Governo, per Draghi estate rovente. Dal superbonus ai salari poi la siccità e il Covid: le spine

Governo, per Draghi estate rovente. Dal superbonus ai salari poi la siccità e il Covid: le spine
di Nando Santonastaso
Lunedì 11 Luglio 2022, 08:20 - Ultimo agg. 17:04
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Dai rincari delle bollette energetiche alla corsa all'approvvigionamento di gas alternativo a quello russo; dall'emergenza siccità alla risalita del Covid. E poi il futuro del Superbonus, la lotta all'inflazione, la riforma fiscale in chiave Pnrr, l'aumento dei salari, il salario minimo. E magari anche il dossier sulle pensioni. Sarà un'estate bollente per Mario Draghi e il suo governo, tra emergenze e incognite politiche sulla tenuta della maggioranza, ormai già proiettata verso il voto della prossima primavera (sempre che ci si arriverà).

È il terreno più scivoloso del momento. Il governo rimane fermo sulla decisione di non prorogare la misura, nonostante il forte pressing del Movimento 5 Stelle, ma ha sbloccato la situazione dei crediti incagliati autorizzando banche e società appartenenti a gruppi bancari a «cedere sempre il credito a soggetti non rientranti nella definizione di consumatori o utenti», che «abbiano stipulato un contratto di conto corrente con la stessa banca cedente». Alla Camera Draghi ha ottenuto la fiducia e oggi il via libera definitivo. Ma la partita non sembra chiusa: Giuseppe Conte minaccia lo stop al Senato, come gli chiede gran parte dei suoi parlamentari. Il premier ha provato a compensare la distanza dicendosi favorevole a migliorare ancora il Reddito di cittadinanza, altro cavalo di battaglia dei grillini apertamente osteggiato dalla Lega di Matteo Salvini (e da tutto il centrodestra): si dovrà decidere entro il 16 


Gli ultimi 3 miliardi di euro stanziati dall'esecutivo per far fronte alla corsa al rialzo dei prezzi energetici per il terzo trimestre 2022 (finora il governo ha impegnato oltre 30 miliardi su questa materia) hanno evitato un disastro, ha detto il premier. Ovvero, ulteriori rincari del 45% sulla bolletta del gas e del 15% su quella della luce. Ma le associazioni dei consumatori parlano di un miraggio: «Sul terzo trimestre 2021 l'elettricità si paga +81,3%, il gas +46%. La bolletta della luce di questo trimestre salirà di 127 euro nel confronto con il corrispondente periodo dello scorso anno, passando, per la famiglia tipo, da 155 a 282 euro», spiega Massimiliano Dona, presidente dell'Unione nazionale consumatori. Il tetto europeo ai prezzi di gas ed elettricità, sollecitato proprio da Draghi, non è dietro l'angolo: in arrivo invece un nuovo decreto a luglio per aiutare famiglie e imprese, senza creare, a quanto pare, altro debito pubblico.



Qui siamo alla corsa contro il tempo. Finora lo stoccaggio energetico per l'inverno è arrivato al 60% e il governo assicura che si raggiungerà il 90%, target indispensabile per garantire le attività produttive, entro l'inverno.

Il governo ha finora giudicato modeste le conseguenze della parziale interruzione delle forniture di gas da parte della Russia ma la chiusura del gasdotto North Stream produrrà anche per l'Italia un aumento dei prezzi del gas e quasi certamente una riduzione dei consumi. Gli accordi con gli Usa per il gas liquefatto e con alcuni Paesi africani, Algeria in testa, per il metano diventeranno operativi dal 2023, fino ad allora bisognerà fare buon viso a cattivo gioco, riducendo ad esempio le temperature in casa e in ufficio.

