Napoli, processo alla movida e due casi in Tribunale: «Ora i risarcimenti»

Ecco gli effetti della sentenza di Brescia sui danni alle famiglie da decibel e caos

Le notti di caos e disagi nel centro storico dove nel weekend arrivano migliaia di giovani
Le notti di caos e disagi nel centro storico dove nel weekend arrivano migliaia di giovani
Leandro Del Gaudiodi Leandro Del Gaudio
Lunedì 5 Giugno 2023, 23:40 - Ultimo agg. 6 Giugno, 18:38
4 Minuti di Lettura

Due class action che attendono il verdetto di un giudice. Due fascicoli in Tribunale, che potrebbero fare i conti con un recente verdetto della Cassazione. Movida sotto processo, danni esistenziali, caos e decibel che si sono abbattuti per anni su tantissimi nuclei familiari. Processi in corso, la svolta arriva da Roma. In sintesi, i giudici della Suprema Corte hanno attribuito la responsabilità dei danni subiti dal fracasso da movida al Comune di Brescia, ritenuto responsabile di non aver portato a termine il piano di contrasto a caos e degrado. Un precedente destinato a fare giurisprudenza, ma anche e soprattutto ad entrare nei due fascicoli aperti a Napoli e sottoposto all’attenzione di giudici civili. Di cosa parliamo?

Al vaglio del Tribunale di Napoli ci sono due esposti inoltrati da cittadini del centro storico.

Due class action, entrambe sostenute dal Comitato per la quiete pubblica dell’avvocato e consigliere comunale Gennaro Esposito. Fascicoli al vaglio di un giudice che, in entrambi i casi, ha disposto la nomina di consulenti tecnici di ufficio. Chiaro l’obiettivo: stabilire le conseguenze dell’inquinamento acustico sul malessere di interi nuclei familiari, esposti per anni - soprattutto nelle ore notturne - a ogni genere di schiamazzi.

Analisi decisiva per la storia dei due processi napoletani. In ballo c’è l’orientamento della Cassazione, che ha ribadito il «perimetro di responsabilità» del Comune di Brescia nell’adozione di «provvedimenti idonei ed esigibili per riportare le immissioni acustiche entro la soglia di tollerabilità». Principi di massima che, in linea generale, verranno sottoposti anche alla valutazione dei magistrati napoletani, alla luce di alcune domande di fondo: esiste un potere di vigilanza da parte dei Comuni? Esiste un potere amministrativo nella «zonizzazione di intere aree urbane»? Questioni che incidono sulla gestione delle licenze e sui regolamenti urbani. 

Vicende che sembravano destinate a rimanere sospese, in una sorta di limbo del non giudicato, che ora potrebbero essere rivitalizzate alla luce del provvedimento adottato in Cassazione. Non è il primo caso, a proposito di movida, che approda davanti ai giudici napoletani. Basta spulciare gli archivi di questi anni. Siamo nel 2019, quando il Tribunale di Napoli - in sede penale - condanna un imprenditore del by night per stalking a 12 mesi di reclusione, dopo la denuncia di una coppia di coniugi (erano difesi dall’avvocato Roberto Imperatore). In sintesi, i coniugi dimostrarono che a nulla era servito blindare pareti e finestre della propria casa, per attutire i danni degli schiamazzi prodotti dentro e fuori il locale, per altro scanditi da musica ad altissimo volume. Di recente ci hanno provato, in sede civile, alcuni cittadini di Bagnoli che si erano appellati al Comitato in difesa della quiete pubblica dell’avvocato Esposito, sperando di poter ottenere un risarcimento del danno patito per l’esposizione al baccano prodotto da locali di nuova generazione. Una vicenda anomala, quella di Bagnoli, se si pensa che l’esposto presentato a Napoli viene citato dai giudici di Torino come punto fermo di un intero procedimento giudiziario.

Ma a Napoli, il caso di Bagnoli è stato archiviato. Intanto, però, restano aperti i due processi nati dalle class action dei cittadini di piazza Bellini e di piazza San Domenico Maggiore. In attesa dell’intervento dei consulenti del Tribunale, pesano le conclusioni presentate dagli attori della lite: si parla di inerzia comunale, in materia di controlli, di vigilanza, di adeguamento ai piani previsti in sede di Comitato.

Agli atti finiscono decine di filmati ricavati dalle fonti aperte, che raccontano il tappeto di vetri di bottiglie rotte all’alba nelle piazze del centro storico; il fracasso che mortifica il diritto al riposo, alla quiete, che stressa centinaia di persone e che frustra la vivibilità in intere zone del centro cittadino. L’ultima scena è di sabato scorso, quando una coppia di bongisti (da bonghi, tamburi tribali, ndr), accompagnata da casse elettroniche con musica ad alto volume ha invaso intorno alle tre del mattino piazza del Gesù. Anche in questo caso, si tratta di definire il perimetro delle responsabilità, a proposito di licenze e di vigilanza. Nessuno interviene? Nessun responsabile?

© RIPRODUZIONE RISERVATA