Zingaretti fa il bis nel Lazio, M5S è solo terzo

Zingaretti fa il bis nel Lazio, M5S è solo terzo
di Lorenzo De Cicco
Martedì 6 Marzo 2018, 10:30
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Sono i voti di Roma, dove il M5S crolla rispetto alle comunali del 2016 e lotta fino all'ultimo col Pd per rimanere il primo partito della Capitale, a regalare la vittoria a Nicola Zingaretti. Il governatore uscente a tarda notte può festeggiare: con il 34% strappa il mandato bis - è il primo presidente del Lazio a riuscirci - e per i dem è l'unica spia positiva che si accende sulla mappa dello Stivale nella disfatta elettorale del 4 marzo. Il candidato del centrodestra, Stefano Parisi, è sopra il 30%, mentre la grillina Roberta Lombardi arriva al traguardo solo terza intorno al 27%.

Certo rischia di essere un mandato ballerino, per Zingaretti, perché l'insidia dell'anatra zoppa non è ancora fugata. Il pericolo è che dallo spoglio non esca fuori una maggioranza in Consiglio regionale. Per il centrosinistra, che nel Lazio si è presentato versione large, con dentro Leu e fuori la Civica popolare di Lorenzin, l'obiettivo è conquistare almeno 26 seggi. La legge elettorale difatti assegna 40 scranni su 50 col proporzionale e prevede un premietto di maggioranza di 10 seggi allo schieramento primo. Conti alla mano, per assicurarsi una consiliatura senza scossoni, toccherebbe acciuffare quota 36%. Il governatore, stando ai dati diffusi ieri notte sul sito del Viminale, sarebbe leggermente sotto. Solo l'assegnazione definitiva dei seggi, prevista nelle prossime ore, dirà se sarà autosufficiente o se per governare dovrà cercare un accordo con un partito esterno alla coalizione.
 
Nel caso, il principale indiziato per una trattativa è Sergio Pirozzi, il sindaco di Amatrice che ha corso da indipendente con la sua lista dello Scarpone e ha scavallato il 4% a livello regionale, col picco di consensi nel Reatino, dove ha sfiorato il 15%. Un seggio, quindi, dovrebbe conquistarlo. «Ma sarò all'opposizione, Zingaretti se vuole si accordi con Parisi», ha dichiarato a caldo Pirozzi. Parole che non mettono in discesa l'eventuale negoziato col centrosinistra. Leggendo in controluce i numeri dello spoglio, si nota che Zingaretti è riuscito a calamitare voti che alle elezioni politiche non sono andati al Pd. Nel Lazio il centrosinistra, compreso Leu, alla Camera era sotto di 250mila voti rispetto al centrodestra e di quasi 200mila rispetto ai Cinquestelle. Anche per questo ieri Stefano Parisi ha creduto fino all'ultimo nella rimonta, col rimpianto che un centrodestra unito, senza spaccature con Pirozzi, avrebbe potuto giocare un'altra partita.

Roberta Lombardi dice che da oggi tornerà a fare la «mamma». L'ex capogruppo del M5S alla Camera aveva scommesso sulla partita regionale, lasciando il Parlamento e può consolarsi solo guardando le regionali 2013, quando il candidato grillino era poco sopra il 20%. A penalizzare la faraona pentastellata è stata la flessione del Movimento a Roma. Nella città governata da Virginia Raggi, i Cinquestelle sono passati dal 35,3% delle amministrative 2016 al 30,2 delle politiche del 4 marzo. E alle regionali la lista M5S è scesa ancora più giù, poco sopra il 22%, battagliando fino all'ultimo col Pd per conservare la prima piazza tra i partiti della Capitale. Proprio a Roma, Zingaretti è riuscito a staccare gli avversari di oltre 10 punti, andando oltre il 37%. E nel cuore dell'Urbe, in centro storico, a San Lorenzo e ai Parioli, ha sfiorato da solo il 50% dei suffragi.
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