Basilicata al voto col dilemma petrolio: «Perforazioni, prendere o lasciare»

Basilicata al voto col dilemma petrolio: «Perforazioni, prendere o lasciare»
di Gigi Di Fiore
Venerdì 22 Marzo 2019, 07:00 - Ultimo agg. 17:47
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Inviato a Potenza

Più che a Matera capitale europea della cultura, la tappa obbligata è stata per tutti Viggiano. È lì il cuore della ricchezza della Basilicata, la Val d'Agri che fornisce all'Italia oltre il 10 per cento del fabbisogno dei carburanti. Denaro e polemiche, se da anni il petrolio lucano divide per le denunce sui danni all'ambiente. Di fatto, l'avvocato Amedeo Cicala, sindaco del paesino di Viggiano che non supera i 3300 abitanti, fino al mese scorso era uno dei candidati possibili del centrodestra alla guida della Regione. Gli è stato preferito il generale in pensione della Guardia di Finanza, Vito Bardi. Ma il fratello del sindaco è comunque candidato in Consiglio in quota Lega. Il petrolio ha portato nella Valle lo scorso anno royalties per 12 milioni di euro. La fetta più grande, 7,6 milioni di euro, è andata a Viggiano.
 
«Speriamo di poter aprire un dialogo vero, privo di ipocrisie e strumentalizzazioni, con il prossimo governo regionale - dice il presidente di Confindustria Basilicata, Pasquale Lorusso - Bisogna partire dall'incontrovertibile valutazione di quello che l'industria estrattiva ha rappresentato e continua a rappresentare per questa regione, vale a dire una irrinunciabile fonte di ricchezza economica, occupazionale e di cultura di impresa».

Con questa cassaforte che apre ferite si sono confrontati tutti i candidati alla presidenza regionale. A tre giorni dal voto di domenica (574mila elettori e quattro candidati presidente), il candidato dei 5 Stelle, l'imprenditore 47enne Antonio Mattia, ha subito strizzato l'occhio alla federazione di associazioni e movimenti ambientalisti della Val d'Agri. E ha lanciato la sfida: «Il centrodestra vuole ancora trivellare questa terra e insistere su questa fonte fossile. Noi non andremo oltre i due giacimenti presenti».

I giovani dell'Osservatorio popolare della Val d'Agri guardano con simpatia a Mattia, ma anche al docente di fisica Valerio Tramutoli, che è leader del movimento Basilicata possibile gemellato con il movimento del sindaco di Napoli, Luigi De Magistris. Ha commentato con favore i dieci paletti che l'Osservatorio popolare ha posto ai candidati. Ma sull'ultima settimana di campagna elettorale si è catapultata anche l'udienza di mercoledì scorso sul processo ormai chiamato «petrolgate». In aula, il consulente della Procura, il professore del Cnr di Pisa, Fabrizio Bianchi, ha detto cose che nessuno dei candidati se l'è sentita di commentare: «Ci sono eccessi di mortalità e ospedalità correlati al maggiore inquinamento nelle zone della Val d'Agri. Numeri piccoli per centri dai piccoli numeri, ma non possiamo sottovalutare la correlazione di questi dati, legati a malattie respiratorie e circolatorie, con la presenza dei pozzi».

Il sindaco Cicala smorza la polemica. Ne fa una questione di controlli continui ed esibisce i monitoraggi, che tranquillizzerebbero tutti. Ma quelli dell'Osservatorio popolare rilanciano e parlano del timore del sindaco che le royalties calino come nel 2016 e nel 2017, quando i sequestri della magistratura fermarono la produzione. E le stime dicono di royalties in raddoppio l'anno prossimo, anche per l'aumento del prezzo del petrolio. Ma può una regione, con un tasso di occupazione del 49, 37 per cento e imprese medio-piccole stimate in poco più di 50mila, vivere solo di estrazioni di petrolio? I tre segretari regionali lucani di Cgil, Cisl e Uil hanno pronto il loro documento che presenteranno subito al neo governatore. Allargano il tiro, chiedendo «una riapertura del negoziato con le compagnie petrolifere e la costituzione di un fondo per gli investimenti infrastrutturali, nonchè lo sblocco delle opere pubbliche». Parola di Angelo Summa della Cgil, Enrico Gambardella della Cisl e Carmine Vaccaro della Uil.

Ma la speranza della Basilicata è, oltre alla Val d'Agri, anche lo stabilimento della Fca (ex Fiat) a Melfi. È lì che lavora il maggior numero di addetti della regione. E non se ne può fare a meno. A gennaio, l'Azienda ha fermato la produzione per difficoltà di mercato. Spiega il professore Piergiuseppe Pontrandolfi dell'Università di Basilicata: «Chiunque venga eletto, non potrà non avviare un discorso organizzato di collegamenti e infrastrutture, di cui la regione ha bisogno essenziale. Non ci si può fermare al discorso dell'estrazione del petrolio».

Ed è un'idea anche degli imprenditori che, come i sindacati, hanno un documento pronto per il nuovo governatore «senza preclusioni di schieramento ideologico di partenza, né di persone». Spiega il presidente Lorusso: «Ci interessa confrontarci sui programmi e sui provvedimenti. Vogliamo discutere di crescita complessiva di imprese e territorio, in armonia con la sostenibilità ambientale e la salute dei cittadini».

Una regione che si spopola di giovani, con un tasso di disoccupazione del 12,85 per cento.

Il candidato del centrosinistra, il farmacista potentino Carlo Treretola figlio del primo sindaco missino d'Italia che guidò il comune di Balvano, al «no a nuove trivelle» aggiunge preoccupazioni sugli stop produttivi alla Fca di Melfi: «C'è assenza di un piano industriale chiaro, che indichi quali sono le intenzioni della Fca rispetto agli investimenti futuri». Imprenditori e sindacati non si sbilanciano, anche se tra i candidati di Forza Italia in Consiglio c'è Gabriella Megale, imprenditrice che ha avuto incarico di presidente nel gruppo interregionale giovani imprenditori. «Il confronto con chi si candida a governare la regione è sui contenuti» aggiunge ancora il presidente regionale di Confindustria, Pasquale Lorusso. Che aggiunge, con allusione non esplicita ma chiara: «Di certo non rassicurano i programmi ispirati a chiusure preventive e meramente ideologiche, come quelle ascoltate sulle tematiche estrattive. Va istituita la Zona economica speciale, senza dimenticare di sfruttare l'effetto traino di Matera 2019 sul turismo».

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