Ue, la carica dei tremila diplomatici: lo scandalo degli sprechi di Bruxelles

Ue, la carica dei tremila diplomatici: lo scandalo degli sprechi di Bruxelles
di Francesco Lo Dico
Lunedì 24 Settembre 2018, 11:00
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Un Parlamento, tre sedi diverse. Che costano ogni anno ai contribuenti 200 milioni di euro, per un costo complessivo che sfiorerà il miliardo e mezzo solo nel periodo compreso tra il 2014 e il 2020. Benvenuti nell'Europa dell'austerity e del rigore che ogni anno butta dalla finestra i miliardi dei suoi contribuenti all'insegna di sprechi e insensatezza logistica. Non basta dire che il Parlamento europeo ha tre sedi diverse tra Bruxelles, Strasburgo e Lussemburgo. Nel triplo pacchetto europeo ci sono nel dettaglio 27 edifici di cui 14 di proprietà e 13 in affitto, pagati a prezzi non proprio calmierati. Uffici amministrativi come quelli del segretariato generale che però sorgono in Lussemburgo e vengono pagati con la modica cifra di 40 milioni all'anno costringendo migliaia di dirigenti e collaboratori a fare la spola ogni mese tra Bruxelles e il piccolo staterello a costi stratosferici.
 
C'è anche il Servizio europeo per l'azione esterna, un elefantiaco organo sovra diplomatico messo in piedi nel 2010 che conta su 1.457 funzionari a Bruxelles, 1960 nei suoi uffici all'estero. E un parco di 650 auto blu. Per il modico costo di 700 milioni all'anno, che fanno quasi 5 miliardi a legislatura, l'Ue tiene aperte sedi diplomatiche proprie che si sovrappongono a quelle dei Paesi membri, non si sa bene con quale scopo. I 29 funzionari del Seae guadagnano uno stipendio base di quasi 180mila euro l'anno e alla stessa cifra, vicina a quella guadagnata dal presidente della Repubblica, si avvicinano altri 500 funzionari. Ai più curiosi farà piacere sapere, ad esempio, che fino a poco tempo fa i sacerdoti dell'austerity tenevano aperta un'imprescindibile sede diplomatica dell'Ue a Vanuatu. A rappresentarla Robert de Raeve, un cittadino belga sposato con una donna che nella capitale gestisce una palestra, e che era pagato 171mila euro all'anno, più sussidio familiare di 6mila euro, sussidio per ogni figlio di 11mila euro, e diaria per la trasferta di 30mila euro.

In media sono oltre 30mila ogni anno infatti, le missioni ufficiali dello staff del Parlamento europeo a zonzo tra le due città istituzionali. Un circo itinerante, quello europeo, che è gravoso per chi è costretto a viverlo, e soprattutto per chi è costretto a finanziarlo: noi. Il conto è presto fatto: ciascun ambulante istituzionale ha diritto a 65 euro per i costi di viaggio, 140 euro per il pernottamento e 92 di diaria giornaliera: moltiplicate le singole voci di spesa per le 33mila missioni annue, e avrete il saldo della Sprecopoli made in Ue. Ma aspettate a tirare le somme. Se staff e dirigenti devono spostarsi di continuo da Bruxelles a Strasburgo, gli oltre 750 parlamentari europei devono invece trasferirsi a loro volta da Bruxelles alla città francese una volta al mese, così come imposto dai Trattati, con tanto di assistenti e personale amministrativo al seguito.

Parliamo cioè di una carovana di 5mila persone che ogni trenta giorni deve partire in aereo, treno, o auto, sorbirsi 435 chilometri da Bruxelles a Strasburgo e restare nella cittadina francese soltanto per due giornate lavorative. Per poi fare ritorno in Belgio. Dopo laute cene in ristoranti à la page e pernottamenti in hotel esclusivi che in questi anni hanno fatto la fortuna della piccola cittadina francese. Del resto è ormai entrata nell'immaginario collettivo la scena fantozziana del ritorno a Bruxelles, che ogni mese vede sciamare dal palazzo europeo migliaia di sherpa carichi di faldoni. Il costo per tenere aperta la sede francese che rimane vuota per nove mesi all'anno, invece non fa ridere per niente: 200 milioni ogni dodici mesi, il 10% del bilancio del Parlamento europeo. Costi assurdi che denunciano a gran voce da anni anche gli eurodeputati. Ma che la Francia non vuole tagliare. Strasburgo è considerata infatti da Parigi una sorta di obolo non negoziabile, difeso con le unghie e con i denti con la minaccia del veto decisivo in Consiglio europeo. Basti pensare che quando il 9 marzo 2012 il Parlamento Ue votò a favore dell'accorpamento delle sessioni plenarie nella piccola cittadina francese, i cugini d'Oltralpe si appellarono alla Corte di Giustizia Europea. Certo è che neppure gli eurodeputati brillano spesso per senso del dovere ed efficienza. Il pensiero corre subito, ad esempio, alle 160 missioni d'inchiesta, non troppo estenuanti, scoperte pochi anni fa dal Telegraph e costate ai contribuenti 10 milioni di euro, tra mete esotiche come i Caraibi e le Mauritius.
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