Ballottaggi, la sfida nelle città: ​il Pd ora punta al “cappotto”

Ballottaggi, la sfida nelle città: il Pd ora punta al “cappotto”
di Lorenzo Calò
Sabato 16 Ottobre 2021, 00:00 - Ultimo agg. 17 Ottobre, 08:16
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Non solo Roma e Torino ma sono in tutto 65 i Comuni in tutta Italia interessati dai ballottaggi domani (si vota dalle 7 alle 23) e lunedì (si vota dalle 7 alle 15). L’appuntamento elettorale coinvolgerà circa 5 milioni di elettori e interesserà anche 10 comuni capoluogo tra cui Roma, Torino e Trieste. Ma si voterà per l’elezione del sindaco anche a Varese, Savona, Latina, Benevento, Caserta, Isernia e Cosenza. Dopo la sconcertante verifica della partecipazione al voto quindici giorni fa con medie bassissime in quasi tutte le città (dove ha votato in sintesi la metà degli aventi diritto) il primo banco di prova è costituito proprio dal nodo partecipazione: lo temono i candidati ma lo temono anche le forze politiche, consapevoli che la disaffezione dell’elettorato e comunque un’affluenza “monca” alle urne possono pregiudicare l’esito finale e orientarne il verdetto.

Assegnate al primo turno Milano, Napoli e Bologna tutte conquistate dal centrosinistra, «rimasta» al centrodestra la Calabria (unica regione interessata da questa tornata amministrativa) la madre di tutte le battaglie si disputa a Roma dove il centrodestra con Enrico Michetti ha chiuso in vantaggio il primo turno (30% a 27) sul candidato del centrosinistra a guida Pd, l’ex ministro Roberto Gualtieri. I numeri dicono che l’uomo su cui ha puntato tutte le sue fiches Giorgia Meloni ha ottenuto circa 35mila voti in più dell’avversario ma la partita, chiaramente, comincia da zero. E qui entrano in gioco le alleanze strategiche (nessun apparentamento ufficiale dichiarato) con l’ex ministro Carlo Calenda (quasi 220mila voti al primo turno) a fare da ago della bilancia visto che tra i partiti la sua lista è risultata la più votata nella Capitale, seguita da Fdi e dal Pd. Calenda ha fatto professione di voto per Gualtieri ma resta poi l’incognita legata all’ex sindaco Virginia Raggi del M5s, con lo stesso Movimento in preda a un forte turbinio interno: l’ex premier Conte vorrebbe spostarne l’asse verso il Pd e lo stesso Gualtieri ma «Virgi» e un manipolo di parlamentari (si vocifera siano almeno una trentina) non sono d’accordo e anche «l’elevato» Beppe Grillo ha fatto spallucce rispetto alle tesi di «Giuseppi».

E così proprio la Raggi è stata a lungo corteggiata sia da Michetti sia da Gualtieri: ha preso caffè con il primo e tartine con il secondo ma non ha sciolto la riserva. «Gli elettori non sono pacchi», ha detto, ma molti scommettono che l’abbia giurata a quelli del Pd.

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È chiaro che il voto di Roma vale quanto una Regione di primo piano: il centrosinistra con il Pd lettiano punta al «cappotto», specie se la coalizione (anche qui orfana del M5s) dovesse vincere pure a Torino; dall’altro lato Salvini, Meloni e Berlusconi vincendo nella Capitale riuscirebbero a riequilibrare la consistenza di un «bottino» elettorale sinora assai magro. Ed è altrettanto evidente che il verdetto delle urne possa determinare nuovi scossoni all’interno del governo dove la convivenza forzata sotto l’ombrello di Draghi si sta mostrando molto spigolosa. Né, va detto, la tensione degli ultimi giorni - dopo gli scontri e l’assalto alla Cgil e dopo le intimidazioni dell’altra notte al comitato di Michetti - spande serenità sul voto. Molto importante sarà anche l’esito a Torino e Trieste: nel capoluogo piemontese la partita si gioca tra Stefano Lo Russo per il centrosinistra (43,86% al primo turno) e Paolo Damilano per il centrodestra (38,9%). Mentre a Trieste i due candidati sono il sindaco uscente Roberto Dipiazza del centrodestra (46,9%) e Francesco Russo del centrosinistra (31,6%). L’asse Lega-Fdi–Fi punta a mantenere la città triestina dopo il «deludente» secondo posto conseguito a Torino dove pure il candidato Damilano era accreditato del favore dei pronostici della vigilia. 

Ma potrebbe anche non bastare: gli ultimi sforzi di Salvini e Giorgetti sono stati profusi su Varese (città assai cara al titolare del Mise) dove al primo turno ha chiuso in vantaggio il sindaco uscente Davide Galimberti del centrosinistra (48%) su Luigi Matteo Bianchi (44,8%). Insomma, perdere anche a Varese suonerebbe per lo Stato Maggiore del Carroccio come l’anticamera della disfatta. Né potrebbero essere sufficienti a indorare la pillola i possibili successi a Latina e Caserta: nel capoluogo di Terra di Lavoro il centrodestra unito punta tutto sul consigliere regionale Gianpiero Zinzi arrivato secondo dietro al sindaco uscente Carlo Marino, del Pd. Tutta sui generis la sfida nell’altro capoluogo campano che va alle urne, Benevento: qui il sindaco uscente Clemente Mastella è sfidato da Luigi Diego Perifano, candidato del centrosinistra e del Pd «ufficiale». L’altro Pd, quello che fa capo al governatore della Campania Vincenzo De Luca, sta con l’uomo forte di Ceppaloni.

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