Gerardo Bianco morto a 91 anni: pilastro della Dc, fu ministro della Pubblica istruzione con Andreotti

Era nato a Guardia Lombardi, in provincia di Avellino

Gerardo Bianco
Gerardo Bianco
di Aldo Balestra
Giovedì 1 Dicembre 2022, 09:04 - Ultimo agg. 2 Dicembre, 11:36
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Nell'ultima uscita pubblica dello scorso ottobre - con i vecchi compagni della Dc, Mancino, Gargani e Zecchino riuniti ad Avellino - la voce di Gerardo Bianco era parsa già flebile. Ma la sua analisi sempre lucida, così come è stato il suo pensiero politico. Al telefono dalla sua casa di Roma, al convegno organizzato per ricordare la figura del senatore irpino Vincenzo Barra, la fatica fisica di Bianco, altirpino di cultura e visione, traspariva tutta. Insieme, però, alla mai doma fierezza dell'essere democristiano, ricordando la sua avventura politica iniziata nel lontano 1954 e coincisa con una stagione di vitalità, presenza nelle istituzioni e dunque anche potere - assolutamente irripetibile.

A 91 anni s'è spento, a Roma, l'onorevole Gerardo Bianco, fine intellettuale della politica. Nato a Guardia Lombardi, in provincia di Avellino, Bianco ha percorso una carriera politica di assoluto spessore, fino a diventare nel 1990 ministro della Pubblica Istruzione nel sesto governo Andreotti.

Una carriera in cui, con grande onestà, ha alternato ai ruoli di primo piano in Parlamento e nel partito anche periodi di profilo tenue, in nome di una coerenza che gli verrà sempre riconosciuta.

In quel convegno avellinese, un mese e mezzo fa, lo ascoltavano al tavolo dei relatori Mancino, Gargani e Zecchino, ed in sala l'onorevole Gianfranco Rotondi, che oggi parla di «maestro impareggiabile, il migliore dei democristiani, anche nel dissenso». Non sono mancati nella lunga vita politica di Bianco, infatti, momenti di dibattito intenso e critico con Ciriaco De Mita, il leader di Nusco spentosi a 94 anni lo scorso maggio. Bianco era assolutamente dentro la democristianità, ma con una sorta di una sua innata autorevolezza intellettuale che non poteva essere considerata, da alcuno, arida aristocrazia della politica.

Fine oratore senza disdegnare talvolta l'ironia, grande e appassionato studioso, era stato capogruppo democristiano alla Camera dal 1979 al 1983, vicepresidente di Montecitorio tra il 1987 e il 1990. Finita la storia della Dc, contro il traghettamento del Ppi nel centrodestra, nel 1995 assunse la segreteria del partito (fino al 1997, poi ne fu presidente fino al 2000), contribuendo alla nascita, tra i più convinti, della stagione dell'Ulivo. Fu anche europarlamentare.

 

Profondo conoscitore del mondo politico, ascoltato intenditore delle vicende parlamentari e quirinalizie (oggi il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ne piange addolorato la scomparsa parlando di «un leale servitore delle istituzioni, politico appassionato, ricco di cultura e umanità») , Gerardo Bianco è stato senza dubbio un gentiluomo della politica. Della buona politica. Ecco perché il cordoglio per la scomparsa di “Jerry White” - come era stato scherzosamente soprannominato - appare unanime e assolutamente coerente.

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