La Costituzione da applicare ancora al Sud: l'editoriale d'insediamento del direttore Federico Monga

La Costituzione da applicare ancora al Sud: l'editoriale d'insediamento del direttore Federico Monga
di Federico Monga
Domenica 3 Giugno 2018, 07:30 - Ultimo agg. 14:29
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All'articolo 3, la Costituzione, recita: «Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l'eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l'effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all'organizzazione politica, economica e sociale del Paese». È guardando a questo principio fondamentale, e a tutti gli altri, della nostra Carta che mi accingo ad assumere la direzione del Mattino, il più grande e autorevole giornale del Mezzogiorno.

Negli ultimi otto anni, vissuti a Napoli da vicedirettore, ho avuto la possibilità e la curiosità da cronista di girare molto per la città e per il Sud, spesso, mi sono chiesto se l'articolo 3, ma anche l'incipit del 5 («La Repubblica è una e indivisibile»), abbiano davvero trovato una completa applicazione. La risposta è no. I livelli di assistenza negli ospedali ai minimi, la mancanza del tempo pieno a scuola, il numero irrisorio di asili nido, i servizi di trasporto e le infrastrutture totalmente insufficienti se non del tutto assenti, la disoccupazione, in particolare quella giovanile, a livelli con pochi eguali in Europa, ci raccontano, da troppo tempo, che le Italie sono davvero due. Tutti i giorni le donne e gli uomini, i giovani e gli adulti, i nipoti e i nonni del Sud devono affrontare ostacoli, prima sociali e poi economici che non hanno paragoni con i concittadini del Centro e del Nord.
Il compito della nostra testata, sulla tradizionale carta e su tutte le piattaforme internet e social, sarà di dare loro voce, di coglierne i suggerimenti. Il nostro ruolo, grazie a giornalisti di valore, a collaboratori di grande competenza e a editorialisti illuminati, sarà aiutare i lettori a comprendere, con uno stile semplice ma approfondito, diretto ma moderato, la complessità di un mondo che, nell'era digitale, troppi vorrebbero semplificare eccessivamente. Promuoveremo le competenze e le eccellenze economiche, culturali, professionali e sportive che non mancano a Napoli e in tutto il Mezzogiorno. Il Mattino, il giornale che ha pianto il sacrificio di Giancarlo Siani, sarà, come da tradizione, un presidio di legalità, lontano dal giustizialismo del tutto e subito, contro l'illegalità, la criminalità organizzata e le sue infiltrazioni pervasive nella quotidianità, che costituiscono uno dei maggiori freni allo sviluppo economico e sociale.

Denunceremo, senza rimpiangere i fasti di un passato ormai troppo lontano, i ritardi e le responsabilità di chi è chiamato, attraverso la delega del voto, a migliorare le nostre condizioni di vita. Con la stessa forza, non risparmieremo critiche a chi ha il vizio, tra la classe dirigente ma anche tra i cittadini, di scaricare sempre altrove le responsabilità dei troppi ritardi meridionali. Non chiuderemo gli occhi di fronte a chi, dall'alto e dal comodo delle rendite improduttive, costituisce un tappo, che primo o poi dovrà saltare, allo sviluppo. Sempre nella convinzione che la critica, quando costruttiva e portata con fermezza e rispetto, sia il più autentico segnale di attenzione e di amore per un territorio.

Per il Paese sono momenti di profondo mutamento. E come avviene in queste circostanze anche di sbandamento. Dalle urne del 4 marzo scorso si è sentita forte, questa è la realtà dei fatti, la richiesta di voltare pagina, di provare altro. Il Mezzogiorno, la Campania e Napoli hanno votato in massa per i CinqueStelle. I partiti che hanno dominato la scena negli ultimi 25 anni sono stati spazzati via quasi come nel 1994 e sono chiamati a riorganizzarsi per trovare una nuova idea di Paese, alternativa non solo nella critica ai vincitori. Tra i tanti messaggi ed email di auguri che ho ricevuto per il mio nuovo incarico, voglio ricordare la lettera di Raffaello Tortora. Nella missiva nuda e cruda, dopo le congratulazioni, mi ha svelato la sua storia che mi permetto di raccontare perché tratteggia un elettore tipo della crisi al Sud: napoletano, 54 anni, 4 figli, ex piccolo imprenditore, molto critico con gli effetti dell'euro, insoddisfatto dei programmi scolastici antiquati e inutili a insegnare un mestiere ai figli, preoccupato per il blocco dell'ascensore sociale, indignato contro gli sprechi e i privilegi nel settore pubblico. Il signor Tortora e altri milioni di meridionali e italiani attendono ora risposte concrete alla loro domanda elettorale di protesta. Toccherà al nuovo governo darle senza cancellare a prescindere, direbbe Totò, alcune importanti riforme degli esecutivi precedenti e senza cadere nelle facili ricette e nei tatticismi buoni per una campagna elettorale che si è protratta per 88 giorni oltre il voto. Aspetteremo i provvedimenti, ne valuteremo il coraggio, la fattibilità e l'impatto concreto, guardando sempre ai principi fondamentali della Costituzione, gli unici davvero intoccabili.

È con questo impegno e con questa consapevolezza che ringrazio l'editore Francesco Gaetano Caltagirone per la fiducia che mi ha accordato. In questa difficile sfida, che affronterò con entusiasmo e realismo, mi sarà di aiuto una redazione dai grandi valori morali e professionali che sente il Mattino, e vi prego di credermi non è retorica, come una vera famiglia aperta a Napoli, alla Campania, al Mezzogiorno e sempre con uno sguardo attento sull'Italia, sull'Europa e sul mondo. Mi verranno in sostegno gli insegnamenti dei miei direttori Giulio Anselmi, Virman Cusenza e Alessandro Barbano che mi lascia in eredità un giornale vivo, appassionato e aperto al confronto e all'ascolto.
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