Casellati, a vuoto il primo round:
oggi il bis ma è già pronto Fico

Casellati, a vuoto il primo round: oggi il bis ma è già pronto Fico
di Alberto Gentili
Giovedì 19 Aprile 2018, 07:00 - Ultimo agg. 11:08
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Un mandato mirato e soprattutto a tempo. Stanco dello stallo, deciso a dare con «urgenza» un governo con pieni poteri al Paese, Sergio Mattarella ha conferito a Maria Elisabetta Alberti Casellati un'esplorazione dal perimetro estremamente limitato. Sia per il campo di gioco: solo il centrodestra e i 5Stelle. Sia per il timing: quarantott'ore. Domani la presidente del Senato tornerà sul Colle per riferire. Ma molto difficilmente porterà buone notizie. Luigi Di Maio ha ribadito il veto contro Silvio Berlusconi e ha scandito un ultimatum a Matteo Salvini: «Decida entro domenica». Il leader leghista, che ha disertato le consultazioni della Casellati, ha risposto a stretto giro di posta: «Di Maio è arrivato secondo, non può imporre le regole del gioco. Io non mollo Forza Italia. Vuole governare con il Pd? Si accomodi».
 


Mattarella, da buon notaio, ha deciso di conferire il mandato alla presidente del Senato dopo aver letto e riletto gli appunti vergati durante il primo e secondo giro di consultazioni. Soprattutto quelli frutto del doppio colloquio con il centrodestra, in cui Salvini, Berlusconi e Giorgia Meloni hanno detto e ripetuto: «Vogliamo un governo di centrodestra, con un premier leghista, insieme ai 5Stelle». Ebbene, il capo dello Stato ha chiesto alla Casellati di verificare sul campo se questa ipotesi esiste davvero, nella speranza che la sua esplorazione possa almeno smuovere le acque. Stemperare, se non superare, lo stallo che si prolunga da 44 giorni.
 
Non è casuale, naturalmente, neppure la scelta dell'esploratore. Mattarella ha incaricato la Casellati perché è la seconda carica dello Stato e svolge la sua ricognizione forte dell'incarico istituzionale. Perché proviene del centrodestra e dunque conosce bene il campo. E perché è stata votata dalla stessa maggioranza che deve tentare di portare nel solco della ragionevolezza. Abbandonando veti e veleni.

Il problema è che già dalle prime battute il tentativo della Casellati (oggi la replica) ha cominciato ad arrancare. Il centrodestra ha annunciato che sarebbe andato di nuovo diviso alle consultazioni. E così è stato. Salvini le ha disertate: «Ho un aereo per Catania». Di Maio ha derubricato l'esplorazione «a uno dei primi passaggi per arrivare a un governo del cambiamento», tornando a scandire il solito no a intese con Berlusconi. Tutto fermo. Tutto esattamente come prima.

Al Quirinale, dove non hanno gradito la diserzione di Salvini, dicono che Mattarella non ha ancora deciso cosa farà domani: non c'è un copione già scritto, dipenderà da ciò che accadrà nelle prossime ore. Ma è probabile che dopo il fallimento del tentativo della Casellati, il capo dello Stato si prenda 48 per riflettere. E che lunedì cambi campo di gioco e formula di maggioranza: non più centrodestra e 5Stelle, ma 5Stelle ed eventualmente il Pd, anche se da quella parte la situazione resta confusa tra aperture (Franceschini, Calenda, Gentiloni etc.) e chiusure (Renzi e alcuni dei suoi). Oppure 5Stelle e Lega: ma anche questo sbocco non è maturo. Salvini attende le elezioni in Friuli del 29 aprile (dove la Lega è coalizzata con Forza Italia) per decidere se scaricare (eventualmente) Berlusconi.

In ogni caso il perno, al prossimo giro di giostra, sarà il M5S. Non più il centrodestra. E con ogni probabilità la nuova esplorazione sarà affidata al presidente della Camera, il grillino Roberto Fico. Di Maio guarda a questa ipotesi con malcelato terrore: teme che l'esponente dell'ortodossia grillina, amato dalla sinistra, possa scippargli palazzo Chigi. E il rischio c'è: Fico nelle ultime ore ha mandato segnali ai dem, come l'attuazione della riforma delle carceri. Segnali accolti nel Pd con malcelato entusiasmo. Sul Colle, dove non vogliono assolutamente destabilizzare i partiti con il rischio di rendere ancora più complesso il rebus, si fa però notare che il mandato di Fico sarebbe tale e quale a quello della Casellati: un'esplorazione mirata ed estremamente limitata nel tempo. Non certo un incarico a formare il governo. Come dire: Di Maio stia tranquillo.

Sullo sfondo, se ogni strada risultasse sbarrata, resta la formula del governo del Presidente o di emergenza. Una soluzione che fa ingolosire Berlusconi, piace a Renzi e non appare sgradita alla Lega. «Saremmo responsabili», dice Giancarlo Giorgetti.
L'unico a temerla è proprio di Maio. La ragione: sa bene che alle prossime elezioni il candidato premier sarebbe probabilmente Alessandro Di Battista, lasciato in panchina non a caso dalla Casaleggio associati.

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