Libere di lavorare fino al parto, così cambia il modello-famiglia

Libere di lavorare fino al parto, così cambia il modello-famiglia
di Claudia Guasco
Giovedì 6 Dicembre 2018, 07:30 - Ultimo agg. 10:49
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Più flessibilità per le neomamme, un maggiore coinvolgimento dei papà, un aiuto economico di 500 euro in più per chi manda il piccolo all'asilo nido. Ma niente stanziamento di 10 milioni per il fondo destinato agli orfani delle vittime di femminicidio: «È una bastardata», sbotta indignata la vicepresidente della Camera Mara Carfagna.
 
Le novità in tema di politiche sociali entrano nella manovra finanziaria con un maxi emendamento approvato dalla commissione Bilancio della Camera, che dà libertà di scelta alle lavoratrici in attesa di un figlio. Chi lo vorrà, con il via libera del medico, può rimanere in ufficio fino al nono mese, spostando dopo il parto l'intero periodo di astensione di cinque mesi. E avrà accanto un po' di più il padre del bambino, con il congedo di paternità che passa da quattro a cinque giorni. «Bene. Questo valorizza la funzione e la presenza paterna. I dati ci dicono che sempre più uomini chiedono il congedo, forse lo scenario sta cambiando», rileva Sara Mazzucchelli, ricercatrice e docente di Sociologia dei processi organizzativi e culturali presso la facoltà di Psicologia della Cattolica di Milano. Sulla possibilità di restare alla scrivania con il pancione fino all'ultimo, però, è perplessa: «Lo dico da ricercatrice ma anche da mamma di quattro figli. Nell'ultimo mese, lasciando il lavoro, si fa spazio fisicamente e mentalmente a ciò che accadrà. Passare dall'ufficio direttamente al parto dà la sensazione di trovarsi in un frullatore». Non solo. Ogni cambiamento legislativo, sottolinea la docente, «introduce un mutamento culturale nelle persone e nei luoghi di lavoro e questo rischia di rendere scontata la disponibilità della donna lavoratrice in gravidanza, anche se è pesante fisicamente». In Italia la prima legge con tutele, seppur minime, risale al 1902 ma la vera svolta è nel 1950, con l'introduzione del divieto di licenziare le lavoratrici incinte e l'astensione obbligatoria di otto settimane dopo il parto. E adesso, attacca la Cgil, si introduce una norma che non tutela la salute e la libertà delle donne, «a rimetterci saranno soprattutto le precarie». Il tasso di occupazione è lo specchio delle difficoltà. Negli ultimi quattro anni il numero di donne con un impiego tra 25 e 49 anni è aumentato dell'1,9% tra chi non ha figli, mentre non si è spostato per chi ne ha uno, ovvero la maggioranza. Ed è crollato del 2,2% se c'è un figlio da zero a sei anni. «Le nostre aziende dovrebbero prendere esempio dagli Stati Uniti», afferma l'imprenditrice Serena Torielli, fondatrice di Virtual B (tecnologie innovative per la finanza) e una carriera in una delle principali banche d'affari Usa. «Lì la mentalità è diversa, hanno capito che perdere professioniste capaci solo perché hanno dei figli è uno spreco di risorse. Quando i miei due bambini erano piccoli sono stata promossa managing director, è stato il periodo in cui ho guadagnato di più. Certo, mio marito mi ha aiutato e ha preso il congedo quando ancora non se ne parlava nemmeno».

Adesso è obbligatorio, e con un giorno in più. Introdotto nel 2013, secondo i dati Inps è cresciuto del 27,4% nel 2016 anche se rispetto al resto d'Europa siamo indietro anni luce: 11 giorni in Francia, 4 settimane in Spagna, fino a 16 mesi in Svezia sia alla madre che al padre, che scelgono loro come suddividerli. «Da noi ha trovato numerosi ostacoli - spiega Sara Mazzucchelli - Colpa di una cultura aziendale non favorevole, nell'immaginario professionale l'uomo produce e la donna si occupa crescita dei figli, c'è un'ostracizzazione legata alle possibilità di carriera. E anche un modello culturale familiare ancora pervasivo nella società. Basti pensare, banalmente, a come è organizzata la scuola: vacanze lunghissime, riunioni al pomeriggio». Quei cinque giorni, concordano gli esperti, non sono tanti ma rappresentano un segnale di cambiamento. E anche, più semplicemente, «un aiuto alla mamma che a due giorni dal parto viene rimandata a casa, è stanca e frastornata - dice la fondatrice del Cav Mangiagalli Paola Bonzi - Con il papà accanto può dormire un po' di più».
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