Ucraina, intervista a Emma Bonino: «L'Europa ha interessi diversi dagli Usa, in gioco il nostro futuro di Paesi liberi»

Ucraina, intervista a Emma Bonino: «L'Europa ha interessi diversi dagli Usa, in gioco il nostro futuro di Paesi liberi»
di Gigi Di Fiore
Lunedì 4 Aprile 2022, 10:00 - Ultimo agg. 5 Aprile, 13:04
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Senatrice, già commissaria europea e ministro degli Esteri, promotrice della Corte penale internazionale, Emma Bonino è profonda conoscitrice della politica estera e delle dinamiche geopolitiche internazionali.

Senatrice Bonino, a suo parere, sulla guerra in Ucraina ci sono interessi divergenti tra le posizioni statunitensi e quelle europee?
«Francamente, io vedo una forte unità transatlantica in questa fase. Il nostro interesse comune è sostenere gli ucraini e la democrazia di Kiev contro l'ingiustificabile aggressione di Putin, la cui violenza si rivela ogni giorno più terrificante. Usa ed Ue hanno interessi differenti, dal punto di vista energetico e geopolitico, come è ovvio. Ma ho sempre pensato che Putin fosse un problema prima di tutto per noi europei e lo penso a maggior ragione oggi. Non possiamo consentire che, nel cuore della nostra Europa, un autocrate invada un altro Paese libero, sovrano e democratico. Ne va del nostro futuro di Paesi democratici e liberi».

L'articolo 5 della Nato vincola tutti gli alleati all'ingresso diretto in guerra se è attaccato uno dei Paesi membri?
«Impegna gli altri Paesi dell'alleanza a sostenere, anche militarmente, un Paese aggredito.

L'intervento militare è previsto, da parte di un singolo o più Paesi. Il fatto che sia legittimo non implica però un obbligo automatico per tutti».

Si parla dell'Italia come Paese garante nelle trattative di pace: un'ipotesi conciliabile con la fornitura di armi all'Ucraina?
«Guardi, la Turchia è uno dei fornitori di armi all'Ucraina, specialmente con Droni di grande efficacia, e come vede il negoziato ha fatto tappa ad Ankara. Mettiamo le cose in ordine: Putin ha sferrato un attacco immotivato e violento per annettersi l'Ucraina che invece, anche con il nostro sostegno, ha resistito. Se possiamo parlare di negoziato, è perché le parti legittime sono due. L'Italia ha scelto da che parte stare, quella della democrazia e della sicurezza in Europa. Detto questo, saremo pronti a fare la nostra parte per garantire eventuali accordi per una pace giusta. Mi lasci dire che, dopo quanto è accaduto a Bucha, noi europei dovremmo chiederci se possiamo politicamente ed eticamente permetterci di continuare a comprare il gas russo e finanziare la guerra di Putin».

La guerra sul suolo russo trasforma il conflitto: fornire le armi a chi non solo si difende, ma attacca, ci pone in una posizione diversa?
«L'episodio, isolato, è ancora poco chiaro, come sa. Ma questo cambia poco, visto che Putin attacca l'Ucraina da oltre un mese e noi abbiamo deciso di non intervenire direttamente, ma di fornire agli ucraini i mezzi per difendersi e contrastare l'avanzata russa. Questo abbiamo deciso e questo facciamo. Nel frattempo, non dimentichiamo che Putin ha di fatto annesso la Bielorussia, sempre nel cuore dell'Europa, dove era forte un movimento per arrivare ad un sistema democratico e di libertà di stampa e di espressione del pensiero».

C'è ambiguità a fornire le armi all'Ucraina, dichiarando invece intenzioni di pace?
«Forse per qualcuno la pace significa consentire ad un dittatore di occupare con la forza e la violenza un altro Paese, cancellarne le istituzioni democratiche e impedirne le aspirazioni europee. Questa non sarebbe pace, ma al massimo un momento di tregua in attesa della successiva occupazione. Per me, non ci sarà pace senza giustizia e per questo sostengo l'iniziativa del procuratore della Corte penale internazionale volta ad individuare eventuali crimini di guerra in Ucraina ed incriminare i colpevoli dopo un giusto processo internazionale; mi sembra che ci sia già abbondante materiale. Io voglio la pace, come tutti, ma una vittoria militare di Putin non sarebbe pace. Chiediamo a Putin di smettere con le bombe e aprire un negoziato sincero».

Che interesse può avere la Cina a mantenersi equidistante?
«La Cina ha ribadito la sua amicizia incrollabile con Putin, anche in funzione anti americana. Non mi aspetto nessun cambio di orientamento pubblico. Sono convinta che Pechino però non sia insensibile al fatto che l'aggressione putiniana ha destabilizzato l'economia mondiale e abbia ricompattato le democrazie occidentali. Una globalizzazione regolata e rapporti positivi con l'Europa e l'Occidente sono oggi ancora indispensabili per Pechino, per questo voglio sperare che in privato Xi inviti Putin a fermarsi e negoziare».

Che margini ci sono per un intervento di un mediatore nelle trattative di pace?
«Un mediatore avrà successo quando entrambe le parti saranno pronte a deporre le armi e trattare. Zelensky aveva fatto aperture importanti, ma Putin non ha smesso un momento di bombardare e, dove si è ritirato, è solo perché le sue truppe non erano state capaci di vincere sul terreno. Scelga Putin un mediatore, lo proponga a Zelensky, ma ponga fine a questa guerra sanguinosa e assurda». 

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