Reddito di cittadinanza, la «paghetta» del narcos: c'è la famiglia dell'uomo vicino agli Scissionisti

Reddito di cittadinanza, la «paghetta» del narcos: c'è la famiglia dell'uomo vicino agli Scissionisti
di Gigi Di Fiore
Mercoledì 5 Febbraio 2020, 00:00 - Ultimo agg. 13:20
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L’elenco è nutrito e nessuna regione ne è esclusa. Tra i furbetti del reddito di cittadinanza, che hanno ottenuto la famosa card gialla ricaricabile senza averne diritto, quelli con precedenti penali ne costituiscono parte rilevante. Dell’ultimo caso, si è saputo solo dopo il blitz che ha portato a 24 arresti per narcotraffico tra Campania e Lazio. Sei, tra i nuclei familiari coinvolti nell’inchiesta, compreso quello di Ciro Capasso principale indagato ritenuto vicino al clan degli scissionisti di Secondigliano, erano in possesso del reddito di cittadinanza. È partita subito la segnalazione all’Inps per quei sei che non potevano avere la card, ma resta la perplessità su una scoperta arrivata in maniera casuale, solo attraverso il blitz di un’inchiesta penale che si occupava di narcotraffico. Un’inchiesta penale di rilievo economico così alto da aver portato anche al sequestro di società, immobili, veicoli e investimenti finanziari tra Napoli e Caserta per un valore totale di oltre un milione di euro. 

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Le norme per potere ottenere la card sono chiare. Chi fa dichiarazioni fasulle o alterate per averla, rischia la reclusione da due a sei anni. E uno dei requisiti indispensabili è l’assenza di precedenti penali, o di carichi pendenti per indagini o processi in corso a proprio carico. Se vengono accertate queste condizioni non dichiarate, scatta subito la revoca del reddito di cittadinanza. Un mese fa, nella Locride, la Guardia di finanza ha scoperto 237 casi di beneficiari della card gialla che non potevano possederla. Tra questi, anche esponenti di intere famiglie di ‘ndrangheta arrestati, o sotto processo. Un esercito di furbi che, in nove mesi, è costato allo Stato oltre 870mila euro. E sempre in Calabria, nel corso dell’operazione Magma eseguita dalla Guardia di finanza, sono stati individuati cinque dei 45 arrestati della cosca Bellocco di Rosarno che intascavano il reddito di cittadinanza. In provincia di Siracusa, invece, un altro beneficiario del reddito voluto dal governo Conte è stato fermato il 30 ottobre scorso a bordo di una Porsche Macan (che ha un costo base di 60mila euro) di sua proprietà ed è stato denunciato per detenzione di 120 grammi di cocaina nascosti in casa in doppi fondi ricavati da lattine di bevande e da un piccolo estintore. L’uomo, Paolo Nastasi, è stato denunciato per spaccio di droga.

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Ma anche al nord, i furbi del reddito di cittadinanza non mancano. A Modena, una 39enne è stata scoperta a vendere alcolici senza alcuna licenza durante il Gay pride. Denunciata, ai terminali è risultata beneficiaria del reddito di cittadinanza. Non contenta di questa sua attività illegale, si era anche aperta una partita Iva che rendeva del tutto incompatibile il suo beneficio con le norme che lo prevedono. A Rimini, un imprenditore 70enne dichiarava solo la pensione sociale, mentre era proprietario di più immobili tra cui un albergo non attivo del valore commerciale di 800mila euro. È scattata la denuncia per truffa, insieme con la revoca del reddito di cittadinanza. In provincia di Bergamo, un 21enne arrestato per furto ai terminali è risultato titolare di una delle famose card gialle ricaricabili per il reddito di cittadinanza.

