Attacco in Siria, Trump contro Assad:
«Episodi inaccettabili, superato limite»

Attacco in Siria, Trump contro Assad: «Episodi inaccettabili, superato limite»
di Luca Marfé
Giovedì 6 Aprile 2017, 17:21 - Ultimo agg. 7 Aprile, 08:18
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NEW YORK - Donald Trump alza, e di parecchio, i toni sulla Siria. Dalla Casa Bianca giungono voci e posizioni roboanti attraverso le quali il presidente fa sapere di non essere affatto disposto a tollerare episodi atroci come quelli cui il mondo intero è stato costretto ad assistere, per il momento inerme, soltanto pochi giorni fa.

L’utilizzo di armi chimiche sulla popolazione civile e in particolare le strazianti immagini relative ai bambini vittime di quello che in casa Nazioni Unite è già stato additato come crimine contro l’Umanità hanno scosso prepotentemente animi e governi e hanno in buona sostanza costretto Trump e i suoi a rivedere completamente le proprie posizioni.

E così, mentre fino ad una settimana fa attraverso dichiarazioni rilasciate in prima persona e parole spese dai suoi portavoce, il tycoon definiva «ridicola» la possibilità di un intervento, oggi la nuova direttrice politico-diplomatica degli statunitensi si configura in maniera del tutto diversa: «Il mio atteggiamento nei confronti della Siria ed in particolare di Assad è molto cambiato».

Un’affermazione vaga, che il presidente almeno per il momento non ha voluto contornare con alcun elemento specifico, ma senz’altro netta che spalanca di fatto le porte ad un più vasto ruolo degli americani nel quadro della drammatica guerra civile in corso oramai da più di sei anni.

Uno scenario spinoso, estremamente complesso e delicato, soprattutto se letto prestando attenzione al ruolo e all’ombra della Russia che potrebbero davvero costringere il mondo sul ciglio di un faccia a faccia tra i due giganti dello scacchiere internazionale. Un’eventualità che non fa gola a nessuno, ma che Trump sembra non voler escludere.

«La linea di confine è stata superata più e più volte», ha detto il numero uno della Casa Bianca a margine di una conferenza stampa. E le 100 e più vittime innocenti, i cui volti martoriati prima e privi di vita poi hanno provocato indignazione ed orrore, potrebbero davvero rappresentare la famosa goccia che fa traboccare un vaso già abbondantemente inclinato sin dai tempi della gestione Obama.

Assad, dal canto suo, grida invece al complotto e punta il dito contro gli stessi Stati Uniti che, sostenuti da Francia e Gran Bretagna, starebbero orchestrando magistralmente un clima di tensione pur di mettere le mani sul territorio e sulle risorse siriane. In un’intervista rilasciata a Damasco al quotidiano croato Vecernji List, Assad riesce addirittura a rincarare la dose affermando che «nonostante i proclami in apparenza migliori, la politica Usa non è cambiata». E ancora: «America e Unione Europea continuano a sostenere i terroristi…le amministrazioni Usa si dividono in cattive e peggiori e Washington e i suoi alleati non vogliono Stati indipendenti in Medio Oriente, ma solo meri satelliti. La politica Usa si basa in generale sulla creazione del caos in diverse parti del mondo e sulla creazione di conflitti tra i Paesi».

Insomma, prese di posizione che di certo non stemperano gli animi a queste latitudini.

Il Cremlino nel frattempo prova a tenere a bada Trump e, pur additando l'uso di armi chimiche in Siria come «un crimine pericoloso e mostruoso», lavora tra le mura del Palazzo di Vetro ad una bozza di risoluzione alternativa rispetto a quella presentata dal blocco occidentale (Francia, Gran Bretagna e Usa) tesa a far partire «un’inchiesta vera e propria piuttosto che a indicare i colpevoli prima che siano stati accertati i fatti».

Ma proprio all’Onu la nuova rappresentante permanente statunitense, l’ambasciatrice Nikki R. Haley, minaccia un intervento unilaterale a stelle e strisce nel caso in cui il Consiglio di Sicurezza venisse bloccato da veti e ostruzionismi, con evidente riferimento proprio alle eventuali attività firmate da Putin e i suoi.

Non solo Corea del Nord, dunque.

Il fronte della nuova politica estera americana ribolle e per il segretario di Stato Rex W. Tillerson, fedelissimo di Trump, si apre una stagione che rischia di passare alla Storia.

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