Italia crescita zero, nuovo asse tra Conte e Di Maio: «Basta subire politiche di destra»

Italia crescita zero, nuovo asse tra Conte e Di Maio: «Basta subire politiche di destra»
di Alberto Gentili
Lunedì 1 Aprile 2019, 12:00 - Ultimo agg. 14:34
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Una tregua armata. Anzi, neppure una tregua. E' questo il bilancio dell'incontro sulle colline fiorentine tra Giuseppe Conte e Matteo Salvini. Luigi Di Maio e il leader della Lega si sono infatti gettati in un'impresa (quasi) impossibile: continuare a litigare, darsele di santa ragione da qui alle elezioni europee del 26 maggio. E, nonostante la zuffa no-stop, provare ad «andare avanti».

Con due problemi: Salvini, fino a ieri mattina, era «molto arrabbiato» con Conte perché «non è più equidistante». E il leader 5Stelle, sperando d'interrompere l'emorragia di voti che ha colpito il Movimento, ha deciso di «sporcare», «graffiare», ogni mossa del capo leghista «come finora ha fatto lui...». «D'ora in poi risponderemo colpo su colpo alle sue provocazioni», fanno sapere dallo stato maggiore grillino, «soprattutto ci faremo sentire sui temi della sicurezza e non faremo passare altre scelte di estrema destra come l'orribile convegno sulla famiglia di Verona».
 
Proprio di questa china rischiosa su cui sta rotolando la maggioranza giallo-verde hanno parlato nel pomeriggio Salvini e Conte. I due, con il premier a Firenze per il Festival dell'economia e il vicepremier in Toscana «in vacanza», durante la mattinata si sono messaggiati dandosi appuntamento «per un caffé» a Villa le Piazzole.

Ed è lì che è avvenuto un «vero e proprio chiarimento». «Bisogna andare oltre, superare le polemiche e guardare avanti insieme», perché «ci sono tante cose da fare», ha fatto sapere al termine il leader leghista. «E' stato un incontro utile per chiarirsi e rimettere al centro il fatto che bisogna durare per il bene degli italiani, rispettando ognuno le idee dell'altro», ha fatto filtrare Conte. Come dire: non mi faccio asfaltare da Salvini.

Il capo della Lega avrebbe ottenuto dal premier la promessa di un ritorno a una posizione di equidistanza tra i due alleati. E soprattutto di un ritorno nei ranghi. Salvini da qualche tempo, infatti, coltivava una forte irritazione verso il premier. Perché non più super partes. E perché, a sentire i leghisti, si sarebbe «montato la testa»: «E' andato a dire alla ministra Bongiorno, a proposito di una nomina», racconta un alto esponente del Carroccio, «che è lui il primo ministro e che comanda lui, mica Salvini...».

In base alla versione della Lega questa però «è ormai acqua passata». Il chiarimento di Villa le Piazzole avrebbe sortito l'effetto di «rasserenare gli animi» dopo la zuffa su famiglia e adozioni di sabato. Opposto il racconto 5Stelle: «E' stato Salvini a cercare Conte perché ha capito che è uno che non si piega e si fa rispettare. E continuerà a farlo».

Non solo. Convinto che Salvini voglia la crisi e che dopo il voto europeo di maggio sarà solo questione di tempo, Di Maio è determinato a «non concedere più nulla»: «Dovranno esserci dei cambiamenti, basta provocazioni e prese in giro», sostiene un ministro pentastellato, «non ingoieremo più e non subiremo più i graffi e le sporcature di Salvini su ogni nostro provvedimento. Risponderemo colpo su colpo».

Che questa sia la struttura del nuovo copione giallo-verde è dimostrato dalla stilettata del sottosegretario grillino Vincenzo Spadafora al ministro leghista alla Famiglia, Lorenzo Fontana: «Parla ma non fa nulla». E dagli attacchi a ripetizione lanciati sabato da Di Maio contro il leader della Lega. Il più tenero: «Salvini è andato al convegno di Verona dove ci sono solo fanatici che vogliono le donne chiuse in casa a fare figli. E se mangi allo stesso tavolo la pensi come loro».

Un approccio aggressivo che i 5Stelle, «d'ora in poi», adotteranno sul fronte della sicurezza di cui Salvini è titolare, in quanto ministro dell'Interno: «Non si può continuare a fare drammi per un barcone con pochi migranti, quando le stazioni di Milano e Roma sono zeppe di clandestini...». E sulle scelte «di estrema destra». «Questo governo nasceva post-ideologico, se Salvini si mette a cavalcare i temi dell'ultradestra americana non lo lasceremo fare».

Ecco perché non si può parlare di tregua, neppure armata.

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