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Putin, imprenditori e manager russi (e spie) in fuga a Belgrado: così investono nella nuova "Casablanca d'Europa"

Belgrado, imprenditori e manager russi (e spie) in fuga da Putin investono nella nuova "Casablanca d'Europa"
Belgrado, imprenditori e manager russi (e spie) in fuga da Putin investono nella nuova "Casablanca d'Europa"
Simone Pierinidi Simone Pierini
Articolo riservato agli abbonati
Mercoledì 2 Novembre 2022, 10:08 - Ultimo agg. : 23:19
5 Minuti di Lettura

La guerra in Ucraina ha trasformato la città di Belgrado nella nuova Casablanca d'Europa. Nel cuore della Serbia hanno infatto trovato rifugio imprenditori, manager e semplici cittadini russi in fuga da Putin. Una sorta di invasione pacifica figlia della volontà di condurre una vita normale, tra affari e famiglia. 

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«All'inizio della guerra, tutti i clienti hanno chiesto di affittare una casa», ha detto un avvocato di Belgrado, Tijana Vujovic, che parlando con Bloomberg ha ammesso di aver avuto a che fare con almeno 500 russi quest'anno, tutti alla ricerca di un ufficio o di un appartamento nel centro della città. «Negli ultimi mesi ho ricevuto molte richieste da parte loro di acquistare, e non solo per ottenere la residenza, ma per vivere». 

Belgrado, la Serbia e i rapporti con la Russia

Le mosse, insieme all'escalation degli attacchi di Putin in Ucraina, hanno reso le relazioni della Serbia con la Russia sempre più scomode. I leader dell'Unione Europea, a cui la Serbia vuole aderire, hanno avvertito il presidente Aleksandar Vucic che il suo paese deve prendere una decisione, partendo dalla scelta di opporsi alle sanzioni contro Mosca. Ma la vena del sentimento filo-russo – se non pro-Putin – è ancora profonda a Belgrado. «Belgrado si è trasformata in Casablanca nelle ultime settimane», ha detto Vucic in un discorso all'agenzia di intelligence e sicurezza serba, paragonando la città raffigurata nel film del 1942 come un luogo invasto da spie e rifugiati di guerra. 

Here's looking at you, kid: Why Belgrade is turning into the new 'Casablanca' for Russian ex-pats https://t.co/LMVLok2rGe via @citylab

— Bloomberg (@business) November 2, 2022

 

Oltre 100.000 russi in Serbia

Sarebbero ormai più di centomila i russi arrivati in Serbia dall'inizio dell'intervento militare di Mosca in Ucraina. Nel darne notizia, il quotidiano Blic riferisce che protagonisti di tale 'invasione' pacifica sono in larga parte giovani professionisti e imprenditori, molti del settore informatico e IT, soli o con le rispettive famiglie, che si fermano fondamentalmente a Belgrado con l'intenzione di fondare nuove società e proseguire la loro attività lavorativa, divenuta per tanti in Russia un percorso a ostacoli per via delle pesanti sanzioni economche e finanziarie occidentali. Sono circa 2.300 le nuove società create in Serbia dai russi negli ultimi mesi. Il flusso, scrive il giornale belgradese, si è intensificato ulteriormente dopo la proclamazione della mobilitazione parziale da parte del presidente Vladimir Putin. Difficile dire se si tratti di veri e convinti oppositori, certo è che si vuole evitare la chiamata alle armi, e far trascorrere questo periodo bellico e tumultuoso, prima magari di fare ritorno in patria con tempi migliori.

Perché i russi scelgono la Serbia

E la scelta della Serbia è motivata da vari fattori - è un Paese tradizionalmente amico della Russia e dei russi, che non vengono visti con sospetto o aperta ostilità come è il caso di tanti altri Paesi europei (lo stesso Putin gode in Serbia di grande consenso e ammirazione e nei chioschi turistici in centro restano in vendita magliette con la sua effigie); un Paese unico in Europa insieme alla Bielorussia che non ha aderito alle sanzioni occidentali, che è collegato con voli diretti da Mosca e San Pietroburgo, e che i russi percepiscono vicino per lingua (compreso il cirillico), religione, tradizioni. In pratica i russi si sentono quasi come a casa loro, anche se tutto ciò ha causato negli ultimi mesi un forte lievitare dei prezzi sul mercato immobiliare, sia per affitti che per acquisti di appartamenti. I russi che arrivano a Belgrado infatti sono per lo più appartenenti a classi medio-alte con notevole disponibilità di denaro, conti in banche estere, carte di credito, auto di grossa cilindrata e costosissimi suv, e capi di abbigliamento firmati. «Appena sbarcati i russi si recano direttamente dall'aeroporto alle agenzie immobiliari per l'affitto di appartamenti, e i prezzi sono schizzati in alto in molti casi anche del 100%», scrive Blic, secondo cui in quartieri centrali della capitale un monocamera che un anno fa si affittava a 300 euro al mese ora costa 600 euro. In base all'attuale normativa, i cittadini russi possono soggiornare in Serbia senza visto per 90 giorni, chi vuole può successivamente fare domanda di soggiorno prolungato adducendo motivi di lavoro e di impresa. Dai ristoranti ai supermercati, dalle banche ai posti di taxi, ai negozi eleganti di moda e alle strade dello shopping in centro - a Belgrado il russo diventa sempre più seconda lingua.

La richiesta di adesione alla Ue: i nodi

L'andamento generale del negoziato di adesione della Serbia alla Ue continuerà a dipendere principalmente dalle riforme sullo stato di diritto e dalla normalizzazione delle relazioni con Pristina. Lo ha detto il capo della rappresentanza Ue a Belgrado, l'italiano Emanuele Giaufret, che ha incontrato la nuova ministra per l'integrazione europea Tanja Miscevic. Serve ulteriore lavoro e impegno politico - ha aggiunto - per proseguire e approfondire il processo di riforme e colmare i defici che restano,, in particolare in aree cruciali quali la giustizia, la libertà dei media, la lotta a corruzione e criminalità organizzata, come pure la libertà di raduno e la persecuzione dei crimini di guerra. Miscevic da parte sua ha ribadito che l'adesione alla Ue è un «obiettivo strategico» della Serbia, che intende per questo continuare sulla strada delle riforme, nel rispetto delle raccomandazioni contenute nell'ultimo rapporto della Commissione europea. La ministra ha al tempo stesso ringraziato per la concessione di 165 milioni di euro a sostegno del settore energetico, annunciata dalla presidente della Commissione Ursula von der Leyen durante la sua recente visita in Serbia.

© RIPRODUZIONE RISERVATA
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