Forza Italia, Carfagna detta la linea: «Toti lavora per demolire, non andremo a rimorchio della Lega»

Forza Italia, Carfagna detta la linea: «Toti lavora per demolire, non andremo a rimorchio della Lega»
di Paolo Mainiero
Martedì 16 Aprile 2019, 12:00 - Ultimo agg. 16:04
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La linea di Mara Carfagna, vicepresidente della Camera e voce di rilievo di Forza Italia, è chiara: il partito così com'è non può andare e va organizzato. Ma non secondo la linea teorizzata da Giovanni Toti che, a suo dire, «vuole demolire Forza Italia».

C'è la sensazione che le prossime europee saranno per Forza Italia una sorta di ultima spiaggia?
«In politica non esistono ultime spiagge e sono certa che per Fi il voto sarà l'occasione per confermare e rafforzare il suo ruolo. Le elezioni saranno un passaggio importante. Il voto avrà conseguenze sull'Europa, ma anche sull'Italia. Il Paese è a un bivio. Da un lato, gli italiani possono decidere di rafforzare l'asse sovranista Lega-M5s che ci sta portando alla recessione, dall'altro possono revocare la fiducia al governo e aprire nuovi scenari. In questo quadro, il ruolo di Forza Italia è più che mai centrale».

Dunque, nessun rischio di estinzione...?
«Saranno elezioni difficili ma chi scommette sulla fine di Forza Italia dovrà ricredersi come ha dovuto fare per ben sei volte consecutive alle regionali. Forza Italia deve raccontare la verità agli italiani svolgendo una campagna elettorale tra la gente, porta a porta, cortile per cortile. È vero, c'è un'Europa da cambiare e nessuno più di Forza Italia ha pagato a caro prezzo questa esigenza. Ricordo che nel 2011 il governo Berlusconi cadde anche per la sua ferma opposizione alle burocrazie europee. Ma è evidente che il voto potrà avere ripercussioni sugli equilibri interni ed è importante che gli italiani ne siano consapevoli».

Ma Forza Italia è davvero pronta alla battaglia?
«Compito di Forza Italia è spiegare agli italiani che il Paese è alle prese con una gravissima crisi economica e lo stesso Def certifica il fallimento delle politiche del governo. Altro che crescita. Al contrario, Forza Italia è a favore delle infrastrutture, propone la diminuzione delle tasse, vuole favorire gli investimenti, sostenere i ceti produttivi, vuole creare una grande area no-tax al Sud abbattendo Ires e Irap, una operazione che costa meno del reddito di cittadinanza».
 
Però c'è il tentativo di Lega e Fdi di accerchiare Forza Italia. Anche la Meloni, dopo Salvini, ha lanciato una chiara offensiva.
«È una offensiva che non ci spaventa, semmai è un motivo per coltivare un sano ottimismo. Il disegno dei sovranisti di annettere Forza Italia è fallito. Forza Italia era e resta determinante per il centrodestra, come hanno dimostrato le recenti regionali. Forza Italia ha un bacino elettorale che oscilla tra l'8 e il 14 per cento e a queste percentuali va aggiunto il consenso delle liste civiche che abbiamo generosamente contribuito a costruire. Il fatto che qualcuno voglia giocare a rubabandiera prova che non c'è una visione politica ma solo un tentativo, destinato a fallire, di mortificare gli alleati».

Ma esiste ancora il centrodestra? Lega e Fdi quasi ne mettono in discussione l'esistenza.
«Senza l'area moderata e liberale rappresentata da Forza Italia il centrodestra sicuramente non c'è. Il baricentro della coalizione siamo noi, altrimenti avremmo solo una gara tra estremismi a chi fa la faccia più feroce sulla sicurezza. Ma i problemi del Paese non possono esaurirsi alla sicurezza. La priorità è l'economia. Vedo che c'è chi gioca a scimmiottare Trump ma negli Usa l'economia vola, mentre in Italia siamo in recessione, il ceto medio fa fatica e rischiamo ulteriori passi indietro».

Ma anche in Forza Italia non mancano problemi: lei ha definito Toti un alunno saccente, il primo della classe che alza il ditino. Il governatore della Liguria sostiene che serve un grande contenitore collocato nel centrodestra.
«La linea politica di Toti è molto confusa. Prima inseguiva il disegno del partito unico di centrodestra, oggi è interessato a costruire con la Meloni una seconda gamba. Né condivido la sua linea di portare la discussione all'esterno bombardando ogni giorno il partito. Forza Italia non ha complessi di inferiorità e non va a rimorchio della Lega».

Però anche lei è stata critica sulla organizzazione del partito.
«Che ci sia bisogno di superare lo status quo è fuori di dubbio. Forza Italia pesa quasi esclusivamente sulle spalle di Berlusconi, che resta imprescindibile ma sul quale non possono gravare tutte le responsabilità. Non è pensabile che lo staff di Berlusconi possa e debba accollarsi tutte le questioni e tanti militanti, tanti amministratori chiedono un confronto chiaro e franco sull'organizzazione. Chi difende lo status quo lavora per i nostri competitor».

Toti certamente non lavora per mantenere lo status quo.
«Toti lavora per demolire, non crede più in Forza Italia. Detto questo, è evidente che c'è una minoranza restia a cambiare. Ma se vogliamo salvare la nostra storia non possiamo lasciare tutto così com'è. Servono organismi di partito, e che li indichi Berlusconi o si facciano con un congresso o con un'assemblea non c'è problema».

L'addio di Elisabetta Gardini fa male?
«Mi ha amareggiato molto, è una scelta incomprensibile. Ma Elisabetta ha almeno avuto il merito della chiarezza rispetto ad altri che mugugnano o rilasciano interviste provocatorie».

In Campania, Salvini candida alle Europee il rettore dell'Università di Salerno Aurelio Tommasetti. C'è una Lega attrattiva anche al Sud?
«Se la Lega sia attrattiva lo vedremo il 27 maggio. Ma Forza Italia non rinuncia alla sua prerogativa di allargare e includere e a Salerno candidiamo l'ingegnere Antonio Ilardi, limpida figura dell'associazionismo imprenditoriale e cattolico. Forza Italia continua a essere attrattiva e conserva una sua forte credibilità».

Però la crisi dei partiti tradizionali tocca tutti i grandi Paesi europei.
«Sicuramente.

Ma se si vuole cambiare l'Europa, il voto ai sovranisti è un voto perso. Il Ppe continuerà ad avere il doppio dei parlamentari delle forze sovraniste e Forza Italia sarà centrale rispetto a un governo che sta isolando il Paese, non ha una posizione sulla Libia, sostiene Maduro, fa con la Cina accordi che hanno generato e caos e diffidenza senza avere in cambio nulla, mette in discussione l'ancoraggio alla Ue e alla Nato».

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