Luca Ciriani: «Dialogo con l’opposizione, ma la maggioranza è una. Senato? I numeri ci sono»

Il ministro ai rapporti con il Parlamento: «Mi auguro comportamenti responsabili»

Luca Ciriani: «Dialogo con l’opposizione, ma la maggioranza è una. Senato? I numeri ci sono»
Luca Ciriani: «Dialogo con l’opposizione, ma la maggioranza è una. Senato? I numeri ci sono»
di Ernesto Menicucci
Lunedì 24 Ottobre 2022, 01:13 - Ultimo agg. 07:33
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Luca Ciriani, ministro per i rapporti con il Parlamento, quando ha saputo che sarebbe entrato in squadra?

«Era un’ipotesi che Giorgia Meloni mi aveva ventilato tempo fa. Poi, quando sono stato rieletto capogruppo al Senato, pensavo fosse finita lì. E invece mercoledì me ne ha riparlato e venerdì ero nella lista».

In quella casella doveva andare Maurizio Lupi. Crede che dopo le turbolenze – dovute soprattutto a Berlusconi – della scorsa settimana Meloni abbia virato su un uomo di sua stretta fiducia?

«È un po’ antipatico che lo dica io, ma posso dire, dopo 5 anni da capogruppo al Senato, che il ministro per il Parlamento, una figura di cucitura, il vero “ambasciatore” del governo presso le Camere, deve essere una figura molto vicina al premier».

E lei lo è?

«Conosco Giorgia dal 2006, quando venne a una mia campagna elettorale.

Si vedeva fin da allora che era una predestinata, la migliore di tutti. Da lì è nata un’amicizia profonda».

A chi si ispira? A Tatarella?

«Beh, lui è stato il maestro della destra di governo per tanti di noi. Magari essere come lui...».

Come terrà a bada gli alleati?

«Facile. Oggi lo ha detto Salvini in Cdm: “Staremo insieme 5 anni”. E io mi fido di Matteo».

Anche di Berlusconi?

«Dopo questi due giorni di grande entusiasmo e fiducia, non credo che nessuno metta in discussione la compattezza del centrodestra, che non è di Berlusconi, di Salvini o di Meloni. È un blocco sociale, un popolo, che da 12 anni aspettava un governo eletto. E nessuno lo può tradire con i suoi personalismi, anche perché pagherebbe un prezzo altissimo. Poi la sintesi la fa Meloni, è lei che ci mette la faccia».

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Spaventato?

«È giusto essere preoccupati il giusto. Ma così si lavora meglio, con più concentrazione. Non c’è nulla per cui essere rilassati».

Cercherà il coinvolgimento anche delle opposizioni?

«L’abbiamo fatta per tanti anni e sappiamo che, se fatta in modo intelligente, può essere molto utile. Mi auguro che ci sia un’opposizione sì dura, ma anche responsabile, anche perché abbiamo davanti 3 o 4 mesi molto pesanti, tra Finanziaria, decreti in sospeso, progetti per il Pnrr sui cui, mi permetta di dire, non abbiamo mai votato contro ma abbiamo criticato il governo per il poco spazio dato al Parlamento nella discussione. Noi non abbiamo mai impedito al governo di approvare leggi urgenti, o provvedimenti per il bene del Paese. Mi auguro che le opposizioni facciano lo stesso».

Si augura anche un allargamento della maggioranza?

«No, questo no. La maggioranza è politica, autosufficiente e votata dagli italiani. Non ci sono formule alternative. L’unica sarebbe il ritorno alle urne».

A Palazzo Madama, con molti senatori ministri, dovrete fare attenzione ai numeri...

«Sta a noi garantire che ci siano. Ma nessuno di noi è stato eletto per fare il turista: i ministri si organizzeranno per essere presenti in aula».

È ancora contro il green pass?

«Premesso che ho fatto tutti i vaccini, ma ci sono state anche delle esagerazioni, specie con Arcuri commissario, che meriterebbero un’indagine parlamentare».

Lei viene da Trieste, dove il cavallo di battaglia per la destra identitaria è il riconoscimento della tragedia delle foibe.

«Una delle pagine strappate alla nostra storia per decenni. Adesso quell’epoca è finita per fortuna. Siamo per la pacificazione nazionale».

Celebrando anche il 25 aprile?

«L’ho sempre fatto: è la festa della Liberazione da una dittatura. Solo che, qualche volta, mi sono preso le sassate per aver partecipato alle manifestazioni monopolizzate dalla sinistra. Credo che sia tempo di superare anche questa polemica».

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