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La dichiarazione dello stato di emergenza per alcune Regioni è già agli atti ma ora il governo dovrà fissare le rotte con qui affrontare la grave crisi idrica, stabilire a chi andranno i ristori previsti dal Decreto siccità e come si spenderanno i soldi. Sarà istituito un Commissario straordinario ma per gli interventi strutturali sulle reti idriche, uno dei nodi più decisivi da sciogliere, non ci vorranno meno di due anni, secondo le previsioni dei tecnici. Nel Pnrr sono già previste alcune risorse, come per gli invasi destinati all'agricoltura che attendono da decenni di essere realizzati. L'emergenza dovrebbe accelerare le procedure.

L'impennata dei contagi rischia di creare nuove fibrillazioni nel mondo politico. Il governo sta pensando di riproporre l'obbligo delle mascherine anche sui luoghi di lavoro ma non il ripristino dei lockdown. Lega e centrodestra sono contrari a misure che potrebbero rallentare la ripresa, già condizionata dal caro bollette e dalla guerra in Ucraina (Confindustria prevede una crescita dell'1,9% quest'anno). Annunciato un nuovo, forte confronto con le Regioni qualora i numeri imponessero nuove strette sanitarie. La diversità di vedute tra gli epidemiologi non aiuta, il governo dovrà anche stavolta mediare tra ipotesi assai distanti tra di loro.

È uno degli effetti più evidenti dei rincari delle materie prime (e dell'energia in particolare) oltre che della guerra in Ucraina. E serve anche come detonatore indiretto di polemica politica quotidiana con la Lega, ad esempio, che accusa il Pd di pensare più allo Ius Scholae che a come raffreddare l'ascesa dei prezzi. L'inflazione, sconosciuta da quando c'è l'euro, divide i partiti mentre i sindacati, che Draghi incontrerà domani a Palazzo Chigi, sembrano più compatti. Cgil, Cisl e Uil sono d'accordo su varie proposte, dal taglio del cuneo fiscale all'aumento dei salari, passando per la riforma del fisco e la tutela dell'occupazione, al taglio dell'Iva sui beni essenziali come chiede in particolare l leader della Csl luigi Sbarra. «Molte persone in Italia, pur lavorando, non arrivano a fine del mese - ha ripetuto il leader della Cgil, Maurizio Landini -: questo è un tema preciso, e mi aspetto che s'intervenga in fretta. Noi, come sindacato, abbiamo avanzato già a maggio delle proposte concrete. C'erano degli extra-profitti da redistribuire, anche se l'esecutivo lo ha fatto solo per il 25%». E ancora: «Ci sono altre operazioni da fare nell'immediato - ha detto - bisogna ad esempio affrontare il livello di precarietà senza fine del mondo del lavoro italiano. Bisogna poi intervenire anche sul rinnovo dei contratti».

È una delle questioni chiave per il governo in funzione anti-inflazione e di pace sociale anche se in realtà un accordo tra imprese e sindacati eviterebbe le incognite su una norma imposta dall'alto. Il presidente di Confindustria, Carlo Bonomi, ha ribadito come l'unica soluzione da percorrere per «mettere più soldi nelle tasche degli italiani» è quella di «abbassare il cuneo fiscale». Un provvedimento «choc e tale da consentire di dare una mensilità in più all'anno per tutta la vita lavorativa. Servono 16 miliardi per una riforma strutturale. Le risorse ci sono, il governo ha annunciato nel Def che ci saranno 38 miliardi di entrate fiscali in più e credo che il 50% si può restituire». La Cgil è pronta a discutere: «Basta con le una tantum. Adesso servono 200 euro netti al mese in busta paga, per sempre», dice Landini. E il leader Uil Bombardieri ribadisce l'urgenza di un «intervento sul cuneo fiscale per abbassare il lordo delle buste paga dei lavoratori e delle lavoratrici e per diminuire il peso sulle pensioni». Imprese e sindacati concordano sul fatto che il taglio del cuneo fiscale renderebbe inutile il ricorso al salario minimo: ma su questo versante i 5 Stelle (e non solo loro nel centrosinistra) annunciano battaglia.

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