Gli abusi di papà Di Maio e il mistero delle ditte mai a suo nome

Gli abusi di papà Di Maio e il mistero delle ditte mai a suo nome
di Gigi Di Fiore
Mercoledì 28 Novembre 2018, 07:00 - Ultimo agg. 09:15
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Inviato a Mariglianella

Negli almeno tre manufatti all'interno del terreno di via Umberto, gli agenti della polizia locale, guidati dal comandante Andrea Mandanici, potranno entrare solo domani. La convocazione ai proprietari, Giovanna e il fratello Antonio Di Maio, dovrà consentire una ricognizione accurata su costruzioni di cui non esiste traccia negli atti dell'Agenzia territoriale, il vecchio catasto. È il terreno di proprietà a metà del padre del vice premier Luigi. E proprio allo stesso indirizzo c'era la sede della ditta edile individuale, appartenuta alla signora Paolina Esposito, mamma di Luigi Di Maio, prima delle modifiche societarie di fine 2013. Da qui la presenza di attrezzi, nei manufatti
 
Da quando al Comune hanno saputo dei manufatti non censiti, il sindaco Felice Di Maiolo ha attivato il comando di polizia locale, chiedendo notizie anche all'ufficio tecnico. «Sono normali atti in vista di un'eventuale attività di polizia giudiziaria - spiega il comandante della polizia locale, Andrea Mandanici - Solo dopo essere entrati nella proprietà con i tecnici per le visure e visionato eventuali atti al Comune, potremo fare una relazione. Solo allora potrebbe, in caso di sospetti abusi, essere investita la Procura di Nola». All'ufficio tecnico del Comune di Mariglianella cercano la pratica sul terreno di via Umberto. Non è stata ancora trovata. Si sa soltanto che il piano regolatore del 1983 prevede nell'area insediamenti sociali, sportivi e scolastici. E nella proprietà c'è infatti un campo di calcio. Spiega il sindaco Felice Di Maiolo: «Dopo le verifiche con gli organismi tecnici, trarremo le nostre conclusioni».

Il terreno e la vecchia sede dell'impresa edile della famiglia Di Maio si intrecciano con le denunce, trasmesse dalle «Iene» domenica e ieri sera, sull'utilizzo di operai in nero nella ditta dei Di Maio. Il primo è stato Salvatore Pizzo, che ha raccontato di un infortunio in un cantiere a Pomigliano. Per quella vicenda, Pizzo fece un a accordo alal Cgil con Antonio Di Maio, gestore di fatto della ditta. Quel cantiere era nella casa di Franco Maione, pediatra di Pomigliano. Lavori regolari: il permesso venne rilasciato dal Comune di Pomigliano a febbraio del 2009. Il cantiere, per una sopraelevazione con ascensore esterno, aprì ad aprile 2009 con il geometra Pasquale Esposito direttore dei lavori. Le «Iene» sono andate avanti e hanno raccolto altre dichiarazioni di manovali al lavoro in nero nella ditta dei Di Maio: Mimmo dipendente per tre anni, Giovanni per otto mesi e Stefano, bidello in una scuola costretto a fuggire dopo un'ispezione in un cantiere. Tutti al lavoro nel periodo compreso tra il 2008 e il 2010, quando Luigi Di Maio non era socio dell'azienda. Mimmo riceveva la paga per 4 ore in busta, le altre 4 al nero. Ha fatto causa, l'ha persa in primo grado. Ha fatto appello. «Avrete tutte le notificazioni: eccole qui», Antonio Di Maio, intercettato a Pomigliano, mostra alle telecamere di Stasera Italia su Rete4, i faldoni che dovrebbero contenere la documentazione sui dipendenti.

Tutto si intreccia e l'azienda edile, attualmente una srl con quote a metà tra Luigi Di Maio e la sorella, l'architetto Rosalba. Sul terreno di Mariglianella, c'è una ipoteca di Equitalia per un debito di Antonio Di Maio lievitato a 172mila euro. Proprio il padre del vice premier non ha mai posseduto quote della ditta dove è il dominus da sempre. Nell'ultima dichiarazione dei redditi, Antonio Di Maio risulta non avere guadagni, ma solo un reddito da terreni del valore di 88 euro.

Diversa la situazione delle proprietà, con quattro comproprietà in immobili e nove comproprietà in particelle di terreni.

In questo quadro, probabilmente, si inseriscono le richieste di Equitalia.

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