Autonomia, l'offerta Cinquestelle:
road map a partire dai diritti di base

Autonomia, l'offerta Cinquestelle: road map a partire dai diritti di base
di Marco Esposito
Giovedì 9 Maggio 2019, 09:01 - Ultimo agg. 14:19
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Incassato lo stop a Siri, i Cinquestelle sono disposti a far riprendere la marcia al convoglio dell'autonomia differenziata. Ma stavolta, per evitare un deragliamento, offrono alla Lega un percorso che veda definiti sia i tempi, sia soprattutto gli obiettivi. Matteo Salvini, a poche settimane dalla prova elettorale, non può accontentarsi di un altro annuncio e quindi sarebbe orientato ad accettare il compromesso. Lo stallo, o l'eterno braccio di ferro, non gli conviene. Il leader del Carroccio sa bene che c'è irritazione tra i governatori Luca Zaia e Attilio Fontana. E avverte che nel partito c'è chi gli lavora ai fianchi. È Roberto Maroni, ex ministro dell'Interno (del quale si ricorda in questi giorni il successo del modello Caserta) ed ex governatore della Lombardia. «Con il referendum sull'autonomia del 22 ottobre 2017 - ripete ai suoi Maroni - ho dato forza al progetto e il 28 febbraio 2018 con un governo non esattamente amico ho firmato un accordo che prevedeva tre cose: cessione di competenze, un chiaro percorso per assegnare più risorse e l'inemendabilità dell'accordo in Parlamento. Da lì si deve partire». Sottinteso: i passi indietro sarebbero responsabilità di Salvini, il cui progetto di Lega nazionale non è mai piaciuto all'ideatore dello slogan «Prima il Nord».
 
Solo che, rispetto al 28 febbraio 2018 - quando l'intesa di Lombardia, Veneto ed Emilia Romagna con il governo Gentiloni fu sottoscritta nel più assoluto silenzio - ormai di autonomia differenziata si discute ovunque, al Nord come al Sud, nel mondo della sanità come in quello della scuola, tra i costituzionalisti e tra gli economisti e spesso si una la definizione non esattamente bonaria Secessione dei ricchi. Ieri sera perciò il premier Giuseppe Conte e la ministra degli Affari regionale Erika Stefani hanno provato a definire un percorso, una road map, sulla quale impegnare il governo con un atto formale a metà maggio.

La proposta dei pentastellati è partire dai diritti di base, ovvero dai Livelli essenziali delle prestazioni. I Lep sono previsti in Costituzione dal 2001 ma non sono mai stati attivati e se non definisci quali servizi essenziali vanno garantiti ovunque, non puoi neppure stabilire i costi di ciascun servizio né la quota di solidarietà necessaria per le aree a bassa capacità fiscale. L'intesa M5S-Lega sarà suggellata da una nomina: il presidente della Commissione tecnica fabbisogni standard (Ctfs). La poltrona (gratuita) è vuota dallo scorso giugno e finora è stata occupata solo da Luigi Marattin, oggi deputato del Pd. Giovanni Tria in audizione ha proprio indicato la Commissione tecnica come la responsabile di formule complesse che hanno «limitato gli effetti redistributivi del nuovo sistema» e cioè consolidato il divario Nord-Sud in particolare per i Comuni. Se si riuscirà a trovare un nome di garanzia per la Ctfs si potrà, in collaborazione con la Sose (società del Mef), accelerare sulla definizione dei livelli delle prestazioni e dei fabbisogni standard garantendo al Sud un meccanismo meno iniquo di quello attuale, nel quale a Reggio Calabria è assegnato un fabbisogno per gli asili nido di 90mila euro e a Reggio Emilia di 9 milioni: 100 volte di più.
La ripartenza dell'autonomia, inoltre, consentirà di correggere alcune storture dei testi attuali. Due in particolare. La prima: i superpoteri assegnati a una Commissione Paritetica composta da nove componenti indicati dal presidente della Regione interessata e nove dal ministro degli Affari regionali. La seconda è la tagliola, chiamata da Zaia la «livella», che farebbe scattare nel 2022 per l'istruzione un bonus per Lombardia e Veneto da 1,4 miliardi di euro in base a un trucco contabile: valutare la spesa per la scuola in rapporto agli abitanti (anche anziani) e non solo agli studenti. Un meccanismo che danneggerebbe soprattutto la Campania la quale ha la più alta percentuale di studenti in rapporto agli abitanti: il 15,6% contro il 12,3% veneto e l'11,9% lombardo.

E proprio per dare centralità all'istruzione e alla sanità, questa mattina subito prima dell'audizione della ministra del Sud Barbara Lezzi si riunirà l'ufficio di presidenza della Commissione bicamerale per l'attuazione del federalismo fiscale, presieduto dal leghista Cristian Invernizzi. La richiesta che arriverà un po' da tutti i gruppi e in particolare da Vincenzo Presutto dei M5s, Paolo Russo di Forza Italia e Vasco Errani di Leu, sarà inserire nel calendario di audizioni anche sindacati e ordini professionali, rinviando l'ipotesi di chiudere i lavori entro il 23 maggio. Sarà difficile per Invernizzi dire no.
 
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