La più antica tomba di un neonato in Europa scoperta in Liguria. «Era una bimba, l'abbiamo chiamata Neve»

La più antica tomba di un neonato in Europa scoperta in Liguria. «Era una bimba, l'abbiamo chiamata Neve»
Martedì 14 Dicembre 2021, 16:02 - Ultimo agg. 16:47
3 Minuti di Lettura

 È stata scoperta in Liguria la prima sepoltura europea di una neonata di 10.000 anni fa: si tratta di un'eccezionale testimonianza del Mesolitico e rivela una società di cacciatori-raccoglitori che teneva in particolare considerazione anche i suoi membri più giovani. Il ritrovamento è avvenuta nel sito dell'Arma Veirana, in provincia di Savona ed è oggi pubblicato su «Scientific Reports», rivista del gruppo «Nature». Scavando in una grotta del comune di Erli, nell'entroterra di Albenga, un team internazionale di ricercatori ha scoperto la più antica sepoltura fino ad oggi mai documentata in Europa relativa a una neonata mesolitica. La sepoltura ha restituito, insieme ai resti del piccolo corpo, un corredo formato da oltre 60 perline in conchiglie forate (Columbella rustica), quattro ciondoli, sempre forati, ricavati da frammenti di bivalvi (Glycimeris glycimeris) e un artiglio di gufo reale. La scoperta permette di indagare un eccezionale rito funerario della prima fase del Mesolitico, di cui sono note poche sepolture, che testimonia un trattamento apparentemente egualitario di un loro giovanissimo membro. La comprensione di come i nostri antenati trattassero i loro morti ha un enorme significato culturale e consente di indagare sia i loro aspetti comportamentali sia quelli ideologici.

L'équipe ha scoperto la sepoltura nell'estate del 2017, ma l'ha poi scavata completamente solo nel luglio dell'anno successivo.

Il team è coordinato da ricercatori italiani, Stefano Benazzi (Università di Bologna), Fabio Negrino (Università di Genova) e Marco Peresani (Univerisità di Ferrara), nonché delle Università di Montreal (Canada), della Washington University (Usa), dell'Università di Tubinga (Germania) e dell'Institute of Human Origins dell'Arizona State University (Usa). Jamie Hodgkins, archeozoologa presso l'University of Colorado Denver, ha qui lavorato insieme a suo marito Caley Orr, anche lui paleoantropologo presso la stessa università. Arma Veirana è una cavità, lunga una quarantina di metri e dalla curiosa forma a capanna, nota da tempo agli abitanti della val Neva, ma trovandosi lontana dalla costa e non essendo di facile accesso non è mai stata oggetto di indagini archeologiche programmate.

Solo alcuni scavatori clandestini ne avevano purtroppo compreso l'importanza, mettendo in luce, attraverso due sondaggi, livelli con manufatti litici e fauna riferibili a frequentazioni umane del Paleolitico medio (uomo di Neanderthal) e del tardo Paleolitico superiore (Homo sapiens). Nella terra rimaneggiata derivante dagli scassi dei clandestini Giuseppe Vicino, ex-conservatore del Museo Archeologico del Finale, raccolse nel 2006 alcuni reperti che consegnò alla Soprintendenza, facendo quindi conoscere il sito alla comunità scientifica. Il team dedicò le prime due campagne di scavo (2015 e 2016) ad indagare il deposito prossimo all'imboccatura della cavità, mettendo in luce livelli che contenevano manufatti litici datati a oltre 50.000 anni fa e tipici degli uomini di Neanderthal. Furono trovati anche resti di cibo, come ossa fatturate e con tagli di macellazione attribuibili a cervi e cinghiali, nonché residui di grasso carbonizzato. Nella porzione sommitale inoltre vennero in luce livelli datati alla fine del Paleolitico superiore e relativi a frequentazioni di raccoglitori-cacciatori di 16-15.000 anni fa.

© RIPRODUZIONE RISERVATA