben al di là del rigorismo - non rigore che è cosa diversa - del ministro delle finanze Schauble. Se Juncker apprezza il piano dell’Italia non è per cortesia istituzionale, ma perché si rende conto che l’Ue deve farsi carico del problema con la solidarietà che, spesso, è a senso unico».

Se la Merkel dice no, è no.
«Non piace ai tedeschi la soluzione del finanziamento comune dei debiti per le spese che gli Stati membri sostengono per l’immigrazione? Non vogliono l’emissione di eurobond per far fronte all’immigrazione dell’Africa? Come ha detto il presidente Renzi, noi non ci impicchiamo alla soluzione proposta. I tedeschi ne hanno una migliore? La presentino già al Consiglio europeo di fine giugno perché non possiamo tollerare due pesi e due misure».

Si riferisce all’Europa a due velocità sulle migrazioni?
«È inaccettabile che nell’accordo con la Turchia noi garantiamo circa sette miliardi ad Erdogan e poi appena un miliardo e mezzo di euro per l’Africa dove ci vogliono almeno dieci miliardi per fronteggiare una situazione drammatica. Che, poi, è quella che spinge a fuggire da guerre, fame e scontri tribali».

Il vertice di oggi Renzi-Merkel è un passo indietro?
«L’allergia tedesca era nota, non è una sorpresa ma in Gabriel, leader della socialdemocrazia tedesca, abbiamo trovato un alleato apprezzabile e appassionato delle ragioni italiane».

Quanto incide su quella che lei definisce «idrofobia tedesca nei confronti dell’Italia» il più ampio scenario della politica economica guidata dall’italiano Draghi?
«La nostra fortuna è che nella Germania della Merkel ci sono posizioni diverse all’interno della coalizione. Io credo che la diversità delle posizioni, in materia di politica economica e di bilancio, che spesso contrappongono la Cancelliera con il ministro Schauble non rappresentino un gioco delle parti. La Cancelliera Merkel continua a rappresentare l’unico punto di equilibrio tra il rigore e la tenuta dei conti pubblici con le politiche di sostegno alla ripresa economica dell’Italia».

Diventa sempre più difficile tenere unita la famiglia socialista europea?
«Finora ci siamo riusciti. Un successo targato socialista sono le regole della nuova Dublino, e non è cosa di poco conto. Da anni si assisteva al dibattito sulle nuove regole della Convenzione di Dublino».

Si riferisce alla previsione di una multa per ogni profugo non accolto?
«È un meccanismo che colpisce i Paesi che non accolgono i rifugiati».
Basta oppure sarà un replay del sistema del ricollocamento dei profughi, praticamente fallito?
«Non ci dobbiamo fermare ai numeri del ricollocamento fallito. Germania, Italia, i Paesi del Centroeuropa accolgono centinaia di migliaia di migranti. Il problema sono i Paesi dell’Est che si sono rifiutati di accogliere profughi anche in quantità minime. Se un paese come l’Ungheria, si pure guidato da un Orban legittimato da un voto democratico non accoglie neppure 200 profughi, siamo in presenza di giustificazioni ridicole o propagandistiche».
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