Tria chiama i due vicepremier: prudenti su Europa e manovra

Tria chiama i due vicepremier: prudenti su Europa e manovra
di Marco Conti
Giovedì 30 Agosto 2018, 07:30
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In ordine sparso. Sulla politica estera, sui migranti, sulla manovra di bilancio, persino sulle infrastrutture. Il vicepremier Matteo Salvini stringe intese con il gruppo di Visegrad, affossa la riforma del trattato di Dublino e la missione Sophia. Il suo collega Luigi Di Maio inorridisce per Orban, va in Egitto, attacca Bruxelles senza però chiudere la porta, nella speranza di essere ricambiato dalla Commissione al momento della presentazione della legge di Bilancio.

Il premier Giuseppe Conte e il ministro degli Esteri Moavero ribadiscono invece il proprio europeismo. Il primo dicendo che «l'Italia è lontana» dal gruppo dei paesi dell'est Europa che picconano l'Unione mentre ne divorano i miliardi ricevuti. Moavero invece continua a lavorare affinché vadano in porto i ricollocamenti obbligatori.
 
Non va meglio sulla manovra di bilancio che i due vicepremier continuano ad inzeppare di promesse condite con continui attacchi alla Commissione e a Bruxelles mentre dalla Cina il ministro dell'Economia Giovanni Tria cerca di mandare messaggi rassicuranti agli investitori sulla volontà dell'Italia di rimanere nella moneta unica.

Ieri mattina, per cercare di mettere un po' d'ordine alle bordate dei due vicepremier, Tria li ha chiamati al telefono da Pechino invitandoli a contenere le esternazioni in materia economica che già qualche danno hanno creato al Paese. Preoccupato quanto Tria è il premier Conte che ieri ne ha parlato con il sottosegretario Giancarlo Giorgetti il quale da giorni presidia palazzo Chigi. L'incontro con Orban, la ribadita volontà di costruire un asse sovranista contro l'Europa, insieme alla promessa ribadita da Salvini di sforare i paletti che Bruxelles pone ai bilanci degli stati, rischiano di rendere molto concreto quell'atto speculativo che Di Maio ha evocato anche ieri ricordando ciò che accadde nel 2011 con il governo Berlusconi.

Proprio per questo il vicepremier grillino si mostra molto più prudente del suo alleato e a Bruxelles - in cambio di flessibilità - promette riforme in grado di accompagnare la crescita. «Riforma fiscale, sburocratizzazione, incentivi per gli investimenti, reddito di cittadinanza e sgravi per le assunzioni nel Sud» sono le priorità che anche ieri ha elencato Di Maio, non citando la flat tax che sta a molto a cuore a Salvini. Una prudenza che si coglie tra le righe ma che piace al premier Conte che il prossimo mese a Salisburgo incontrerà i leader europei in un consiglio che ha come primo punto dell'ordine del giorno proprio i migranti.

In attesa che la prossima settimana riprendano le riunioni a palazzo Chigi, nel governo ognuno va per la sua strada anche sulle infrastrutture, con Salvini che oggi sarà a Venezia per firmare con il governatore Zaia un protocollo che di fatto dà l'avvio alla costruzione della Pedemontana, anche questa avversata dal M5S, e che vede coinvolta la società Autostrade. Su chi dovrà ricostruire il ponte di Genova è ancora buio fitto con il governatore della Liguria Giovanni Toti che vorrebbe che fosse Autostrade a ricostruirlo - a parziale risarcimento dei danni - e il ministro Toninelli costretto a seguire la linea Di Maio («mai Autostrade») mentre escono nuove lettere che coinvolgono ancor più il ministero di Porta Pia.

Ma il clima da campagna elettorale permanente è destinato a proseguire sino a maggio del nuovo anno, quando si terranno le elezioni europee con tanti annunci e pochi fatti concreti, D'altra parte sinora il governo ha di fatto licenziato un solo provvedimento: il decreto dignità.
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