Da Visco una lezione contro il clima di sfiducia

di Nando Santonastaso
Sabato 8 Dicembre 2018, 09:00
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Studiare, pretendere il rispetto dei propri diritti, assumere la responsabilità come valore. Perché in genere chi è acculturato ha più possibilità di crescita. Il messaggio che il governatore della Banca d'Italia Ignazio Visco lancia ieri da Napoli ai giovani, durante l'intervista del direttore del Mattino Federico Monga, è talmente chiaro che si fa fatica a non accettarlo nella sua completezza. Parole importanti, in un contesto particolare come quello dell'iniziativa Dal Sud al mondo. Voci e storie di successo che ha gettato lamo per una narrazione più completa di ciò che è e può diventare il Mezzogiorno, al di là degli inevitabili stereotipi e della crudezza della cronaca di tutti i giorni. Visco coglie in pieno il significato di questa sfida e costruisce il suo ragionamento in chiave non solo tecnico-scientifica (e peraltro sempre molto chiara e lucida) ma, appunto, con uno sguardo attento e preoccupato ai cittadini del domani. «In Italia di fronte al cambiamento nei sistemi di produzione che tenderà a ridurre l'occupazione, credo sia importante porsi la domanda, a livello politico, su cosa faranno i giovani. Questa domanda è molto più pregnante del decimale di deficit che pure è importante e su cui ci stiamo confrontando ma bisogna essere informati per affrontare il cambiamento», dice Visco con il tono misurato ma al tempo stesso partecipe di chi esprime una reale, intensa attenzione verso il futuro di tanti ragazzi.

Il lavoro che non c'è resta al primo posto, specie nel Mezzogiorno dove la quantità di neet, i giovani che non studiano né cercano un'occupazione, è sempre costante. Ma con grande equilibrio, il governatore chiede anche un'assunzione di responsabilità a quanti vivono forse sfiduciati o già rassegnati questa difficile e incertissima stagione della loro vita. Esplicito il richiamo non solo all'importanza di chiedere il rispetto dei diritti ma anche alla necessità di conoscere il sistema di regole che disciplina la convivenza civile e nel quale il rispetto di chi non la pensa alla stessa maniera diventa fondamentale. Di qui la conferma che il presupposto di tutto ciò non può che essere la scuola, lo studio, la cultura: priorità che a qualcuno sembreranno normali ma che in province complicate, come molte di quelle meridionali, finiscono al contrario per assumere ancora un tratto di straordinarietà. Se così non fosse non si spiegherebbe perché il fenomeno della dispersione scolastica al Sud continua a viaggiare su percentuali elevate, sicuramente molto più elevate (ancorché in calo) rispetto alla media delle altre aree del Paese.

Anche da questo punto di vista l'iniziativa del Mattino è apparsa perciò opportuna e stimolante. Nel senso che il tentativo di raccontare questa parte del Paese oltre i suoi storici e drammatici limiti non poteva che fare perno sulla centralità del rapporto tra i giovani e i loro territori. Non a caso il governatore della Banca d'Italia, che in tutti i suoi interventi pubblici mette l'accento sull'emergenza lavoro dei giovani, soprattutto al Sud, punta l'indice anche sulla trasformazione demografica del Paese, nella quale il peso degli anziani è sempre maggiore e l'esodo dei giovani altrettanto costante. Sono tornate alla memoria le previsioni della Svimez secondo cui la desertificazione del Sud proseguendo sui ritmi attuali produrrà nel giro dei prossimi 30 anni una riduzione della popolazione di circa 5 milioni di unità, impoverendo ulteriormente l'economia e il cosiddetto peso rivendicativo di questi territori. Capire al contrario che la risorsa dei giovani è un bene troppo prezioso per arrendersi alla loro spesso giustificata fuga al Nord o all'estero diventa fondamentale per il sistema delle imprese, per le istituzioni e per gli stessi cittadini meridionali: sarebbe impossibile costruire una prospettiva di sistema per il futuro del Mezzogiorno se mancasse la materia prima, il capitale umano degli under 30. Ma sarebbe altrettanto inutile, ammonisce Visco, pensare di farcela senza impegnarsi ogni giorno per difendere e promuovere il valore della competenza e della conoscenza. È la strada della formazione che, dice il governatore, non finisce mai e impegna tutti per la durata dell'intera attività lavorativa: una strada strategica, indispensabile, forse persino coraggiosa di fronte alle alchimie, all'ignoranza e al caos delle incertezze che accompagnano oggi tanta parte della politica italiana.
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