Non solo le rinnovabili, per quanto l'impatto dell'accordo da un miliardo siglato ieri dall'Italia con Emirati Arabi ed Albania ne rafforza la candidatura ad hub strategico per i flussi energetici Europa-Africa, come sottolineato dalla premier Giorgia Meloni.
È la Difesa l'altro terreno, persino inevitabile alla luce degli attuali scenari geopolitici, dei nuovi, possibili interessi condivisi tra il nostro Paese e l'area mediorientale, con un ruolo di primo piano che sembra delinearsi sempre di più nei rapporti con l'Arabia Saudita oltre che con gli stessi Emirati Arabi. Due Paesi fondamentali e strategici per gli equilibri dell'area che vedono nell'Italia un interlocutore affidabile sul piano politico (la stabilità del Governo è una condizione oggi più unica che rara in Europa) e un partner di peso sul piano industriale e dell'innovazione tecnologica per interessi che, come detto, impatterebbero soprattutto sui sistemi di sicurezza militare. E coinvolgerebbero in prima battuta un player di riconosciuta qualità a livello internazionale come il Gruppo Leonardo.
LA POSTA IN PALIO
Una coincidenza, forse, la partecipazione di Meloni al World Future Energy Summit (ADSW) di Abu Dhabi nel giorno del suo compleanno ma di sicuro la posta in palio e gli obiettivi che ne deriveranno non ammettevano dubbi o incertezze. Intanto perché la sintonia con il governo emiratino è oggi decisamente più solida del passato, quando il Parlamento italiano votò la sospensione dell'export di armamenti destinati al Paese arabo a causa della guerra in Yemen: è stata Meloni a ricucire i rapporti, utilizzando il cessate il fuoco di quel conflitto e l'abolizione dei divieti negli scambi per ripristinare il dialogo e l'attrattività degli investimenti italiani. Lo dimostra in modo evidente il peso sempre più crescente che proprio Leonardo ha assunto negli Emirati nel settore dell'elicotteristica militare e civile attraverso la propria controllata Augusta Westland. Sembra anzi che siano propizi i tempi per realizzare la produzione dei velivoli Leonardo anche in terra araba: un'operazione non di mercato, a quanto pare, ma decisa direttamente dall'Emiro e dunque un riconoscimento esplicito della credibilità dell'industria italiana e al tempo stesso delle garanzie rappresentate dal nostro Governo, sempre più impegnato a costruire all'estero rapporti e condizioni di investimento per le aziende come nel caso del Piano Mattei per l'Africa.
Ma sarebbe l'Arabia Saudita il vero fulcro della strategia di Palazzo Chigi sempre in ambito Difesa. Non a caso Meloni sarà a Riad il 24 gennaio e in quell'occasione si parlerà quasi certamente anche del progetto del Super Caccia stealth di sesta generazione che vede l'Italia impegnata insieme a Gran Bretagna e Giappone e nel quale anche i sauditi sarebbero interessati ad entrare. Ci sarebbero anzi già le condizioni per una robusta partnership dell'immenso Paese; Riad vorrebbe in sostanza ospitare sul proprio suolo una parte rilevante della produzione del velivolo e guarda con particolare attenzione proprio ad Italia e Uk che sono decisamente avanti sul piano dei contenuti industriali del progetto. Anche in questo caso il riferimento è a Leonardo che sotto la guida dell'Ad Roberto Cingolani ha ormai un percorso chiaro per il futuro: «La sicurezza globale, dallo spazio alla portaerei volante», per usare le stesse parole del manager, passando ovviamente per il nuovissimo aereo militare.
Non sarebbe peraltro una novità questo tipo di rapporti. L'Italia già fornisce ai sauditi gli Eurofighter, i caccia realizzati nel consorzio europeo con altri partners, dalla Francia alla Germania, e proprio per questo l'ipotesi di una partnership ancora più allargata con Riad sarebbe in una fase "molto avanzata". A favorire questo percorso è stata anche l'iniziale decisione di Berlino di non assicurare gli stessi velivoli agli arabi, decisione poi rientrata ma intanto Italia e Uk avevano guadagnato terreno nella considerazione del loro interlocutore. Sono stati acquisiti altri crediti e nuove commesse che di fatto sembrano poter spianare la strada anche all'accordo sul nuovissimo Caccia militare.
Inutile nascondere che anche stavolta a pesare è il fatto che siamo il Paese del G7 più stabile d'Europa, e più solido politicamente anche della stessa Uk che solo da poco sembra aver recuperato un clima meno confuso e incerto rispetto al recente passato. Un elemento che proprio per la delicatezza degli equilibri dell'area mediorientale finisce per assumere un rilievo decisivo.