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Brucia l’Italia dei furbi, che sperano sempre di non essere pizzicati ai controlli. E brucia ancora di più se, nel panorama dei detentori della card, ci sono spacciatori, affiliati di ‘ndrangheta, truffatori, ladri, già pregiudicati. Non mancano, naturalmente, neanche i parcheggiatori abusivi. Di giorno senza lavoro e con tanto di card, di sera per strada a racimolare i soldi degli automobilisti. Ne sono stati beccati molti. Due giorni fa, a Messina ne sono stati denunciati quattro e due avevano il reddito di cittadinanza. Per loro è scattato il Daspo. Dalla Sicilia, alla Puglia fino alla Campania. Un 55enne napoletano, parcheggiatore abusivo nella zona della Stazione centrale, è stato denunciato il 24 novembre. Si sentiva furbo, perché vantava di essere disoccupato senza un contratto di lavoro e tanto meno contributi. Formalmente era vero, e per questo ha potuto avere non solo il reddito di cittadinanza, ma anche la pensione di invalidità. Eppure, in tasca gli agenti di polizia gli hanno trovato una ricevuta di un albergo di lusso dove era stato l’estate scorsa. Anche se non censita, né dichiarata, si sa l’attività di parcheggiatore abusivo, tutta rigorosamente al nero, è assai redditizia. Per non parlare dell’attività sommersa dello spaccio di stupefacenti, quella che assicura un pil rivelante e che, in alcuni casi, diventa parallela al reddito di cittadinanza. Dei 19 arrestati della cosca di spacciatori che gestivano il traffico di droga nel quartiere popolare «Ciampa di cavallo» a Lamezia Terme in Calabria, ben otto avevano pensato bene di presentare domanda di reddito di cittadinanza. E se l’erano vista accolta. Il motivo è semplice: la procedura prevede verifiche sulle proprietà o le attività lavorative dichiarate formalmente. Sfuggono ai controlli i lavori al nero e quelli del sommerso illecito. Spaccio di droga compreso. A Bergamo, la Guardia di finanza ha denunciato dodici persone, tutte con il reddito di cittadinanza, sorprese a lavorare senza contratto.

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Non è irrilevante sapere in che percentuale siano presenti pregiudicati e furbi da codice penale tra i beneficiari del reddito di cittadinanza. Un dato nazionale ricavabile solo attraverso le revoche successive, su segnalazione giudiziaria. La scoperta è infatti quasi sempre casuale, conseguenza di inchieste su altre vicende. E così meraviglia poco che alcuni componenti del clan Spada, quello che domina la zona di Ostia, abbiano chiesto a un Caf locale il reddito di cittadinanza. Una circostanza che provocò la reazione di Luigi Di Maio: «Posso garantire che chi fa parte del clan Spada non prenderà un solo euro. Ho chiesto di fare le opportune verifiche» disse.

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Ma non sempre lo spacciatore o il piccolo affiliato e componente di una famiglia di ‘ndrangheta e camorra è sotto i riflettori come lo era allora il clan Spada. Anche chi è agli arresti domiciliari non potrebbe avere in tasca la card. Eppure, in cinque che si trovavano in questa condizione, tra cui una donna, sono stati scoperti e denunciati a Taranto. Prendevano redditi dai mille ai 3500 euro e sono stati segnalati per la revoca della card chissà in quale modo ottenuta. 

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I controlli denunciano falle, perché non possono essere reali ma limitati alle documentazioni presentate dagli interessati su cui scattano successive verifiche. A Bari, un 57enne con il reddito di cittadinanza da 700 euro mensili è stato trovato a dicembre in possesso di dieci candelotti esplosivi, circa 60 grammi di hashish e materiale per confezionare le dosi. È risultato con precedenti per rapina, furto e armi. Sempre a dicembre, a Matera è stato fermato uno spacciatore di droga. Anche lui era in possesso del reddito di cittadinanza. E a ottobre, a Roma un uomo con reddito di cittadinanza per 500 euro al mese arrotondava come pusher in un circolo privato di via Pietralata dove, tra poker e blackjack, scorreva cocaina.

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Probabilmente, sono i controlli incrociati che andrebbero intensificati: dai terminali delle Questure e Procure per i precedenti penali, ai Catasti immobiliari, gli Uffici del registro, le Agenzie delle entrate per la situazione patrimoniale. Ma, è facile l’obiezione, va tutto bene per situazioni censite dai pc. Cosa succede, come nelle vicende finora emerse, quando chi ha il reddito di cittadinanza sfugge ai terminali e all’ufficialità perché fa lavori illeciti, sommersi o in nero? Un grande tema, perché privo di risposta, senza l’aiuto dei terminali in possesso degli organismi investigativi e giudiziari. 
 

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