Serie A, il presidente Gravina:
«Il prossimo passo, gli stadi aperti»

Serie A, il presidente Gravina: «Il prossimo passo, gli stadi aperti»
di Pino Taormina
Giovedì 4 Giugno 2020, 10:00 - Ultimo agg. 10:25
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Gabriele Gravina, il presidente della Figc, è sereno. Come se avesse portato a termine una missione che fino a poche settimane fa sembrava quasi impossibile.
Presidente, dodici giornate da giocare sono tante. Era complicato convincere tutti che era magari meglio passare direttamente ai playoff?
«Il nostro obiettivo è assegnare in campo i verdetti di questo campionato. Ho sempre sostenuto che cambiare format in corsa sarebbe stato necessario se non ci fossero state le condizioni per la ripartenza. Invece oggi siamo molto vicini a questo traguardo, è giusto che si giochino tutte le partite in programma».
Cosa pensa delle polemiche sull'algoritmo?
«È stato sollevato molto rumore senza nemmeno conoscere di cosa di tratta. Non vogliamo chiamarlo così? Chiamiamolo criterio per la definizione delle graduatorie ispirato al merito sportivo. Se il campionato si dovesse fermare un'altra volta, non ritengo giusto, ad esempio, cristallizzare la classifica senza tenere conto delle gare che restano da giocare, con club che magari ne hanno giocate di meno rispetto ad altri. Sarà ispirato a un principio di equità e buon senso».
Non voleva essere il becchino e non lo sarà. È questa la gioia più grande?
«È una grande soddisfazione, un risultato straordinario per il calcio, non per me stesso. Ho svolto con fatica e determinazione un compito in cui ho sentito forte il senso di responsabilità che il ruolo mi impone. Andare oltre gli interessi di parte è stato difficile, ma necessario».
La polemica sui cialtroni. Perché ha scelto di non fare nomi? E ha avuto delle reazioni al suo sfogo?
«Non è importante accusare qualcuno piuttosto che un altro, ma dire le cose come stanno, perché negli ultimi mesi ci sono state fin troppe mistificazioni. È stato curioso leggere commenti stupiti da parte di chi fino al giorno prima scriveva e diceva le stesse cose che ho detto io. Comunque sono stati molti di più quelli che hanno capito e apprezzato».
Lei qualche partita in chiaro la darebbe come farà la BBC in Inghilterra?
«La Serie A ha raccolto l'invito del Ministro Spadafora, posizionando la Coppa Italia in testa a tutti gli avvenimenti per la ripartenza così da far riabbracciare il calcio all'Italia e viceversa. Il resto è un tema che risente doverosamente del rispetto dei contratti in essere con i broadcaster».
Riusciremo a rivedere tifosi in estate allo stadio secondo lei?
«Me lo auguro. Migliorando l'andamento dei contagi, spero si possa consentire un accesso parziale agli impianti di calcio. Sarebbe una straordinaria iniezione di fiducia e di entusiasmo».
Lei viene dal calcio di provincia, serie C e serie B con Castel di Sangro: che futuro avrà questo calcio, quando arriverà il tempo delle riforme? Ed è la riduzione delle squadre la strada da seguire?
«Prima che scoppiasse la pandemia ho avviato la discussione per la riforma dei campionati. La ritengo determinante per lo sviluppo del nostro movimento, ma al di là del numero dei club professionistici sarà fondamentale farla con una logica di sistema, attraverso la quale stabilire una volta per tutte la funzione degli altri campionati rispetto alla Serie A».
Qual è stato il momento più difficile, anche sotto il profilo personale di questi mesi?
«La decisione di interrompere tutte le attività in Francia è stato il momento più critico, sembrava fossi rimasto solo a perorare la causa della ripartenza. Il dispiacere più grande però è stato verificare che, alcune volte, per sostenere un'idea diversa dalla mia veniva distorta anche la realtà. Abbiamo sempre detto che volevamo ricominciare quando le condizioni generali lo avessero permesso, invece alcuni hanno ingiustificatamente sostenuto che volevamo giocare nonostante l'emergenza. Questo mi ha ferito profondamente».
Secondo lei Spadafora dovrebbe ringraziarla? Oggi si sarebbe pentito come si sono pentiti in Francia se avesse fermato il campionato?
«Sono io che ringrazio il Ministro per l'attenzione che ha mostrato verso il nostro mondo. In questi mesi, non c'è stato solo il tema della ripartenza, ma anche quello dei provvedimenti normativi da assumere in favore del calcio. Ci siamo confrontati quotidianamente nel rispetto reciproco dei ruoli».
I club non trovano accordo neppure per le date della Coppa Italia: assisterà alle semifinali che sono come un simbolo di rinascita del calcio e del nostro Paese?
«Al di là della dialettica interna, molto accesa, anche la Serie A è convinta della necessità della ripartenza. L'assegnazione della Coppa Italia sarà uno straordinario messaggio di speranza, un inno allo sport, trasmesso in diretta mondiale. Rispettando tutte le misure di sicurezza assisterò alla finale».
Tra 12 mesi sarà ancora lei il Presidente della Figc quando ci sarà l'Europeo?
«Non me lo sono posto come problema. Il mio principale obiettivo adesso è consentire al sistema di ripartire e di farlo col minor danno possibile, poi faremo tutte le valutazioni del caso».
Lei personalmente ha avuto paura di questa pandemia che ha travolto il Paese?
«Siamo tutti rimasti colpiti e turbati. Questa drammatica pandemia ha cambiato molte delle nostre abitudini, se vogliamo ha imposto una ridefinizione delle nostre priorità. Personalmente ho perso un amico caro, ho profondo rispetto per ha provato dolore in questi mesi terribili».
A suo avviso qualche giocatore potrebbe avere paura di andare a giocare in qualche città del nord?
«Il calcio riparte insieme al Paese, si può circolare tra le regioni perché ci sono le condizioni di sicurezza per tutti. Rispettando i protocolli non dobbiamo aver paura».
Sulla quarantena secondo lei il governo vi verrà incontro?
«Il mio auspicio è che l'Italia riesca a superare definitivamente la fase critica, a quel punto si potrà riaffrontare l'argomento con Governo e CTS, che su questo aspetto ha sempre mostrato grande cautela».
 
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