Gli speleo sub dei vigili del fuoco che ieri hanno individuato cinque dei sei dispersi del Bayesian si sono trovati di fronte a una scena simile a quella del film “Titanic”. I corpi galleggiavano nelle cabine, nascosti dietro materassi e suppellettili di ogni tipo. L’acqua, penetrata in pochi attimi all’interno dello scafo, li ha colti probabilmente nel sonno, non dando loro il tempo di uscire dal veliero che si è inabissato lunedì, poco prima dell'alba, a mezzo miglio da Porticello, dopo essere finito nell’occhio di una burrasca. I sommozzatori sono riusciti a recuperare quattro cadaveri e ad individuarne un quinto all'interno dell'imbarcazione che si trova a 50 metri di profondità, adagiata sul fondale, inclinata sul fianco destro. Il bilancio ufficiale della tragedia è dunque di sei vittime (il corpo del cuoco era stato recuperato subito), un disperso e 15 sopravvissuti. I corpi recuperati ieri sono quelli di Jonathan Bloomer, il presidente della Morgan Stanley International, della moglie Anne Elizabeth, del legale Chris Morvillo e della moglie Nada. All’appello mancano dunque Mike Lynch (che pare sia il quinto cadavere individuato, ma non “ripescato” dal mare) e Hanna, la figlia 18enne dell’imprenditore britannico proprietario dello yacht. Un ingegnere della Italian Sea Group, la società proprietaria di Perini Navi, il gruppo viareggino di cantieri che nel 2008 varò il veliero Bayesian, sarebbero diversi gli errori che potrebbero essere stati commessi: dalle mancate chiusure dello scafo, ai motori spenti, fino alle persone presenti ancora in cabina.
DERIVA SOLLEVATA
Alle squadre che operano da due giorni in condizioni difficilissime si sono aggiunti i sub che avevano preso parte alle ricerche della tragedia della Concordia. In base a una prima ispezione esterna, lo scafo non presenterebbe falle e l'albero maestro in alluminio, alto 75 metri, sarebbe integro. Ad attirare l'attenzione dei sub è stata anche la grande deriva mobile dell'imbarcazione (detta più comunemente chiglia), sollevata perché il veliero si trovava in rada. Il pescaggio in assetto di navigazione del cosiddetto corpo morto, che nel caso del Bayesian è di circa dieci metri, mira infatti ad assicurare stabilità all'imbarcazione. Il fatto che la deriva - che funge da contrappeso all'imponente albero - non fosse abbassata potrebbe quindi aver tolto stabilità allo yacht, favorendo il suo ribaltamento. Il repentino affondamento, avvenuto secondo le riprese di alcune telecamere del litorale nel giro di un minuto, potrebbe essere addebitabile a un’altra concausa: uno o più dei portelloni del veliero (verosimilmente quelli usati come “garage” dei tender) forse erano rimasti aperti. I piani originali di quell’imbarcazione considerano un’inclinazione massima fino a 70 gradi senza conseguenze, ma con i portelloni aperti il limite scende a 25 gradi. Complici le forti raffiche di vento sui 120 chilometri orari che sferzavano l’albero “oversize” e la deriva alzata, molto probabilmente lo yacht si è sbilanciato su un fianco. Se dei varchi fossero rimasti spalancati, sarebbe bastata quindi un’inclinazione di 25 gradi per far scuffiare la barca e fungere da via d'accesso per una grande massa d'acqua in grado di riempire completamente lo scafo e di farlo calare a picco in pochi secondi, come un sasso. «Un portellone aperto è peggio di una falla», spiega un esperto della navigazione.
L’INTERROGATORIO
La Procura di Termini Imerese ha aperto un fascicolo d’indagine in cui sono ipotizzati i reati di naufragio colposo e plurimo omicidio nautico (che è sempre una fattispecie colposa). Martedì, fino a tarda sera, i pm hanno interrogato per oltre due ore James Catfield, 51 anni, il comandante del Bayesien, per ricostruire le fasi drammatiche dell'inabissamento. Tra le altre domande, gli è stato chiesto se avesse lasciato aperti dei portelloni, nonostante l’avviso di condizioni meteo avverse, e come mai non abbia portato in salvo tutti i passeggeri prima di lasciare la nave. L’ipotesi più probabile, secondo gli investigatori della Guardia Costiera, è che le vittime sono rimaste intrappolate perché erano più lontane dalle vie di fuga, rispetto ai sopravvissuti e ai membri dell’equipaggio (questi ultimi, probabilmente, accorsi sul ponte della barca per fronteggiare l’emergenza).
Ieri mattina sono stati ascoltati dagli inquirenti anche i superstiti, per avere appunto un riscontro sulla dinamica con cui hanno abbandonato lo yacht. Si trovano all'interno del resort Domina-Zagarella, a Santa Flavia (Palermo), dove sono arrivati anche i massimi vertici della Morgan Stanley International. «Una tragedia degna di William Shakespeare», l'ha definita l'imprenditore britannico Brent Hoberman, amico personale del tycoon Mike Lynch. E proprio davanti al luogo di questa tragedia shakespeariana c'è chi ha dato vita a una sorta di turismo dell'orrore, con persone che hanno fatto a gara per scattare selfie e girare video da postare sui social con lo sfondo del mare che ha inghiottito il Bayesian.
IL ROBOT
Una risposta ai numerosi interrogativi che riguardano ancora questo giallo potrebbe venire anche dalle immagini di un robot sottomarino, il Rov (Remotely Operated Vehicle). Capace di operare sul fondale marino fino a una quota di 300 metri e un'autonomia tra le 6 e le 7 ore, è dotato di un'avanzata tecnologia che permette di indagare i fondali e di registrare video e immagini dettagliate.