Raz Degan è nato e cresciuto a Israele e racconta il suo dramma per la guerra scoppiata in Medio Oriente. Lo fa nella trasmissione Verissimo. «Fa male all'anima tutto questo, non riesco a immaginare che siamo arrivati a tanto».
Il papà e fratello stanno la. «Mio padre ha 80 anni il nostro kibbutz è stato evacuato lui non lascia la casa. La moglie del fratello di mio fartello è mancata, era una delle ragazze che sono andate a ballare al rave a Israele per la pace è passata già una settimana».
Raz Degan, la preoccupazione per i parenti a Israele
Con gli occhi lucidi l'attore continua: «Noi ebrei quando muore qulacuno per 7 giorni stiamo a casa, ora sono passati 7 giorni e i genitori di quella ragazza non sanno che fine ha fatto perché tanti cadaveri non sono riconoscibili.
Che racconto straziante ... che mondo disumano ! 💔 #RazDegan #Verissimo
— 𝕁𝕠𝕧𝕚𝕖 ❣ ♡🦂♏🤍🖤 (@JoIloveJu) October 15, 2023
Immagini forti quelle che Silvia Toffanin manda: «queste immagini sono meno di quello che realmente sta accadendo. Non si può immaginare, ho paura a raccontare al popolo italiano quello che sta succedendo. È tutto al di là della politica»
Si torna a parlare del padre: «Mio padre non sono riuscito a convincerlo a venire ma la mia sorellastra che ha 4 figli iene a casa mia stasera. É stato difficile portarla qua perchè non ci sono più i voli»
Ha ragione Raz Degan sulla guerra in Israele purtroppo,odio porta odio,sangue porta sangue,vendetta porta vendetta,e chissà dove andremo a finire...#Verissimo
— Alessia Nieddu (@alessita_1994) October 15, 2023
Il racconto
Ma cosa è un kibbutz, Raz lo spiega: «Un kibbutz è un grande campeggio in cui iono 500 famiglie e laorano insieme io sono nato li al confine della Siria».
#palestina #israele 🙏🙏🙏🙏 un grande uomo @raz_degan pic.twitter.com/oz5zOBJI0X
— spike (@RebelRed49) October 15, 2023
Un'infanzia quella di Raz degan difficile anche da raccontare: «Io da piccolo stando al Nord le guerre erano la e per me i giochi erano gli ordigni». Ha vissuto negli anni delle grandi guerre senza il padre e con il rumore delle bombe costante.
Il dolore di Raz non è arginabile. «Stavano festeggiando per la pace. sono stati bruciati vivi, decapitati, questa non è guerra. Loro non avevano armi». Dove finirà? «Il sangue porta sangue»