Nel verdetto depositato dalla Seconda sezione penale due giorni fa - che ha riaperto l'appello bis per mafia per undici moldavi per i quali la Corte di Appello di Venezia diversamente dal primo grado, come avvenuto per i Fasciani, aveva riconosciuto solo l'associazione semplice - la Cassazione sottolinea che le nuove mafie hanno cambiato «la necessità e le modalità di esteriorizzazione del metodo mafioso». Si muovono sottotraccia, e sono cambiate anche le «condizioni di assoggettamento e di omertà» tanto che questa nuova criminalità - rilevano gli 'ermellinì - è «oggetto di ampia riflessione giurisprudenziale con esiti» che prescindono dal requisito della «indispensabilità del radicamento territoriale». In proposito, la Suprema Corte ricorda che «nel procedimento a carico di Carminati ed altri, cosiddetto Mafia Capitale, in fase cautelare si è escluso che il riflesso esterno della forza intimidatrice debba tradursi necessariamente nel controllo di una determinata area territoriale».
Gli "ermellini" ci tengono a ricordare di aver già dato il "placet" all'accusa di 416bis per gli imputati del "mondo di mezzo" per i quali, a luglio, il Tribunale di Roma ha invece escluso la mafiosità e si attende il ricorso della Procura guidata da Giuseppe Pignatone.
Questa nuova pronuncia esorta i giudici di merito ad avere consapevolezza del fatto che «la permeabilità del contesto sociale all'uso strumentale dell'intimidazione mafiosa è una variabile fortemente condizionata dal più o meno spiccato senso civico e dallo sviluppo di un adeguato livello di legalità» per cui non è necessario che l'impronta mafiosa appaia «in termini macroscopici» per contestare l'accusa di mafia. Questo «è ancor più vero - aggiunge il verdetto - laddove la carica intimidatrice sia, per scelta criminale, diretta al controllo di realtà economiche ben determinate o di peculiari gruppi etnici», insomma sempre di mafia si tratta anche se si dedica ad attività di 'nicchià come gli appalti del terzo settore o il racket dei pullmini. Come nel caso dei moldavi - 80 arrestati, gli undici del verdetto sono quelli che hanno scelto l'abbreviato - che imponevano con la sola forza intimidatrice e il raro ricorso alla violenza una 'tassà sui connazionali e sulle merci in transito da e per la Moldavia nelle aree di sosta di Verona, Vicenza, Venezia, Modena, Bologna, Reggio Emilia e Brescia. Rapinavano anche gli spacciatori nordafricani per rivendere la droga a terzi. Per la Cassazione è mafia anche se prende di mira «peculiari gruppi etnici», come ha sostenuto il Pg di Venezia.