Quindici persone, di cui tre già identificate, saranno iscritte a breve nel registro degli indagati con l'accusa di percosse aggravate dall'odio razziale per l'aggressione di padre e figlio di 6 anni, francesi di religione ebraica, avvenuta domenica scorsa in un'area di sosta sull'autostrada Milano Laghi.
Ma la vicenda assume ora contorni più confusi. Già, perché il legale che assiste alcune delle persone accusate dell'aggressione, ora rilancia e punta il dito contro l'uomo che ha raccontato di essere stato picchiato: «Accusa falsamente i miei patrocinati di essere stato aggredito per motivi di odio etnico, nazionale, razziale o religioso e ha rivolto alla compagnia di origine palestinese gesti offensivi, insulti razzisti, sessisti e minacce», spiega la sua versione l'avvocato Federico Battistini. «La versione dei fatti esposta dal signore francese è parziale e tendenziosa», aggiunge sostenendo di avere presentato querela nei suoi confronti alla Procura di Milano per i suoi assistiti a cui sono stati riscontrate al pronto soccorso «lesioni, nello specifico trauma cranico e contusioni da percosse».
La versione della difesa. «Le persone da me patrocinate sono ben consapevoli di cosa significhi essere discriminati per motivi religiosi, etnici e razziali, e non intendono certo macchiarsi degli stessi crimini».
«La volontà dei miei assistiti - aggiunge - è che la comunità ebraica e quella palestinese collaborino in sinergia per porre fine al dramma cui stiamo assistendo. Per questo le accuse di antisemitismo che sono state loro rivolte, unitamente alla diffusione delle immagini che li ritraggono, risultano particolarmente insopportabili, oltre ad averli esposti a gravi danni e a pericolo per la propria incolumità. Per tale ragione sono peraltro a richiedere la rimozione del video o quanto meno l'oscuramento dei volti dei miei assistiti e dei loro familiari, onde evitare di esporli a ulteriori danni e pericoli».
Come stanno procedendo le indagini? Intanto, mentre le indagini della Procura proseguono, a segnalare l'odio antisemita sui social è il consigliere comunale di Azione, ed esponente della comunità ebraica di Milano, Daniele Nahum, che decide di querelare gli haters. Le tre persone identificate dalla Digos per l'aggressione alla famiglia francese, secondo quanto è stato ricostruito, non farebbero parte del movimento ProPal e i loro volti non sarebbero mai comparsi nelle manifestazioni che dall'inizio del conflitto Israele-Palestina si succedono a Milano ogni sabato.
Cosa è successo? Padre e figlio si trovavano in un autogrill a Lainate, nel Milanese, quando sono stati insultati; il padre, un uomo di 52 anni, è stato anche aggredito perché portavano la kippah. Lo stesso copricapo che ha indossato lunedì scorso nell'aula del Consiglio comunale di Milano, Daniele Nahum, proprio in segno di solidarietà per padre e figlio aggrediti.
L'odio social. L'odio, questa volta social, ha travolto anche lui: «Almeno ad Auschwitzland avevate un posto dove lavorare, mangiare, e dormire. Quello che state facendo in Palestina non si avvicina anni luce alla vostra farsa dell'Olocausto», è la frase che gli è stata rivolta in un commento sui social. E ancora, "è finita l'era di fare le vittime», oltre a frasi di cori da stadio contro Anna Frank. Ora per il consigliere di Azione, che proprio tempo fa aveva lasciato il Pd per l'uso della parola genocidio per descrivere quello che accade a Gaza, «la misura è colma» e scattano le querele «verso tutti coloro che mi hanno rivolto insulti di carattere antisemita». «Da rappresentante istituzionale, sento il dovere di non far passare neanche un singolo episodio di antisemitismo - sottolinea -, sia che riguardi direttamente la mia persona, sia che sia rivolto a qualsiasi cittadino». Frasi come queste, commenta il leader di Azione Carlo Calenda, «sono un'offesa intollerabile alla dignità umana, alla storia e alla memoria di milioni di persone. E oggi più pericolose che mai».
Cosa sta accadendo in Italia? In Valle d'Aosta scatta invece la sorveglianza rafforzata in un resort dove sono ospitate alcune centinaia di ebrei ortodossi per un periodo di vacanza in montagna. Non ci sono minacce concrete ma, a scopo preventivo, pattuglie delle forze dell'ordine si alternano nelle 24 ore per monitorare la struttura. In Italia gli episodi di antisemitismo rimangono stabili rispetto allo scorso anno ma cresce la gravità. Ogni mese si registrano 70-80 episodi di antisemitismo, «un numero che non si discosta da quello dello scorso anno, quando si era già verificato un aumento del 400%, ma di cui cresce la gravità", come spiega il direttore dell'Osservatorio antisemitismo del Cdec Gadi Luzzatto Voghera, secondo cui «da un post alle aggressioni il passo è breve».