Meloni, il giudizio sospeso degli ex Dc:
primo raduno amarcord senza De Mita

Meloni, il giudizio sospeso degli ex Dc: primo raduno amarcord senza De Mita
di Alberto Nigro
Domenica 23 Ottobre 2022, 09:00 - Ultimo agg. 24 Ottobre, 07:25
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La Democrazia Cristiana torna a riunirsi e lo fa ad Avellino, cogliendo l'occasione nel ricordo dello storico senatore irpino Vincenzo Barra, a trent'anni dalla scomparsa.

Si rivedono così fianco a fianco Nicola Mancino, Giuseppe Gargani, Ortensio Zecchino, e in collegamento telefonico, Gerardo Bianco, tutti insieme nell'ex Carcere Borbonico del capoluogo, moderati dal giornalista del Mattino, Aldo Balestra, per discutere di storia, politica e rappresentanza istituzionale. Il giorno è significativo: tre ex ministri ed un ex sottosegretario (Gargani), che per lunghi anni hanno dettato la linea della politica nazionale, fanno il punto a poche ore dall'insediamento del nuovo governo guidato da Giorgia Meloni, il primo della storia del Paese affidato ad una donna. E c'è stato anche il tempo per un pensiero carico di nostalgia per Ciriaco De Mita, scomparso nel maggio scorso, presente all'ultima reunion che si era svolta di fatto il 5 settembre del 2018, quando al centro di ricerca Biogem di Ariano Irpino si intrattennero con il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, un altro di loro. 

«Non mi rassegno - ha affermato Giuseppe Gargani - a non tenere insieme quelli che sono i vecchi della Democrazia Cristiana. Anzi, nelle prossime settimane, lancerò una fondazione per De Mita per provare a riunire tutti coloro che si riconoscono in questa storia». Gargani ha fatto anche riferimento al governo, sottolineando una perplessità di fondo sulla coalizione di centrodestra ed evidenziando la presenza di personaggi, i due campani nello specifico, all'interno dell'esecutivo, di indiscusso valore. «Matteo Piantedosi - ha evidenziato - fa parte di quel filone di uomini di stato validi», così come Gennaro Sangiuliano «eccellente sul piano della cultura, che mi auguro riesca ad inventare un ministero in grado di influenzare, realmente, le politiche culturali del Paese».

Nicola Mancino, ultimo ministro dell'Interno irpino prima del neo-nominato Piantedosi, ha invece preferito non esprimersi sul governo, limitandosi a dire: «Resto in attesa, non giudico, anche se la formula utilizzata mi sembra un po' ambigua».

Si è poi detto rammaricato per la fine della Democrazia Cristiana e su De Mita: «Lo ricordiamo, sempre». Infine, un riferimento allo stesso Piantedosi: «Quando ero ministro dell'Interno - ha ricordato - lui era un ottimo dirigente». Chiosa amara sul Pd: «L'ho votato ma è isolato, c'è bisogno di rianimarlo». 

A Ortensio Zecchino il compito di descrivere il contesto nel quale oggi si parla della Dc. «Siamo in una fase di ripensamento storiografico - ha chiarito - serve un'operazione verità sulla Dc per combattere la vulgata che la vede ancora causa di tutti i mali del paese. A Roma abbiamo dato vita ad un comitato nazionale per gli 80 anni dalla fondazione, ci sono voluti tre anni di lavoro». Per l'ex ministro dell'Università, «la Dc non è solo quella dei De Gasperi, ma anche quella di tanti personaggi in grado di rappresentare adeguatamente il territorio, cosa che oggi è venuta meno». È diretto l'attacco al Movimento 5 Stelle nel riferimento al governo Conte «composto da figure di assoluta anonimità». Quanto al neonato governo Meloni, invece, «mi sembra - ha detto - un esecutivo di buon livello. Adesso, però, mi auguro qualche novità di rilievo sul Mezzogiorno». Sul punto, Zecchino è stato netto: «Serve una raddrizzata generale, ma la presenza di Nordio alla Giustizia è tranquillizzante». Infine, un pensiero rivolto a De Mita: «Siamo stati tutti presi da questa perdita. Al di là delle diaspore, resta il ricordo di un'epoca eroica. Poi, i rapporti personali non si cancellano, anzi, con la vecchiaia si rinsaldano. È triste ritrovarci senza di lui». 

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In sala, tra gli storici volti della Dc, come l'ex senatore Enzo De Luca, e il sindaco di Avellino negli anni 80, Enzo Venezia, anche quello del deputato Gianfranco Rotondi, leader di Verde è Popolare, ed erede di quella tradizione. «Sono qui - ha chiarito - perché ho conosciuto Vincenzo Barra e con lui ho intensamente collaborato per riportare Fiorentino Sullo nella Democrazia Cristiana, nell'ormai lontano 1983». Per Rotondi, Barra è stato «uno degli uomini migliori della Dc» e ricorda la citazione di Goethe con cui concluse il suo ultimo comizio: «Bisogna sapersi fermare in tempo». Una lezione, questa, che «ricordo spesso - ha sottolineato Rotondi - anche ai protagonisti della politica del nostro tempo». 

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